Rapporti Cina e Giappone: quali le conseguenze per l’economia globale?

Valentina Pennacchio

18 Dicembre 2012 - 16:19

Rapporti Cina e Giappone: quali le conseguenze per l’economia globale?

Le elezioni in Giappone hanno portato alla vittoria di Shinzo Abe del Partito Liberaldemocratico e della corrente nazionalista. L’aspetto che più desta preoccupazione nella comunità internazionale è l’equilibrio asiatico, un equilibrio variabile a causa delle scelte di politica estera del nuovo governo, in particolare nei confronti della Cina. Si tratta di un aspetto geopolitico e geoeconomico di rilievo se consideriamo l’importanza dell’Asia e dei suoi “giganti”, Cina e Giappone appunto, nell’economia globale.

Gelosie, vecchi rancori, la mancanza di uno spirito panasiatico e la rivendicazione della propria autonomia rendono altalenante la partnership tra giganti, che potrebbe far decollare l’Asia come nuova potenza economica mondiale. La partita tra Cina e Giappone avrà conseguenze che andranno oltre i loro confini. L’equilibrio è possibile?

La Cina

In Cina si è affermata una sorta di economia socialista di mercato che ha consentito il passaggio graduale da un’economia statalizzata e pianificata, a quella di mercato, senza alterare la stabilità sociopolitica. Questa Cina a due velocità, tra le regioni occidentali e quelle orientali, potrebbe essere una forza trainante dell’economia globale, nonostante i freni. Occorre uno Stato regolatore che eviti distorsioni nella crescita e che le possa garantire una costanza di lungo periodo. Fino ad oggi, il suo successo è stato possibile grazie all’industria pesante (metalmeccanico, siderurgico), che, tuttavia, ha generato:

  • sfruttamento eccessivo delle risorse;
  • danni all’ambiente (la Cina è tra i primi inquinatori mondiali);
  • riduzione dei posti di lavoro (rispetto all’industria leggera).

Oggi le questioni da affrontare sono:

  • sistema finanziario piuttosto rudimentale;
  • politica monetaria che, a causa del deprezzamento dello yuan, incide sul mercato monetario internazionale;
  • investimenti.

Quest’ultimo aspetto è fondamentale nella crescita cinese. La Cina attira investimenti perché molte aziende la scelgono come “patria della delocalizzazione” e questo le consente di riversare i propri capitali in tutto il mondo (Africa compresa). D’altra parte la Cina è un gigante che ha bisogno di investire, perché non ha la forza energetica per crescere ai ritmi possibili e desiderabili.
Questo modus vivendi piuttosto collaudato potrebbe essere incrinato da una minaccia a Est: il Giappone.

Il Giappone

La forza del Giappone oggi è data dalla sua capacità di penetrazione economica, grazie soprattutto alla tecnologia e all’automazione. Inoltre il Paese possiede:

  • elevato reddito pro capite;
  • livello di istruzione elevato;
  • etica del lavoro;
  • infrastrutture moderne;
  • posizione geografica, che ne fa una correlazione tra i mercati della Cina e degli USA.

I problemi che gravano su una definitiva affermazione sono:

  • inquinamento (incide anche sul regime alimentare);
  • territorio limitato;
  • energia;
  • invecchiamento popolazione (diminuzione disponibilità manodopera);
  • rapporti con Russia, Cina, USA.

Se questo nazionalismo oggi sarà sfruttato in funzione di una politica moderata porterà vantaggi a livello di stabilità e efficienza, viceversa, qualora si assestasse su posizioni populiste e aggressive, il risultato sarebbe deleterio.

Cina - Giappone

Cercare di comprendere gli sviluppi e gli scenari futuri è un compito assai arduo in un contesto geografico tanto imprevedibile. La cosa certa è che Cina e Giappone hanno bisogno l’uno dell’altro per la crescita economica, nonostante le controversie, soprattutto quelle legate alle isole Senkaku/Diaoyu, la cui sovranità fino ad oggi è stata congelata. La questione delle isole ha risvolti tutta’altro che territoriali, gli interessi in gioco sono:

  • controllo strategico delle rotte del Mar cinese orientale;
  • pesca;
  • risorse energetiche (petrolio, gas).

La dichiarazione di Shinzo Abe rispetto ad una sovranità “non negoziabile” causa allarmismi, perché potrebbe diventare un precedente di nuove ondate di nazionalismo e aggravare le relazioni diplomatiche tra il “vincitore” e il “vinto”. La Cina si dice fiduciosa rispetto a una politica estera giapponese “pragmatica e flessibile”. Tuttavia, l’equilibrio Cina - Giappone è perennemente minacciato.

La Cina non è solo il più grande partner commerciale per Tokyo, è anche una grande minaccia. E viceversa. Un’ipotesi palpabile è che, avendo un alleato solido come gli USA, il Giappone possa giocare la carta del “soft power”.

USA ago della bilancia?

Il rapporto tra USA e Giappone è piuttosto controverso. I primi devono fare i conti con le ombre del militarismo giapponese, il secondo con un passato di distruzione a Hiroshima e Nagasaki, nonostante durante la Guerra Fredda la “dottrina Yoshida” abbia appianato le tensioni, facendo del Giappone il baluardo USA nel continente. L’alleanza con gli USA ad oggi sembra un obiettivo da stabilizzare per due motivi:

  • contenere l’espansionismo cinese;
  • il Giappone è un nodo strategico per gli USA nel Pacifico, dove si sta spostando il baricentro economico;
  • gli USA sono “l’ombrello militare” di Tokyo.

Più nebulosi i rapporti tra USA e Cina, ancora indecisi se scegliere la strada della collaborazione o quella della collisione.
Qualora si arrivasse ad uno scontro militare sulle isole Senkaku/Diaoyu, quale sarebbe la scelta di Washington?

  • schierarsi con il Giappone (in virtù del Trattato di Sicurezza nippo - statunitense);
  • evitare lo scontro con la Cina, tenendo conto della relazione bilaterale USA - Cina, fondamentale per entrambi (questo paradossalmente accorcerebbe le distanze tra i due “big”);
  • svolgere il ruolo da mediatore per evitare una posizione scomoda e promuovere una scelta condivisa di sfruttamento congiunto, oltre i rigurgiti nazionalisti.

Le relazioni sino - nipponiche restano fondamentali nell’equilibrio asiatico e nella politica regionale dei due Stati e gli USA, su cui aleggia costantemente lo spettro del sorpasso cinese, restano senza dubbio l’ago della bilancia.

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