Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato della possibilità che il ministro Enrico Giovannini intervenga sulla Riforma Fornero introducendo le pensioni flessibili con penalizzazioni, ovvero garantendo la possibilità di andare prima in pensione, ma con un assegno pensionistico ridotto.
Come potrebbe funzionare la flessibilità?
E’ possibile che il ministro Giovannini intervenga seguendo la proposta avanzata dall’ex ministro del Lavoro (Governo Prodi) Cesare Damiano.
L’idea del deputato del PD è quella di stabilire la soglia delle penalizzazioni sino all’8% dell’importo per coloro che si ritirano prima dei 66 anni, nonché prevedere degli incentivi per coloro che scelgano di ritirarsi tra i 66 e i 70 anni.
La fascia di flessibilità potrebbe essere:
- 62-63 anni per gli uomini;
- 58 anni per le donne.
In sostanza, fermo restando il requisito base di 35 anni di anzianità contributiva, lo schema prefigurato da Damiano sarebbe il seguente:
| Età | Riduzione dell’assegno |
| 62 anni | -8% |
| 63anni | -6% |
| 64 anni | -4% |
| 65 anni | -2% |
| 66 anni | pensione piena |
Se il lavoratore sceglie di rimanere al lavoro superati i 66 anni, la sua pensione cresce del 2% per ogni anno di permanenza al lavoro oltre il superamento di detta soglia anagrafica.
| Età | Maggiorazione dell’assegno | |
| 67 anni | +2% | |
| 68 anni | +4% | |
| 69 anni | +6% | |
| 70 anni | +8% |
Nonostante Antonio Mastrapasqua, Presidente dell’INPS, abbia definito il progetto di Damiano economicamente sostenibile, Enrico Giovannini ha realisticamente aggiunto che:
“Il meccanismo delle penalizzazioni non permette di avere una stima certa di quante persone andranno in pensione in un anno e quindi di quanto l’INPS dovrà sborsare. Il tema comunque sarà affrontato con le parti sociali”.
Al momento si tratta di ipotesi da appurare, ciò che sembra più certo è che dopo l’approvazione del decreto su IMU e Cig, avvenuta oggi, potrà esserci una riforma della cassa integrazione, nonché una sua diversa armonizzazione con l’ASPI.
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