Partito Popolare Europeo come Berlusconi: 5 milioni di posti di lavoro nell’UE

Simone Micocci

7 Febbraio 2019 - 15:55

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Weber e Tajani tracciano la linea per il futuro dell’Europa: più investimenti nel digitale, l’obiettivo è creare altri 5 milioni di posti lavoro.

Partito Popolare Europeo come Berlusconi: 5 milioni di posti di lavoro nell’UE

Era il 2001 quando Silvio Berlusconi firmava il contratto con gli italiani nel quale prometteva 1 milione di posti di lavoro; diciotto anni dopo lo stesso slogan è ripreso dal gruppo dei popolari al Parlamento UE, con a capo il tedesco Manfred Weber candidato al vertice della Commissione UE per il “dopo Juncker”.

Obiettivo dei PPE - tra i quali figura anche Antonio Tajani che punta alla riconferma come Presidente dell’Europarlamento - per il dopo elezioni (in programma a maggio 2019) è di creare nuovi posti di lavoro nell’Eurozona, puntando ad investimenti su quattro grandi ambiti: commercio, infrastrutture, innovazione ed economia sociale di mercato.

Anche i PPE, quindi, così come fece Berlusconi nella campagna elettorale che ha portato al successo nel 2001, puntano all’incremento dell’occupazione mettendolo in cima alle priorità del proprio programma: nel dettaglio, i leader del Partito Popolare Europeo - che punta a restare il primo partito nell’UE anche alle prossime elezioni - spiegheranno il loro piano durante il meeting che in questi giorni si sta tenendo ad Atene, puntando specialmente sulla lotta alla disoccupazione.

A tal proposito, Manfred Weber ha dichiarato che la soluzione non è “finanziare la disoccupazione”, in quello che potrebbe sembrare un attacco velato al Governo italiano e all’introduzione del reddito di cittadinanza.

PPE: obiettivo 5 milioni di posti di lavoro

Obiettivo di Weber e Tajani è di creare 5 milioni di posti di lavoro in Italia. Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile se si decide di investire nei settori chiave della nostra economia.

Nel dettaglio, il settore che farà da traino in questa fase di possibile incremento dell’occupazione è il digitale: per il PPE, infatti, “l’innovazione è nel Dna dell’Europa” e per questo bisogna cogliere la “prossima ondata digitale assumendo un ruolo guida nell’intelligenza artificiale, nella robotica, nella biomedicina, nei big data e nella mobilità ingegneristica”.

Gli obiettivi indicati dai PPE d’altronde confermano le previsioni per l’andamento del mercato del lavoro nei prossimi anni: secondo il recente report di UnionCamere, infatti, tra i lavori con più richieste nei prossimi 5 anni ci sono proprio quelli che fanno riferimento al settore della rivoluzione digitale.

Come ci ricordano i Popolari, oggi sono attive circa 830mila start-up innovative nei principali hub europei, per un totale di 5 milioni di persone impiegate; altrettanto si potrà fare puntando, in futuro, su altri settori dell’innovazione, come “lo sviluppo di case intelligenti per gli anziani, o anche la cura per il cancro…

Anche per questo motivo Weber ha annunciato che verrà chiesta una nuova quota di iscrizione per il Mercato Digitale dei giganti tecnologici, così da finanziare gli investimenti e “assicurarsi che chi trae benefici contribuisca con la giusta quota”.

Per quanto riguarda il commercio, Weber ha ricordato che questo attualmente conta 36 milioni di posti di lavoro in Europa; per crearne altri, però, bisognerà fare in modo che i mercati si aprano alle nuove opportunità di commercio globale, e nel frattempo proteggere “i nostri standard con regole antidumping sociale più severe, includendo un divieto di lavoro minorile in ogni accordo di scambio con i paesi terzi”.

Il PPE punta sulle infrastrutture

Altro punto che potrebbe nascondere un attacco all’Italia è quello riguardante le infrastrutture. Infatti, mentre in Italia va avanti una battaglia per il No TAV, i vertici europei ritengono che il capitolo infrastrutture sia imprescindibile per una crescita dei Paesi dell’Eurozona.

Per questo Weber ha dichiarato che tutto il potenziale europeo andrà perso “senza una forte rete tra Regioni”, visto che un “buon collegamento e una buona mobilità in tutte le regioni d’Europa sono un motore cruciale per nuovi posti di lavoro”, con il solo settore dei trasporti che da solo ne garantisce oltre 20 milioni.

Anziché contrastare la connessione, bisogna cogliere questa opportunità cominciando fin da subito a completare le infrastrutture stradali e ferroviarie.

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