Dopo il monito del FMI, arriva anche quello dell’OCSE che mette in guardia l’Eurozona dal pericolo deflazione. Urge un maggiore stimolo monetario, con acquisti di titoli di stato
Nel suo Outlook d’autunno, pubblicato oggi, l’OCSE ha sottolineato quanto siano concreti i rischi di deflazione in Europa per i prossimi due anni. Per l’anno in corso l’Organizzazione stima che il tasso di inflazione nell’Eurozona si attesterà allo 0,5%, per poi salire allo 0,6% nel 2015 e all’1% nel 2016. Ciò vuol dire che il target di medio periodo della BCE del 2% non sarà centrato nei prossimi anni. Gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ritengono che l’area euro sia giunta in un punto morto, con rischi per l’intera economia globale.
L’OCSE fa notare che la disoccupazione resterà elevata nei prossimi anni, la crescita molto fragile e l’inflazione ben lontana dal target del 2% dell’Eurotower. L’Organizzazione si augura che alla fine la BCE inauguri presto una condotta di politica monetaria ancora più espansiva rispetto a quella attuale. Viene chiesto un maggiore stimolo monetario e un allentamento ai vincoli di bilancio. Secondo l’OCSE, l’istituto guidato da Mario Draghi dovrebbe ampliare il suo programma di acquisto di asset comprando anche i titoli di stato.
Nel documento si legge che “sono necessarie ulteriori misure non convenzionali per mantenere i tassi di interesse bassi per un lungo periodo di tempo, aumentare le aspettative di inflazione e sostenere l’economia”. L’OCSE ricorda che il piano di credit easing annunciato a giugno da Draghi ha già avuto effetti positivi sulla trasmissione del credito, ma non basta per scongiurare definitivamente il pericolo deflattivo.
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