Prezzi del petrolio in calo: quanto durerà?

Violetta Silvestri

8 Aprile 2022 - 08:40

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Il petrolio chiude la settimana in diminuzione. Diversi i motivi che hanno spinto al ribasso le quotazioni, dal rilascio di scorte alla domanda cinese. I prezzi, però, sono visti in rialzo.

Prezzi del petrolio in calo: quanto durerà?

Il petrolio si è diretto verso un ritiro settimanale dei suoi guadagni.

Le quotazioni hanno perso terreno rispetto ai picchi raggiunti solo pochi giorni fa. A fiaccare i futurs ci sono i piani per massicci rilasci di scorte, i focolai Covid che indeboliscono la domanda nel principale importatore cinese e la svolta da falco dalla Federal Reserve statunitense che preoccupa gli investitori.

Alle ore 8.24 circa, il Brent scambia a 101,29 dollari al barile e il WTI viaggia sui 96,72 dollari la barile. Prezzi ancora piuttosto elevati, ma che hanno mostrato un calo, evidenziando la volatilità della materia prima in questo particolare momento.

Secondo gli esperti, comunque, i prezzi del petrolio sono destinati al rialzo.

Petrolio oscilla e perde guadagni: cosa aspettarsi?

I prezzi del petrolio si allontano dai picchi della settimana, poiché il previsto rilascio di 240 milioni di barili dai Paesi consumatori dalle scorte di emergenza ha compensato alcune preoccupazioni per la riduzione delle forniture dalla Russia a causa di sanzioni occidentali.

Rispetto al 5 aprile, in cui i futures Brent e WTI hanno toccato i livelli di prezzo più alti della settimana, le quotazioni hanno perso rispettivamente il 7,4% e l’8,3%.

Il greggio resta osservato speciale e, comunque, è destinato a oscillazioni e volatilità secondo gli esperti. Il calo, infatti, potrebbe essere di breve durata.

Gli analisti hanno affermato che il rilascio di petrolio di emergenza, pari a circa 1 milione di barili al giorno da maggio a fine anno, potrebbe limitare l’aumento dei prezzi a breve termine, ma non coprirebbe completamente i volumi persi se più venissero imposte sanzioni contro la Russia come l’embargo del greggio.

“Sebbene questo sia il più grande rilascio da quando le scorte sono state create nel 1980, alla fine non riusciranno a cambiare i fondamentali del mercato petrolifero. È probabile che ritarderà ulteriori aumenti della produzione dai principali produttori”, hanno affermato in una nota gli analisti di ANZ Research.

Il rilascio potrebbe dissuadere i produttori, tra cui l’OPEC e i quelli di scisto statunitensi, dall’accelerare gli aumenti della produzione anche con prezzi del petrolio intorno ai $100 al barile, hanno aggiunto.

Gli investitori stanno anche valutando i fondamentali del mercato petrolifero in mezzo alle incertezze sul rallentamento della domanda in Cina, dove le città sono state bloccate a causa dell’ultima ondata di infezioni da coronavirus.

Allo stesso tempo, i piani della Fed per un inasprimento aggressivo della politica monetaria statunitense per combattere l’inflazione hanno smussato la domanda di asset rischiosi e rafforzato il dollaro.

Infine, occorre considerare la posizione dell’Ue, che potrebbe bloccare le importazioni di greggio russo.

“Nella corte dell’opinione pubblica, cresce la pressione su Bruxelles affinché agisca, e se quella valvola di pressione si apre e l’Ue sanziona il petrolio russo, potremmo vedere il greggio Brent a $120 in un batter d’occhio”, secondo Stephen Innes, amministratore delegato di SPI Asset Management.

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