La fine del QE, gli emergenti e i titoli di Stato italiani sotto la lente di Carmignac

C. G.

23 Ottobre 2017 - 12:49

La fine del QE fa riflettere: l’analisi di Carmignac dal debito dei Paesi emergenti fino all’obbligazionario del Belpaese.

La fine del QE, gli emergenti e i titoli di Stato italiani sotto la lente di Carmignac

La fine del QE, i Paesi emergenti e l’universo obbligazionario al centro dell’analisi di Charles Zerah, Fund Manager di Carmignac Portfolio Unconstrained Global Bond.

L’esperto ha fatto notare come soltanto alcuni “segmenti” del mondo obbligazionario possano vantare un cuscinetto di spread capace di assorbire gli effetti di un addio al Quantitative Easing.

Da Carmignac, comunque, si continuano a sottolineare le opportunità celate dal debito degli emergenti: la ripresa globale, l’apprezzamento delle materie prime e il miglioramento dei fondamentali in alcune di queste economie sono gli elementi alla base delle suddette opportunità.

In focus, nell’analisi di Zerah, anche l’obbligazionario italiano in vista della fine dello stimolo monetario.

Paesi emergenti in focus

La differenza che, secondo Carmignac, intercorre tra Paesi sviluppati ed emergenti sta nel fatto che mentre nel primo caso si sta aspettando un recupero dell’inflazione, nel secondo siamo nel bel mezzo di una deflazione che sta aprendo le porte ad un abbassamento dei tassi di interesse.

Tra l’altro, aggiungono da Carmignac, la normalizzazione della politica monetaria da parte della BCE non avrà particolari ripercussioni negative sugli asset di rischio globali, dato che gli emergenti appaiono resilienti. Tutto ciò avverrà a patto che l’addio al QE sia ben comunicato, si dimostri graduale e si riveli basato su elementi concreti.

Italia in focus

“Perché la selettività resta fondamentale quando si investe nel debito dei Paesi emergenti. Titoli di Stato italiani già riprezzati in vista del QExit”.

Così si intitola la nota curata dal già citato Charles Zerah, che, come si evince dal documento, non si è limitato ad una panoramica degli emergenti, ma ha anche attraversato i confini del Belpaese.

“Manteniamo anche la nostra allocation sui titoli di Stato periferici, in particolare italiani, che sono tra i pochi asset a essersi riprezzati a sufficienza per riflettere un premio post-QE più fair.”

L’esperto ha evidenziato come l’assottigliamento degli spread italiani rispetto alla Germania abbia “ritardato le performance delle asset class europee”.

Il suddetto cuscinetto di spread è stato determinato da preoccupazioni politiche che, per Carmignac, finiranno per affievolirsi. Esso sarà utilizzato per assorbire l’evoluzione dei premi di rischio in previsione di quel momento in cui il Quantitative Easing non sarà più in vita.

“In termini di costruzione del portafoglio in generale, manteniamo il nostro approccio cauto ai mercati obbligazionari, attraverso una bassa duration modificata e un’esposizione ridotta sul credito,”

ha aggiunto l’esperto di Carmignac. Dalla società si è convinti che il compenso per il rischio legato agli interessi di breve dei Paesi europei core (Germania, Francia e Svizzera) sia ancora interessante.

La selettività

Dal punto di vista del credito, proseguono da Carmignac, la selettività rimane ancora una volta un elemento di fondamentale importanza, soprattutto se si investe nel debito degli emergenti. Gli spread creditizi continuano a mostrarsi davvero troppo bassi.

La preferenza è ancora per le obbligazioni del comparto finanziario, data la riduzione dei rischi sistemici sullo stesso, mentre dal punto di vista valutario, Carmignac ha ridotto l’esposizione sul dollaro USA e ha rafforzato invece quella sullo yen giapponese.

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