Matteo Renzi ha concluso la tre giorni del Lingotto con un lungo discorso: oltre agli attacchi a D’Alema e agli scissionisti, si delinea quale sarà la sua strategia per vincere le primarie Pd.
Matteo Renzi conclude la tre giorni del Lingotto e la sua strategia per vincere le primarie del Pd comincia a delinearsi.
Anche se dal Lingotto non è uscito in maniera ufficiale il programma con cui Renzi si presenterà alle primarie, l’ex premier nel suo discorso di chiusura dei lavori ha indicato la strada che il partito secondo lui deve imboccare.
Dal palco del Lingotto, Matteo Renzi non ha poi risparmiato attacchi e critiche sia agli scissionisti dei Democratici e Progressisti, soprattutto a Massimo D’Alema, che agli esponenti del Movimento 5 Stelle.
Matteo Renzi quindi torna in versione one man show al Lingotto, tra nuove proposte e vecchi obiettivi. I tanti esponenti del Pd presenti al Lingotto applaudono, per quella che potrebbe essere definita una nuova Leopolda anche se il partito appare spaccato come non mai.
Renzi al Lingotto: obiettivo è il lavoro
E’ un Matteo Renzi in versione mattatore quello che conclude con un discorso di circa un’ora la tre giorni al Lingotto, la convention da lui organizzata per lanciare la sua candidatura alla segreteria del partito in viste delle primarie Pd del prossimo 30 aprile.
Dal palco del Lingotto si è avuto la conferma di un sentore che da tempo era percepibile: i temi cardine della campagna per le primarie ma anche per quella successiva delle elezioni politiche saranno quelli del lavoro e del welfare.
Per conoscere nel dettaglio cosa ha in mente Renzi per il paese, bisognerà attendere ancora qualche giorno quando verrà definita la mozione, ma l’ex premier sembrerebbe avere già le idee chiare a riguardo.
La partita inizia adesso, la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c’è il progetto per il Paese noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostre idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole,la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte.
La recente approvazione da parte del governo Gentiloni del reddito d’inclusione, ma l’idea era nata da Renzi, oltre alla difesa del Jobs Act e di quanto sta facendo in Italia la Fiat, rende l’idea di quale possa essere il programma dell’ex premier: sostegno concreto alle fasce in difficoltà e nuovi aiuti alle imprese che assumono.
Le critiche agli avversari
Non solo difesa di ciò che si è fatto nei mille giorni di governo e nuove proposte per il paese, dal palco del Lingotto Matteo Renzi si è voluto togliere diversi proverbiali sassolini dalla scarpa.
Il primo affondo è per gli scissionisti dei Democratici e Progressisti, accusati di anacronismo nell’inseguire un totem del passato che non esiste più, in una sorta di macchietta che però non è politica.
Poi stoccata anche a Massimo D’Alema, l’ispiratore della scissione avvenuta in seno al Pd, con Renzi che ha sottolineato come ora stia accadendo che a parlare di un nuovo Ulivo sono quelli che in passato hanno tagliato i rami alla coalizione.
Infine un affondo anche al Movimento 5 Stelle, con Matteo Renzi che lancia la provocazione ai grillini di rinunciare all’immunità parlamentare e ad affrontare nei tribunali le querele per diffamazione.
Renzi esce più forte dal Lingotto?
La mission della convention del Lingotto probabilmente è stata pienamente raggiunta da Matteo Renzi. L’ex premier è riuscito a ricompattare il vasto fronte a suo sostegno all’interno del partito, tornando ad attaccare i rivali e facendo dimenticare per qualche giorno all’opinione pubblica il caso Consip, del quale non è mai stato fatto esplicito riferimento.
Dalla tre giorni di lavori, esce molto più ben saldo il rapporto con il ministro Martina e anche con il premier Gentiloni, che ormai è sempre più blindato nel proseguire il compito del suo governo fino alla scadenza naturale del febbraio 2018.
Dario Franceschini continua anche lui ad essere fedele all’ex segretario, anche se la sua vasta truppa di parlamentari ha perso più di un pezzo passato tra le fila dello sfidante Andrea Orlando.
Renzi quindi torna a parlare di futuro e di cambiamento per il paese cementificando la base a suo sostegno. Tutto questo però non toglie che il momento suo personale e anche del Pd in generale sia molto delicato.
Gli ultimi sondaggi politici danno un Pd letteralmente a picco e lontano dal Movimento 5 Stelle, mentre anche dal fronte delle primarie non arrivano buone notizie visto che Renzi viene dato al 52%.
Se l’ex premier non dovesse sfondare la soglia della maggioranza assoluta al primo turno delle primarie, allora potrebbe seriamente rischiare di non venire eletto nuovamente segretario del Pd.
Lo spirito sembrerebbe essere tornato quello dei migliori giorni, ma Matteo Renzi è perfettamente conscio che al momento non può contare più sul sostegno avuto nel passato. Recuperare la fiducia di tanti elettori, non solo del Pd, sarà la più grande sfida per l’ex premier.
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