Petrolio: le banche americane stanno spingendo il rimbalzo dei prezzi?

Livio Spadaro

9 Marzo 2016 - 15:26

Il petrolio continua a salire ininterrottamente senza un’apparente ragione fondamentale. Le banche USA si celano dietro questo forte rimbalzo?

Petrolio: le banche americane stanno spingendo il rimbalzo dei prezzi?

In queste ultime settimane si è potuto assistere da un vero e proprio rally dei prezzi del petrolio. Le motivazioni date a questo forte rialzo delle quotazioni del greggio sono delle più disparate, c’è chi sostiene che sia stato generato dall’aspettativa sulla riunione del 20 marzo tra Paesi Opec e non-Opec per cercare di congelare i livelli di produzione, chi invece crede che tutto sia iniziato con il pericolo recessione USA scampato e chi infine pensa che tutto sia nato da un aumento della domanda grazie ad un miglioramento della Cina.

Visto che nessuna di queste tesi sembra convincere, un’alternativa potrebbe essere data dalla volontà delle banche americane di ridurre i rischi derivanti dal fallimento delle compagnie petrolifere statunitensi, pesantemente colpite nei bilanci dal crollo dei prezzi dell’oro nero. Ecco come potrebbe essere spiegato l’attuale rally dei prezzi del petrolio.

Petrolio: rally senza fine nelle ultime sedute

Nelle ultime sedute di scambi, il petrolio ha recuperato parecchio terreno dai minimi toccati qualche settimana fa che avevano intimorito i mercati. La corsa del petrolio sembra inarrestabile anche quando dati macro e sulle scorte petrolifere statunitensi giocano contro il rialzo delle quotazioni del greggio.

Infatti, al momento non sembra esserci spiegazione all’interminabile rialzo del petrolio che dura ormai da settimane. Le scorte americane di petrolio risultano in aumento, la Cina non sembra essere in fase di ripresa (anche se le importazioni medie del greggio del gigante asiatico sono salite parecchio durante il sell-off di gennaio), l’Iran sta tornando sul mercato e l’accordo di congelamento della produzione tra Paesi Opec e non-Opec non si sà se verrà ratificato e se avrà gli effetti sperati.

Petrolio: le banche statunitensi si celano dietro il rimbalzo dei prezzi?

Quindi cosa o chi sta spingendo a rialzo le quotazioni del petrolio? La risposta a questa domanda potrebbe essere: le banche americane.

Questa ipotesi, molto lontana da quelle formulate dagli analisti, troverebbe conferma nei tassi di recupero dei debiti secured e unsecured degli stock delle compagnie energetiche.

Le banche statunitensi, rendendosi conto che le aziende del settore petrolifero non sono in grado di ripagare i propri debiti, avrebbero organizzato uno “short squeeze” (ricopertura delle posizioni short) sul mercato degli ETF.

I tassi di recupero sul debito del settore energetico sono infatti ai minimi record ed hanno allarmato così le banche, detentrici dei debiti delle compagnie energetiche americane.

Gli istituti di credito USA avrebbero così progettato un “assist” per queste compagnie, facendo rialzare i prezzi delle azioni e permettendo così alle aziende di erogare nuova equity per finanziare il debito altrimenti impossibile da pagare.

Le banche statunitensi in questo modo, potrebbero uscire facilmente dalle strutture di capitale delle società petrolifere e trovarsi così al sicuro dall’imminente leg ribassista sulle commodity.

Petrolio: a febbraio record di fallimenti nel settore negli USA

A preoccupare ulteriormente le banche creditrici americane è il numero di default registrati nel settore dell’Oil nel mese di febbraio. Lo scorso mese infatti 8 compagnie sono fallite, portandosi dietro quasi $10 miliardi di obbligazioni e $766 milioni di prestiti.

Un numero così alto di fallimenti in un solo mese nel settore non si vedeva da agosto 2009 (9 fallimenti) e per volume monetario dal novembre 2011.

Petrolio: nel 2015 andati in fumo $37,7 miliardi di crediti

Inoltre, da inizio anno sono fallite 13 compagnie per un totale di $14,6 miliardi di prestiti e obbligazioni defaultati triplicando così il numero e i volumi di fallimenti dei primi due mesi del 2015, quando si verificarono 5 default e $4,4 miliardi di credito perso.

Nell’intero 2015 negli USA sono fallite nel complesso 37 compagnie per un totale di $37,7 miliardi persi in bond e prestiti ($23 miliardi di obbligazioni e il restante in prestiti).

Petrolio: banche USA spingono gli acquisti su azioni di società fallite

Numeri che hanno messo in allerta gli istituti di credito i quali avrebbero pensato bene di comprare titoli di compagnie praticamente fallite, scatenando così la ricopertura degli short e permettendo agli investitori di comprare azioni emesse dalle aziende del per ripagare il debito (in sintesi, i nuovi azionisti stanno comprando il debito di queste società).

Le motivazioni alla base di questa ipotesi sembrano essere convincenti. Può essere che si tratti di fantaBorsa ma visto che a livello di fondamentali non sembrano esserci motivazioni per il rally del petrolio non sembra poi che si tratti di un’ipotesi così irrealistica.

Fonte: Zerohedge.com

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