Molto spesso ci siamo occupati del reddito minimo garantito, tema rispetto a cui il Governo Letta sembra essere ben disposto. D’altronde il welfare è sicuramente una priorità da affrontare nell’agenda politica dei prossimi mesi.
Ricordiamo ai nostri lettori che il reddito minimo è stato già sperimentato nella Regione Lazio grazie alla legge n. 4/2009, un’esperienza positiva, ma con evidenti limiti, quali proprio la brevissima durata (un anno), visto che con il cambiamento della maggioranza del governo regionale la legge non è stata rifinanziata.
A livello nazionale, dopo la proposta di Grillo, quella del PD e quella di iniziativa popolare, parte la sperimentazione del reddito minimo con la Social Card. Come funziona?
Un reddito minimo contro la povertà, ma vincolato
Maria Cecilia Guerra, viceministro alle Politiche sociali, ha rammentato la necessità dell’introduzione di un reddito minimo contro la povertà e ha dichiarato:
“E’ partita e sarà attiva a breve – è stata pubblicata venerdì in Gazzetta ufficiale – una legge che ho promosso quando ero sottosegretario al governo Monti e che investe 50 milioni di euro proprio per introdurlo in via sperimentale in dodici città con più di 250mila abitanti”.
Maria Cecilia Guerra ha anche spiegato come funzionerà questa sperimentazione, purtroppo vincolata a causa della mancanza di risorse:
“Essendo le risorse limitate potranno richiederlo le famiglie con minori e dove gli adulti siano disoccupati o fortemente precari. In più, i Comuni che avranno facoltà di assegnarle potranno aggiungere altri requisiti per renderle eventualmente più stringenti, come la monogenitorialità”.
La lotta alla povertà dovrà essere combattuta grazie ad una serie di interventi, come:
- la riforma dell’ISEE;
- un disegno strutturale delle politiche sociali, che deve partire necessariamente da un finanziamento strutturale.
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