L’effetto ingovernabilità si fa già sentire e il conto è davvero salato.
Dal weekend elettorale è uscito lo scenario peggiore per i mercati, ovvero quello di un Governo impossibile da gestire e da portare avanti, senza i numeri necessari per continuare con quell’austerità che l’Europa ci chiede per risanare i conti pubblici e attuare le riforme necessarie per far ripartire l’economia. Una sorta di Governo monco, senza alcuna possibilità di governare e di essere governato.
Sapevamo tutti che se le urne avessero dato un risultato del genere, i mercati avrebbero reagito male. E così è stato.
Parlando di costì, già da oggi la situazione comincia ad essere davvero difficile. Non sono passate neanche 24 ore dalla chiusura dei seggi e questa ingovernabilità ci è già costata 200 milioni di euro.
I rendimenti dei Bot di oggi sono letteralmente volati verso l’alto, quelli dei BTP di domani saranno forse ancora più cari e lo Stato sarà costretto a pagare interessi assurdi ai propri creditori.
Senza contare l’effetto su Piazza Affari, in caduta libera già da ieri, e sulle altre borse internazionali.
Lo spread, che era tornato a viaggiare su binari più o meno sicuri, adesso comincia a far di nuovo paura.
Asta BOT semestrali
Nell’asta di stamattina il Tesoro è riuscito a collocare tutti gli 8,5 miliardi di BOT offerti. I tassi sono volati alle stelle, balzando all’1,23% dallo 0,73% dell’ultima emissione di poche settimane fa.
Questo significa che il Tesoro dovrà riconoscere a chi oggi ha acquistato i titoli di Stato italiani interessi in sei mesi di 538 milioni di euro.
Se pensiamo che un mese fa, per un importo identico, il costi di questi interessi era stato di 319 milioni, ci rendiamo conto di quanto potrebbe diventare salato il conto da pagare per queste elezioni.
Il rendimento dei titoli di Stato italiani non era così alto dal novembre nero del 2011, quando, all’apice della crisi, il tasso dei semestrali aveva toccato quota 6,5 per poi scendere piano piano nel corso dei mesi a seguire.
Aste BTP
Ancora più attesa è l’asta di domani sul nuovo BTP decennale con scadenza maggio 2023, che rischia di essere fortemente influenzata dall’attuale situazione politica.
Con lo spread tra BTP e Bund in risalita (stamattina ha toccato quota 346, il livello più alto dallo scorso dicembre), il rendimento del BTP decennale di riferimento, il novembre 2022, è a anch’esso in salita a 4,801% dopo un’apertura a 4,87%, il livello più alto dall’11 dicembre scorso.
Il caro tassi
Quello pagato oggi potrebbe essere solamente l’acconto. Il rischio è che l’incertezza politica faccia risalire di volta in volta il costo per rifinanziare il debito, dando una vera e propria mazzata ai conti pubblici.
Il Tesoro, già da inizio anno, approfittando dei tassi deboli, ha accelerato le sue emissioni e allungato la vita della nostra esposizione. In due mesi sono stata collocati 50 miliardi di BTP, ma soprattutto parecchie obbligazioni a lungo termine, compreso un titolo a trent’anni.
Questo però potrebbe non bastare a mantenere la situazione stabile se i tassi di interesse continueranno a salire ad ogni emissione.
Lo Spread
Silvio Berlusconi è tornato a parlare nuovamente di spread:
"Abbiamo vissuto tanto tempo felicemente senza spread, che è un’invenzione di un paio di anni fa. Smettiamola con questa storia, i mercati sono matti".
Queste le parole con cui il Cavaliere ha commentato in mattinata la risalita del differenziale.
Purtroppo però, la situazione è un po’ diversa rispetto a quella descritta da Berlusconi.
Lo spread è importante e incide pesantemente sui conti pubblici. Quanto?
Ce lo spiega uno studio di Bankitalia che mostra come ogni cento punti base di rialzo si traducono in un aumento del costo del debito pari a 3,1 miliardi il primo anno, 6,2 miliardi il secondo per poi stabilizzarsi a 8 miliardi dal terzo in poi.
Basandoci sui risultati di stamattina, i 40 punti di rialzo, se consolidati nel tempo, si traducono in 1,2 miliardi di costi in più per l’Italia nel primo anno e 6,8 miliardi nel prossimo triennio.
Borsa
Il crollo di oggi in borsa (attualmente l’indice FTSE MIB viaggia a -4,65%) significa una perdita di valore di oltre 17 miliardi. A risentirne maggiormente sono gli istituti bancari che, a causa del rialzo dello spread, navigano oggi in cattive acque.
Il buon risultato di Silvio Berlusconi non è bastato per salvare Mediaset, che come tutti gli altri titoli, viaggia in territorio negativo. Il Biscione a metà mattinata si trovava a quota 1,6 euro, a -4,4%. Come dire che il Cavaliere, calcolata la sua quota nelle tv, in Mediolanum e in Mondadori, dalle 9 di stamattina ha già perso 320 milioni di euro.
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