E’ ufficiale: è nato il Governo Letta. Il nuovo Premier ha reso noto la lista dei 21 ministri, che oggi presteranno giuramento. Tra i nuovi nomi c’è Enrico Giovannini, il Presidente dell’ISTAT, che è il nuovo ministro del Lavoro. E’ finita l’era Fornero.
In attesa di scoprire quale sarà l’operato di Giovannini, nonché le linee guida che seguirà per far fronte all’emergenza lavoro, scopriamo qualcosa in più sul suo profilo.
Chi è Enrico Giovannini?
Il curriculum di Enrico Giovannini è molto articolato e sicuramente espressione di un alto profilo professionale. Riassumiamo nei punti essenziali quello che è stato il suo percorso prima della nomina del 27 aprile 2013 come Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Letta.
Enrico Giovannini è nato a Roma nel 1957, dove si è laureato in Economia e Commercio presso “La Sapienza”. Dopo solo un anno dalla laurea, nel 1982, viene assunto come ricercatore presso l’ISTAT, dove si occupa di analisi economica e contabilità nazionale.
Dopo una parentesi all’ISCO (Istituto Nazionale per lo Studio della Congiuntura) torna all’ISTAT per ricoprire la carica di responsabile del Dipartimento di Contabilità Nazionale e Analisi Economica e, successivamente, assume la direzione del Dipartimento delle Statistiche economiche.
Nel 2001 diventa Chief Statistician e Direttore della Direzione statistica dell’OCSE, incarico che manterrà sino al 2009. Dal 2011 Giovannini ricopre il ruolo di Presidente della Conferenza degli Statistici Europei, organismo della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite.
Giovannini dal 2002 è anche professore di Statistica economica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma "Tor Vergata", nonché membro dell’ISI, dell’Advisory Board per il rapporto sullo Sviluppo Umano delle Nazioni Unite, del Partnership Group del Comitato Statistico Europeo e Presidente del Board del Progetto internazionale della Banca Mondiale per la misura delle parità dei poteri d’acquisto.
Da agosto 2009 Giovannini assume l’incarico di Presidente dell’ISTAT. Nel 2010 riceve dal Centro Internazionale Pio Manzù la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica, diventando membro del "Club of Rome", grazie al lavoro svolto in materia di misurazione del benessere delle società.
Durante il Governo Monti presiede la Commissione governativa deputata a verificare i redditi dei titolari di cariche pubbliche in 6 dei principali stati europei, confrontandoli con gli stipendi dei parlamentari italiani.
Il 30 marzo 2013 viene nominato dal Presidente Giorgio Napolitano nella cerchia dei 10 saggi incaricati di elaborare misure d’emergenza per far fronte all’impasse generata dalle elezioni politiche 2013.
Fine dell’era Fornero. E ora?
Enrico Giovannini è un’economista e uno statista che conosce bene i numeri che si troverà a gestire: quelli di una disoccupazione record. Il suo background culturale e professionale fanno di lui un conoscitore acuto della realtà italiana su cui dovrà lavorare. Dopo la discussa Riforma Fornero, il mercato del lavoro ha bisogno di una boccata d’ossigeno, l’economia ha bisogno di ripartire e per farlo c’è bisogno di lavoro.
Nel documento compilato con gli altri saggi nominati da Napolitano, Giovannini ha fatto un resoconto preciso di quella che potrebbe essere proprio la strada maestra del suo prossimo lavoro:
“Gli interventi sul mercato del lavoro devono essere adottati in un’ottica complessiva, valutando i pro e i contro delle diverse soluzioni, attraverso un dialogo continuo con le parti sociali”.
L’attenzione dovrà essere posta soprattutto nei confronti di:
- donne;
- giovani;
- lavoratori a basso reddito;
- relazioni industriali.
Il documento prosegue:
“Poiché l’attesa ripresa di fine anno sarà caratterizzata per un certo periodo di tempo da incertezze sulla sua durata e intensità, vi è il rischio che le imprese siano estremamente prudenti nel procedere ad assunzioni a tempo indeterminato: per questo sarebbe utile riconsiderare le attuali regole restrittive nei confronti del lavoro a termine, almeno fino al consolidamento delle prospettive di crescita economica”.
L’idea dei saggi è che qualsiasi sopravvenienza finanziaria debba essere destinata alla priorità dell’emergenza lavoro e del sostegno alle persone in grave difficoltà economica. Non solo.
“Si segnala l’opportunità di fruire, a partire dal 2014, del nuovo fondo istituito dall’Unione europea proprio per agevolare l’occupazione dei giovani, specie nelle aree geografiche economicamente più in difficoltà. Una misura possibile consiste nell’introdurre un credito di imposta per i lavoratori a bassa retribuzione. Esso non solo risponderebbe a esigenze equitative, ma potrebbe risolversi anche in un incentivo alla partecipazione del lavoro”.
Ciò che è certo, come ha dichiarato Giovannini in una recente intervista è che occorre studiare sistemi innovativi per affrontare il problema della disoccupazione, dramma nazionale, ma anche europeo: “Nell’Eurozona ci sono 25 milioni di disoccupati che non si riassorbono con un Pil all’1%”.
PIL o BES?
Giovannini è anche fautore di quella che potrebbe essere una “rivoluzione” negli indicatori della statistica. Egli ha infatti promosso la valutazione dell’indicatore BES, il benessere equo e sostenibile, in sostituzione del PIL alla luce del fatto che “occorre definire che cosa conta davvero per l’Italia. Il concetto di benessere cambia secondo tempi, luoghi e culture”.
E’ stata condotta un’indagine per comprendere gli indicatori che rappresentano le dimensioni più importanti del benessere da cui è emersa una generale volontà di superare l’idea di PIL. Suddetti indicatori sarebbero:
- salute;
- benessere economico;
- istruzione e formazione;
- lavoro e conciliazione dei tempi di vita;
- relazioni sociali;
- sicurezza;
- benessere soggettivo;
- paesaggio e patrimonio culturale;
- ricerca e innovazione;
- qualità dei servizi;
- politica e istituzioni.
La classifica degli indicatori più importanti emersi dall’indagine condotta è la seguente:
- salute (98%);
- ambiente (95%);
- istruzione e formazione (92%);
- qualità dei servizi (91%);
- lavoro (89%).
A fronte di ciò Giovannini ha dichiarato:
“La costruzione di un sistema di misurazione del benessere appare necessario a guidare l’azione politica verso obiettivi ampi che tengano conto della complessità delle condizioni di vita dei cittadini. Esso appare tanto più importante per fronteggiare la crisi economica in quanto permette di monitorarne gli effetti da diversi punti di vista. Seguendo le raccomandazioni della Commissione Stiglitz-Sen Fitoussi,un’analisi della performance economica che non si limiti a valutare la crescita in termini di Pil, ma che consideri anche il reddito disponibile, i consumi, la ricchezza e i risparmi offre un quadro più dettagliato delle condizioni di vita dei cittadini. Appare chiaro come il benessere economico dei cittadini e la performance economica del nostro sistema dipendano in buona parte dall’efficacia delle politiche redistributive e di contrasto alla povertà, le quali non possono essere disgiunte da quelle di carattere macroeconomico”.
Da questo profilo Enrico Giovannini sembra essere l’uomo giusto al posto giusto. Speriamo che, oltre alle cifre di un Paese fortemente in crisi, sappia porvi rimedio, riducendole e contribuendo alla rinascita di un’Italia in affanno da troppo tempo.
Un quadro del Paese
Guarda l’intervento di Enrico Giovannini nella trasmissione Ballarò in cui delinea un quadro del Paese.
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