È sicuro (ed etico) ordinare cibo a domicilio nei giorni di quarantena?

Marta Tedesco

20/03/2020

L’emergenza coronavirus sta facendo registrare un boom di richieste di consegne a domicilio in diverse città del mondo. Ma è sicuro ed etico farsi portare il cibo a casa in un periodo di quarantena?

È sicuro (ed etico) ordinare cibo a domicilio nei giorni di quarantena?

Diverse città in tutto il mondo sono andate in blocco a causa dell’emergenza coronavirus, e questo ha portato a un’impennata delle richieste di consegna a domicilio di cibo. Amazon, per esempio, in questo periodo sta assumendo centinaia di lavoratori extra per far fronte all’aumento della domanda.

Anche l’Italia è coinvolta dal boom di domande per servizi di delivery come Deliveroo e Just Eat. Questa è la conseguenza del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo. Le misure governative infatti hanno imposto la chiusura di ristoranti e bar come misura di contenimento del contagio da Covid-19, ma permettono ai locali di continuare a lavorare con le consegne a domicilio.

Questa decisione però ha fatto scatenare la protesta della categoria dei rider. Questi lavoratori infatti lamentano la totale mancanza di tutela nei loro confronti, sia dal punto di vista della salute sia dal punto di vista lavorativo.

Data la situazione, sono diversi i quesiti che ci si pone in questo periodo: i rider corrono davvero più rischi di essere contagiati? Quali possono essere le misure di sicurezza da adottare? E inoltre, è moralmente giusto chiedere ai corrieri del cibo di continuare a lavorare in periodo di quarantena? Per rispondere a queste domande si sono esposti diversi esperti.

Virus: i rischi per chi consegna cibo a domicilio

Il dottor Thomas Tsai, esperto di malattie infettive, è intervenuto sulla stringente questione dei rider costretti a consegnare cibo a domicilio. Il medico ha ribadito che il Covid-19 si trasmette tramite le goccioline di saliva che produciamo con tosse e starnuti. Per i fattorini il rischio di contrarre il virus è innegabile: questi infatti sono costretti a spostarsi dai ristoranti alle case.

Il rischio poi cresce se le consegne sono richieste da famiglie poste in quarantena perché risultate positive alla malattia. È evidente dunque che, per il gran numero di persone che i rider sono costretti a vedere quotidianamente, il rischio di esposizione al virus cresce rispetto ad altre categorie di lavoratori. Ridurre al minimo la consegna a domicilio di alimenti non necessari risulta la scelta migliore da fare in questo periodo.

Per quanto riguarda invece il rischio di trasmissione del virus tramite il cibo o contenitori per alimenti, Tsai afferma che i dati raccolti fino a ora suggeriscono che il virus dovrebbe diventare “inattivato” a contatto con una fonte di calore. Quindi l’idea è che i cibi cotti possano ridurre il rischio di trasmissione dalla pietanza alla persona che ne viene a contatto. Ma non esistono dati riguardo la potenziale virulenza dei contenitori per alimenti infettati. Bisogna quindi mantenere alto lo stato di allerta ed è sempre consigliabile lavarsi le mani prima e dopo aver toccato i contenitori e pulire le superfici esterne.

La consegna a domicilio senza contatto

L’epidemiologo Stephen Morse ha affermato che, seppure potrebbe risultare alquanto brutale, una misura di sicurezza da adottare è la consegna di cibo senza contatto tra cliente e fornitore. Gli alimenti dovrebbero essere lasciati davanti alla porta di casa. Se questo approccio però risultasse troppo impersonale, un’altra alternativa da considerare potrebbe essere quella di mantenere almeno la distanza di un metro con chi consegna il cibo.

Il primo a fare un passo avanti rispetto a questo è Deliveroo. La compagnia di consegna a domicilio infatti ha implementato una nuova funzionalità per consentire a clienti e fattorini di scegliere la consegna senza contatto quando l’ordine viene fatto tramite app e dal sito ufficiale dell’azienda. Ai rider viene chiesto di comunicare ai clienti il loro arrivo. Arrivato a casa del cliente, il corriere deve posizionare la borsa termica aperta per terra fuori dalla porta e fare un passo indietro di almeno 1 metro. Poi attendere che il cliente prenda il cibo, prima che l’ordine possa definirsi completato.

Ai rider è comunque permesso di gestire gli ordini senza contatto in tutte le occasioni, dandone comunicazione ai clienti prima del loro arrivo attraverso l’app. Matteo Sarzana, General Manager di Deliveroo Italy, ha dichiarato in merito: “La sicurezza dei nostri rider e clienti è la nostra massima priorità. Ecco perché stiamo lanciando un nuovo servizio di consegna senza contatto. Clienti e rider possono richiedere nell’app che il cibo venga lasciato in modo sicuro a portata di mano. Rimaniamo in contatto quotidiano con le autorità sanitarie per assicurarci di offrire il servizio più sicuro possibile a clienti, rider e ristoranti”.

La questione etica

Secondo la studiosa di etica Carissa Véliz, la società tende spesso a relegare allo svolgimento di lavori rischiosi o degradanti le minoranze e le parti deboli della società, che sono disposte a farlo. Per una questione etica, idealmente, questi lavoratori dovrebbero essere pagati più degli altri, che invece hanno il privilegio di lavorare più comodamente e con più garanzie.

Per cui la Véliz invita tutti coloro che ordinano online a riservare a questi lavoratori delle piccole premure, come essere gentili e rimanere sempre attivi nel comunicare all’azienda le proprie preoccupazioni etiche. Non si dovrebbe esitare infatti a chiedere ai datori di lavoro dei rider se i loro dipendenti sono messi in sicurezza e se è permesso loro di prendere un congedo per malattia.

Qualora poi si optasse per il boicottaggio, bisognerebbe assicurarsi che le aziende interessate sappiano il perché del gesto, altrimenti non si avrebbe alcun effetto. Qualora però gli ordini fatti dal cliente fossero rivolti ad aziende a conduzione familiare, magari attente alla salute e alla tutela dei diritti dei loro lavoratori, bisognerebbe bilanciare la rinuncia di ordinare a casa con l’atto di farlo.

È necessario infatti tener presente che in questo periodo la maggior parte delle attività sono costrette a non lavorare, con un conseguente blocco degli introiti economici. Ad andarci di mezzo sono soprattutto le piccole imprese che rischiano di entrare in una profonda crisi durante questo periodo, causando a catena un grave blocco all’economia di tutto il paese.

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