Nel PD ora tutti contro Renzi, ma sono fattibili delle primarie di coalizione?

Alessandro Cipolla

7 Novembre 2017 - 12:27

Resa dei conti in casa PD dopo la debacle in Sicilia: Gentiloni, Grasso e Minniti pronti a prendere il posto di Renzi come candidato premier. Ma le primarie sono possibili?

Nel PD ora tutti contro Renzi, ma sono fattibili delle primarie di coalizione?

Dopo il tracollo delle elezioni in Sicilia è scattata l’isteria collettiva in casa PD. Imputato numero è di nuovo Matteo Renzi che, se possibile ancor di più alla berlina rispetto ai tempi della scissione, adesso viene attaccato anche da versanti un tempo a lui non ostili all’interno del partito.

Come se una debacle in Sicilia non fosse ampiamente preventivata, adesso sono in molti a chiedere a Renzi un “passo indietro” per quanto riguarda chi dovrà essere il prossimo candidato premier. Si torna a parlare quindi di Ulivo e centrosinistra unito, ma delle primarie di coalizione in questo momento sono realmente possibili?

Tutti contro Renzi

La sconfitta del Partito Democratico in Sicilia ora d’improvviso ha per tutti un nome: Matteo Renzi. Come se fosse necessario aspettare l’esito del voto nell’isola per capire che qualcosa non andava, adesso è iniziato anche il fuoco amico nei confronti dell’ex premier.

Nonostante che da mesi i vari sondaggi indicavano Fabrizio Micari, il candidato del centrosinistra alle regionali siciliane, fuori dai giochi nella corsa verso Palazzo d’Orleans, soltanto ora che la sconfitta è stata certificata trai dem iniziano a serpeggiare i primi dubbi.

Una ridda di voci si è levata nelle ultime ore per chiedere a Renzi di farsi da parte oppure di dare il via libera a delle primarie di coalizione. Anche in vista delle elezioni politiche di Marzo infatti le prospettive elettorali per il PD non sono delle migliori.

Ecco quindi che figure da sempre vicine all’ex sindaco di Firenze come Dario Franceschini, Ettore Rosato oppure Luigi Zanda, parlano di primarie oppure di Paolo Gentiloni come candidato credibile alla stregua di un Orlando o un Emiliano qualunque.

Mai come in questo momento Matteo Renzi vacilla anche perché la sua leadership, fresca del plebiscito ottenuto alle primarie per stabilire chi dovesse essere il segretario, inizia a perdere quel sostegno interno al partito che finora gli aveva consentito di tirare dritto di fronte a ogni critica.

Di sicuro Renzi non è esente da colpe per la disfatta in Sicilia. Più che la scelta di proseguire nell’alleanza con Angelino Alfano, altro grande sconfitto dal voto del 5 novembre, pesa il fatto di non aver sostenuto al meglio la candidatura di Micari.

Un segretario di partito che, di fronte a un appuntamento elettorale così importante, decide di non farsi vedere per nulla nell’isola è un fatto più unico che raro. Annusando l’odore di sconfitta con ogni probabilità l’ex premier ha preferito non “metterci la faccia” etichettando il tutto come un voto locale.

Così mentre da Silvio Berlusconi fino a Matteo Salvini e Luigi Di Maio tutti i maggiori leader politici del paese facevano capolino in Sicilia, Renzi ha proseguito il suo tour in treno badando bene di fare lunghe tappe nell’isola.

Matteo Renzi quindi ha delle responsabilità in merito alla sconfitta elettorale siciliana, ma la caccia alle streghe in corso adesso nel PD potrebbe essere una situazione ancor più dannosa e controproducente per il partito.

L’ipotesi delle primarie

Di colpo quindi sono tornati in auge termini come Ulivo oppure primarie di coalizione. Per tutti ora nel PD è necessario riunire il centrosinistra per non andare incontro a un nuovo disastro elettorale alle politiche di Marzo.

Gli ostacoli però verso questo ritrovato spirito di aggregazione non sono pochi. Per prima cosa c’è lo statuto del Partito Democratico che prevede come il candidato premier sia il segretario in carica.

Per pensare ad altri nomi quindi sarebbe necessario modificare lo statuto. Secondo aspetto poi è il fatto che Matteo Renzi non ha nessuna intenzione di farsi da parte dopo l’aspra battaglia all’interno del partito vinta nei mesi scorsi.

Terzo scoglio sarebbe che, prima di parlare di primarie di coalizione, si dovrebbe vedere se ci sono i presupposti per poter formare una coalizione ampia e credibile. Al momento infatti tra il Partito Democratico e il resto della sinistra la distanza è siderale.

L’idea di Renzi è quella di andare al voto insieme a una forza centrista, che sia capeggiata da Alfano o Calenda poco importa, unita a una accozzaglia di movimenti e partiti più spostati a sinistra. Emma Bonino, Giuliano Pisapia e quello che rimane del PSI e dei Verdi avevano già risposto presente a riguardo.

Visto quello che è successo in Sicilia, uno schieramento del genere rischierebbe alle politiche anche di arrivare terzo, spalancando di fatto il successo elettorale al redivivo Silvio Berlusconi e al rampante Matteo Salvini.

Quindi quelli che una volta erano i sostenitori della linea portata avanti da Renzi, che in fondo è sempre stata quella, adesso percepita l’aria che tira chiedono di lasciare spazio a figure più aggreganti come Paolo Gentiloni o Marco Minniti.

Con Pietro Grasso ormai certo di essere l’uomo di punta del listone di sinistra ( MDP, Sinistra Italiana, Civati più i movimenti del Brancaccio), ecco che potrebbero esserci delle primarie di coalizione assieme al PD per stabilire chi possa essere il candidato premier di un centrosinistra ampio.

Per far sì che questo accada però deve avvenire una sola cosa: il sacrificio di Matteo Renzi. Tolto il problema principale, chi ha sempre avallato le scelte politiche dell’attuale segretario sarebbe pronto poi a vestire dei virginei panni e iniziare una nuova stagione politica.

Visto che Matteo Renzi forte del plebiscito di fine aprile si sente più che legittimato ad andare avanti, il Partito Democratico con questa ennesima lite interna rischia di compiere un nuovo clamoroso autogol.

Chi ha sempre sostenuto l’attuale segretario ora non può voltare le spalle non facendo neanche un minimo di autocritica. La questione politica andava affrontata mesi fa quando ci fu la scissione, con questa corsa allo scaricabarile delle ultime ore che è soltanto uno dei migliori spot possibili al centrodestra e al Movimento 5 Stelle.

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