Poste Italiane: assicurazioni vendute come caramelle, risparmiatori ingannati

Giacomo Astaldi

30/05/2017

18/03/2019 - 09:20

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Un servizio di Report ci porta dentro i segreti di Poste Italiane, nella vendita di assicurazioni e investimenti senza dare le informazioni necessarie e ingannando i risparmiatori.

Poste Italiane: assicurazioni vendute come caramelle, risparmiatori ingannati

Un lungo servizio di Report ci mostra i lati nascosti di Poste Italiane.
Il servizio, a cura del giornalista Alberto Nerazzini e andato in onda lunedì 29 maggio, oltre a sottolineare le difficoltà del titolo in Borsa in vista della seconda quotazione, nonostante il bilancio 2016 da record, e le condizioni dei postini esternalizzati, ci mostra come oramai Poste Italiane sia diventata la più grande banca/assicurazione del paese, con 140.000 dipendenti, 33 milioni di clienti e oltre 13.000 uffici sparsi per tutta Italia.

La consegna della posta ormai è un’attività marginale, la consegna dei pacchi - che è evidentemente il futuro, grazie all’estensione dell’e-commerce in Italia - non viene sfruttata per le sue potenzialità. È evidente la direzione in cui si è voluta muovere Poste Italiane: gli investimenti e le assicurazioni, fatti aprire troppo spesso da risparmiatori senza alcuna formazione finanziaria.

Poste Italiane: assicurazioni e investimenti venduti come caramelle

Qui c’è tutto come in banca quando vuole investire, c’ho i fondi c’è tutto! Se si vuole guadagnare di più, si deve mettere su un fondo azionario,

dichiara la dipendente di Poste in una saletta di consulenza al giornalista Nerazzini, che finge di voler investire 80.000 euro.

Se volete stare tranquilli tranquilli ci sono i nostri prodotti assicurativi.

Le assicurazioni proposte come investimento sicuro, ma proprio sicuro sicuro, si discostano però dalle informazioni presenti sui prospetti informativi.

Ed è quantomai fuorviante definire una polizza di Poste Vita come un buono fruttifero postale. Nel caso dei prodotti assicurativi non c’è alcuna garanzia per il rendimento e, considerando i tassi bassi dei Btp, i fondi che investono sui titoli di Stato dall’area Euro devono essere necessariamente gestiti, utilizzando anche strumenti derivati, per poter riuscire a dare un rendimento vicino al 2 per cento, quello promesso dalla signora al giornalista di Report.
Poi, quel rendimento, va decurtato della commissione di gestione annuale e delle relative tasse.
Queste informazioni, dalla rischiosità dell’investimento alle spese di gestione, sono però aspetti che molti dipendenti dei servizi finanziari di Poste Italiane si guardano bene dal comunicare e spiegare con chiarezza.

Ti ridanno tutto solo se muori. Per fortuna questo è il prodotto più tranquillo di tutta la vastissima gamma

, commenta Nerazzini fuoricampo.

Ma esistono delle leggi secondo le quali il risparmiatore DEVE essere tutelato dall’acquisto di un investimento di cui non comprende pienamente rischi e pericoli.

Poste Italiane e l’approssimazione nei profili Mifid

La legge europea prevede che ogni intermediario, prima di vendere un prodotto finanziario al risparmiatore, debba procedere con la redazione di un profilo che specifici l’adeguatezza del prodotto finanziario prodotto e il profilo di rischio del cliente stesso.

Poste Italiane non si può dire specializzata in questo passaggio. La Consob, dopo aver scoperto il grado di approssimazione con cui Poste redigeva la valutazione di rischio sui risparmiatori, fa pagare solo 60 mila euro di multa, mentre sono stati truffati centinaia di migliaia di clienti.

Intanto, i dipendenti addetti alla vendita dei servizi finanziari denunciano una situazione pesantissima: pressioni dall’alto con insulti, obiettivi irraggiungibili, spinta a non avere nessuna pietà con il risparmiatore.

Poste Vita e assicurazioni: il 72% dei ricavi

La componente assicurativa è arrivata a rappresentare il 72% dei ricavi nel bilancio di Poste Italiane nel 2016, dalla raccolta di 5 miliardi nel 2007 ad un totale di 20 miliardi di euro nell’ultimo anno. In 10 anni, i ricavi dai premi assicurativi sono aumentati del 400%.

Il tutto, sempre, sulle spalle dei risparmiatori.

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