Nessuna minaccia per la stabilità dei mercati finanziari europei dalle elezioni italiane, aspettando un’inflazione che, per il momento, non si vede ancora.
Da investitore nei mercati obbligazionari non sono molto preoccupato dall’esito delle elezioni in Italia. Tuttavia, per fare previsioni sull’andamento dei tassi di interesse in area euro ci sono due importanti annotazioni da fare all’indomani delle elezioni del 4 marzo:
- il ritorno alla stabilità politica in Germania: oggi stesso è stata proposta dal Presidente tedesco la nomina a cancelliere di Angela Merkel.
- l’inizio di un periodo di incertezza in Italia, che non sappiamo quanto possa durare e come si possa risolvere. Il risultato più probabile è, a mio parere, un governo tecnico che effettui un traghettamento verso nuove elezioni in autunno e che si occupi esclusivamente di varare una nuova legge elettorale.
Ma l’altra annotazione importante è, nel frattempo, la minaccia della guerra commerciale del presidente Trump, che continua a dare ai mercati un tono di rischio: è per questo motivo che il VIX di Chicago è stabilmente al di sopra del 20%, non certo per le elezioni in Italia.
Mi sembra che il focus degli investitori internazionali sia molto di più sulle “intemperanze verbali” del Presidente americano che non sulla vittoria del M5S in Italia.
Mercato obbligazionario e azionario non temono l’Italia
Le prove le abbiamo dagli eventi di stamane. Ad esempio, stamattina alle ore 9:15 abbiamo visto il BTP 1.2.2028 2% aprire con un rendimento al rialzo al 2,13% (mi aspettavo molto peggio) ma poi sono arrivati gli acquisti e alle 11:00 lo abbiamo rivisto con un 2,08% di rendimento.
Quindi non vedo la “paura Italia” sui mercati obbligazionari ed anche i mercati azionari europei, che hanno aperto alle 9:00 in territorio negativo, alle ore 12:00 sono in territorio positivo (eccezion fatta per il FTSE MIB che perde “solo” il -0.80%).
Certo, le elezioni italiane hanno prodotto un po’ più di incertezza del previsto, in quanto il successo del centrodestra è dominato dai successi della Lega al centro-nord. E al Sud il M5S ha praticamente fatto “en plein” dei seggi uninominali. Una vittoria incontestabile di due movimenti anti-euro per eccellenza. E dove è andato lo spread BTP-Bund a 10 anni? Da nessuna parte: siamo ancora a quota 137 bps alle ore 12 di stamane (solamente +5 bps rispetto alla chiusura di venerdì).
Dal momento in cui quasi tutti gli opinionisti escludono un’alleanza tra 5 stelle e Lega Nord, ci aspetta un lungo periodo di coalizione tecnica con la costruzione di una alleanza “anti- M5S”, guidata dal centrodestra, che potrebbe raccogliere i consensi di una parte del PD (con appoggio esterno).
L’euro rimane calmo
Aulteriore dimostrazione che le elezioni italiane non hanno poi quella importanza così rilevante per le borse che molti invece paventavano, guardiamo anche alla reazione del mercato dei cambi: la reazione dell’euro è stata una lieve flessione verso le ore 00:30 in area 1,23-1,2280 ma alle ore 12 il cambio euro/dollaro è tornato in area 1,2310-1,2320 . Nessun tracollo dell’euro, quindi. Eppure una volta la fortuna dell’Euro e quella dei BTP italiani erano intrecciate.
Ad esempio, all’interno del periodo 2008 - 2014, ci fu un momento in cui lo spread BTP–BUND raggiunse il massimo relativo di 550 punti (9 novembre 2011, il giorno delle dimissioni di Berlusconi che erano preparatorie dell’avvento di Mario Monti) e il cambio euro/dollaro si era rafforzato da 1,28 di gennaio 2011 a oltre 1,40 di metà novembre 2011. Ma questo avveniva prima che la BCE modificasse le regole del mercato obbligazionario alla fine di luglio del 2012, quando Draghi pronunciò il famoso discorso del “We will do whatever it takes, and believe me will be enough”.
Anche dal mercato dei cambi segnaliamo oggi una sorta di “calma piatta”, e allora stiamo tranquilli: nessuna minaccia per la stabilità dei mercati finanziari europei dalle elezioni italiane, aspettando un’inflazione che, per il momento, non si vede ancora.
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