Reddito minimo garantito: l’esperienza della Regione Lazio (legge n. 4/2009)

Valentina Pennacchio

17 Aprile 2013 - 14:35

Reddito minimo garantito: l’esperienza della Regione Lazio (legge n. 4/2009)

In questi giorni è tornato in auge la questione del reddito minimo garantito. Alla proposta elettorale di Grillo sul reddito minimo garantito (confuso dal leader del M5S con il reddito di cittadinanza), hanno fatto seguito la proposta del PD e quella di iniziativa popolare.

L’Italia vuole allinearsi alla maggior parte degli Stati europei ed introdurre questo sistema di welfare, che, in realtà, il nostro Paese ha già sperimentato anche se solo ad un livello locale. Nell’intervista realizzata alla Prof.ssa Paola Bozzao dell’Università La Sapienza di Roma: Reddito minimo garantito? L’Italia deve sperimentarlo, la docente ha portato in esempio l’esperienza della Regione Lazio, che ha introdotto, in via sperimentale per un anno, il reddito minimo garantito con la legge n. 4/2009.

La legge regionale n. 4/2009

Cerchiamo di comprendere meglio l’esperienza della Regione Lazio, analizzando i punti chiave della legge n. 4/2009.

Partiamo dai beneficiari:

  • A. Disoccupati;
  • B. Inoccupati;
  • C. Lavoratori precari, il cui reddito non comporta la perdita dello status di disoccupati;
  • D. Lavoratori che hanno subito la sospensione dello stipendio nei casi di aspettativa non retribuita per gravi e documentate ragioni familiari.

I requisiti:

  • residenza nella Regione Lazio da almeno 24 mesi;
  • iscrizione alle liste di collocamento dei centri per l’impiego – CPI (ad esclusione della categoria D);
  • reddito personale imponibile non superiore a € 8.000 nell’anno precedente la presentazione della domanda;
  • non aver maturato i requisiti per il trattamento pensionistico.

Verifica e riparto delle risorse del fondo regionale

Una volta verificati i requisiti, grazie all’ausilio del CPI, le Province devono stilare una graduatoria. La Regione poi, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, deve ripartire tra queste Province le risorse del fondo regionale, finalizzate alle prestazioni dirette. Nel 2009 il fondo regionale è stato così ripartito:

  • 70% in riferimento al numero di disoccupati sul numero complessivo dei disoccupati nella Regione;
  • 30% in riferimento al tasso di povertà, in rapporto alla popolazione residente nella Regione.

Sospensione e decadenza del beneficio

La sospensione del beneficio si verifica nei seguenti casi:

  • dichiarazioni false;
  • sopraggiungere di rapporto di lavoro con contratto di tipo subordinato o non subordinato a termine;
  • il beneficiario è impegnato in percorsi di inserimento professionale, che prevedono un’indennità economica, nonché di frequenza.

La decadenza del beneficio si verifica nei seguenti casi:

  • raggiungimento del sessantacinquesimo anno di età o dell’età pensionabile;
  • reddito imponibile annuo superiore a € 8.000 in caso di assunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato;
  • in caso di svolgimento di attività lavorativa autonoma con reddito imponibile annuo superiore a € 8.000;
  • rifiuto da parte del beneficiario di congrua offerta di lavoro da parte del centro per l’impiego.

Versamenti previdenziali

L’importo della prestazione diretta da erogare ai beneficiari viene maggiorato di un ammontare pari alla quota di trattenuta previdenziale, proporzionata all’ammontare stesso.

Esperimento riuscito?

L’esperienza della Regione Lazio sul reddito minimo garantito è stata molto ridotta perchè questo strumento è stato introdotto in via sperimentale per un solo anno. L’esperimento è riuscito? Ci sono stati limiti?

A queste domande ha risposto Luca Santini, presidente del Basic Income Network (BIN) Italia, un’associazione di professionisti (sociologi, economisti, giuristi e ricercatori) che si occupano di promuovere e studiare tutti gli interventi favorevoli all’introduzione del reddito minimo garantito in Italia, che viene definito un vero e proprio “diritto soggettivo”, volto a liberare la dignità della personadalla ‘carità’ parentale o coniugale”.

L’avvocato Santini ha un’opinione positiva sull’esperienza della Regione Lazio, rivoltasi alle categorie suddette, individui generalmente compresi tra i 30 e i 44 anni, che hanno beneficiato di un sussidio di un importo massimo pari a € 7.000, ma integrato da interventi di sostegno indiretto, quali ad esempio trasporto pubblico gratuito o contributi per l’affitto.

“La risposta è stata sorprendente: per il 2009 sono state presentate 115.000 domande, a fronte di una previsione di 60.000. La sperimentazione ha contribuito in primo luogo a far emergere un bisogno di tutela che sarebbe altrimenti rimasto inespresso. La discrepanza tra dati previsti e reali è il sintomo tangibile di una crisi sociale misconosciuta, che la politica non è stata fin qui in grado di intercettare e men che meno di affrontare”.

E i limiti?

“Purtroppo l’investimento economico è stato molto limitato, per cui si sono dovute redigere delle graduatorie e questo è stato uno degli aspetti più dequalificanti, perché contravviene agli stessi principi universalistici alla base di tutte le forme di reddito minimo garantito. Ma il limite più evidente è stata la sua brevissima durata: la sperimentazione laziale è durata un solo anno, perché nel maggio 2010 è cambiata la maggioranza del governo regionale e la legge non è stata rifinanziata”.

Luca Santini ha spiegato anche come

“garantendo al lavoratore un livello minimo e intangibile di diritti, anche fuori dal rapporto contrattuale con l’impresa, lo si porta a un livello di maggiore forza nel momento della contrattazione delle condizioni di lavoro”.

Un incontro più bilanciato tra offerta e domanda, che, contrariamente ad un’opinione comune, non disincentiverebbe il lavoro, quanto “lo sfruttamento del lavoro, l’abuso di contratti precari, le simulazioni contrattuali”.

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