Pagamenti digitali: perché non è (ancora) la fine del contante

Giulia Adonopoulos

26 Maggio 2020 - 11:40

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Il coronavirus e il distanziamento sociale segnano l’inizio della fine del contante? L’economia e la salute del Paese potrebbero beneficiarne, ma a un prezzo che ad oggi forse non siamo ancora disposti a pagare.

Pagamenti digitali: perché non è (ancora) la fine del contante

“Il contante, che per millenni ha avuto un ruolo fondamentale per l’umanità, è destinato a scomparire nel corso dei prossimi quindici anni”. Scriveva così l’Economist in un editoriale datato febbraio 2007 e intitolato La fine dell’era del contante.

La previsione non si è ancora avverata, ma è opinione diffusa e condivisa nel settore che la strada tracciata sia ormai questa, e che la pandemia e il distanziamento sociale daranno il colpo di grazia ai soldi fisici. Monete, banconote, ma anche le vecchie carte di credito (senza contactless): dopo il coronavirus i pagamenti digitali e di prossimità scalzeranno il vecchio caro portafogli.

D’altronde ora che possiamo fare affidamento su servizi digitali per fare acquisti, ricevere e inviare denaro ad amici e parenti, ordinare la cena e pagare le bollette, perché aggrapparsi ancora a monete e banconote? Abbiamo davvero bisogno del denaro fisico? Dopotutto lo hanno confermato anche gli esperti: il contante può essere ricettacolo di virus e batteri letali.

Proviamo a esaminare la questione.

I pagamenti digitali in Italia

Stando a una ricerca della società ReportLinker, il valore del mercato dei pagamenti digitali, che nel 2018 ha generato un giro d’affari globale di circa 38 miliardi di dollari, è destinato a crescere, fino a toccare i 90 miliardi di dollari entro il 2024.

Anche se l’Italia resta indietro rispetto ad altri Paesi europei (come Svezia e Finlandia, che vanno verso una cashless society), da noi i pagamenti digitali hanno avuto uno slancio negli ultimi due anni. Secondo i dati dell’Osservatorio Innovative Payments nel 2019 in Italia i pagamenti contactless hanno registrato un incremento a doppia cifra, raggiungendo un valore di 63 miliardi di euro. Anche l’ecommerce è cresciuto (+15% rispetto al 2018) e vale 30,3 miliardi di euro.

E, complice la spinta di app per pagare con smartphone in modo sicuro e veloce, in Italia il 97% degli Innovative Payment è rappresentato dai pagamenti mobile, cresciuti sia in negozio che online.

Fine del contante: vantaggi e svantaggi

Chi auspica la scomparsa del contante lo fa perché convinto del fatto che sarebbe un metodo efficace per combattere la criminalità organizzata e un importante segnale nella lotta all’economia sommersa. Senza banconote, per esempio, sarebbe molto più difficile non pagare l’IVA, e lo Stato vedrebbe aumentare le proprie entrate e avrebbe più risorse da poter impiegare per i servizi che eroga ai propri cittadini. Una società senza contanti è più economica, più onesta e più sicura, ed è soprattutto più conveniente per i millenial, che fanno tutto via smartphone.

Da gennaio 2019, la Banca Centrale Europea ha smesso di emettere banconote da 500 euro per evitarne un uso fraudolento all’interno dell’economia reale. L’idea è che il contante dovrebbe essere usato per piccole operazioni ma non per grandi transazioni. Nonostante queste convinzioni, negli ultimi anni è stato dimostrato come la criminalità organizzata abbia una grande capacità di adattamento, e sia capace di operare ad alti livelli in contesti digitali e utilizzando, per i propri affari, anche le nuove tecnologie finanziarie, in primis le criptovalute.

Chiaramente ci sono anche gli svantaggi: nonostante l’esistenza di ottime app per la gestione delle proprie finanze, c’è chi ha bisogno di toccare con mano il denaro per riuscire a gestire bene il proprio budget e non perdere traccia delle spese. Pensiamo poi ai soggetti più emarginati della società, quelli senza conto in banca e formalmente esclusi dai sistemi bancari, che potrebbero diventare invisibili. Ci sono poi le implicazioni da “Grande Fratello”, con pochi colossi che, non avendo più la possibilità di pagare in contanti, perderebbero completamente qualsiasi tipo di diritto alla privacy e sarebbero iper-controllati e iper-tracciati.

Il risultato finale sembra tendere verso un equilibrio in cui diversi fattori, da quello puramente economico a quello culturale, si sovrappongono, ma che sembrano garantire la sopravvivenza del contante ancora per alcuni anni. Spetta al consumatore decidere in qualsiasi momento quale opzione di pagamento scegliere e quali informazioni condividere con banche e società di pagamenti.

Perché la fine del contante è ancora lontana

Secondo un rapporto della Banca dei regolamenti internazionali, il contante in circolazione continua a crescere anno dopo anno, probabilmente anche grazie al fatto che ci sono sempre più cittadini che considerano più sicuro tenere denaro in casa che presso la propria banca.

Ma è anche una questione culturale, che deve tenere conto del peso che in Italia ha ancora il lavoro nero, parte di quella economia non osservata che secondo i dati Istat vale oltre 200 miliardi di euro all’anno.

Resta ora da vedere se iniziative penalizzanti messe in atto dal Governo (pensiamo al nuovo limite di 2.000 euro per i pagamenti in contanti da luglio 2020, che scenderà a 1000 euro nel 2022) saranno una soluzione valida per incentivare gli strumenti alternativi e contrastare l’illegalità.

Al momento, come esseri umani, sembra che non vogliamo rinunciare a far passare le punta delle dita sulle banconote o giocherellare con le monete in tasca.

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