Lo scandalo Panama Papers sta mettendo alle strette David Cameron. Sabato è andata in scena una pesante protesta dei cittadini, quali effetti possono esserci sulla Brexit?
I Panama Papers hanno scosso l’opinione pubblica a livello globale vista la lista di nomi eccellenti presenti nei documenti riservati poi pubblicati. Pochi giorni fa è caduta la prima testa, quella del primo ministro islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson dimessosi dopo le forti proteste di piazza dei cittadini. Adesso a tremare è il primo ministro inglese, David Cameron, bersagliato dalla critica e dall’opinione pubblica visto il suo coinvolgimento nello scandalo Panama Papers.
Nel weekend migliaia di cittadini inglesi si sono riuniti per chiedere le dimissioni del primo ministro inglese, il quale ha pubblicato la dichiarazione dei redditi degli ultimi 6 anni che anziché placare la critica, ha accentuato i dubbi sulla limpidezza dei conti della famiglia Cameron. Il 23 giugno c’è l’importante referendum sulla Brexit, i Panama Papers possono influenzare il voto?
Panama Papers: premier islandese la prima vittima
Lo scandalo Panama Papers continua a far parlare di sè sulla stampa di tutto il mondo, Italia compresa. La lunga lista di nomi eccellenti contenuti nei documenti pubblicati ha scatenato le critiche di opinione pubblica e media in tutti gli Stati coinvolti. Pochi giorni fa il primo ministro islandese Sigmundur Gunnlaugsson è stato costretto a dimettersi dopo le forti proteste dei cittadini in piazza.
Panama Papers: Cameron bersagliato da opinione pubblica e media
Adesso il politico più a rischio sembra essere David Cameron, letteralmente travolto dalle critiche dei media e dell’opinione pubblica. Nel weekend numerosi cittadini inglesi, migliaia per l’esattezza, si sono riversati nelle strade di Londra al grido di “pig” (maiale) nei confronti del primo ministro inglese. Cameron è accusato di aver avuto a che fare con quote della società offshore del padre deceduto qualche anno fa.
Lo stesso politico inglese ha confermato quanto scritto nei Panama Papers, spiegando però che la quota è stata liquidata prima della morte del padre e prima della sua elezione a primo ministro. In risposta alle critiche, Cameron ha pubblicato la dichiarazione dei redditi personale degli ultimi 6 anni, aumentando però i dubbi della critica vista la discrepanza tra i versamenti in tasse e salario dichiarato.
Panama Papers: possibili ripercussioni sul voto Brexit
Il referendum sull’uscita del Regno Unito, fissato per il 23 giugno, si avvicina e lo scandalo Panama Papers potrebbe avere pesanti ripercussioni sul governo Cameron. Come abbiamo spiegato in un altro articolo, lo scandalo panamense ha la potenza di minare ancor di più la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
In un momento delicato come questo per l’ecomomia globale, uno scandalo del genere potrebbe avere ripercussioni pesantissime. La Brexit è considerato tra i “cigni neri” del 2016 e secondo Allianz è l’evento peggiore per l’Europa nel caso si verificasse.
Cameron si è fatto promotore del voto a favore per la permanenza nell’UE del suo Paese dopo aver trovato un accordo con i vertici UE che rinegozia i precedenti trattati i maniera più favorevole per il Regno Unito.
Subito dopo la decisione di indire il referendum del 23 giugno, numerosi politici locali tra cui il potente sindaco di Londra, Boris Johnson, si sono schierati contro la permanenza in UE.
Panama Papers: bookmaker inglesi reputano più probabili dimissioni di Cameron
Cameron quindi al momento rappresenta il personaggio politico più di spicco per il voto a favore della permanenza in Europa e un crollo della fiducia dei cittadini nei suoi confronti potrebbe avere tragici risvolti sul voto.
I bookmaker inglesi reputano ancora improbabili le dimissioni del primo ministro inglese, pur avendo praticamente dimezzato le quote rispetto a prima della protesta di sabato.
Se Cameron dovesse dimettersi, la Brexit sarebbe molto più probabile di quanto si pensi oggi. Se il primo ministro inglese dovesse rimanere in carica, è comunque certo che molti inglesi, delusi dal comportamento del primo ministro, decidano di votare No al referendum del 23 giugno.
Il tradimento della fiducia dei cittadini, si sà, è già fatto grave di per sè ma in Paesi come il Regno Unito e gli USA è di una gravità ben peggiore che in altri Stati. La partita Brexit quindi, è apertissima.
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