Noyer (BCE): acquisto titoli di stato necessario per allontanare il rischio deflazione

Nicola D’Antuono

7 Novembre 2014 - 11:50

Il numero uno della banca centrale francese ha aperto le porte all’acquisto di bond pubblici dell’Eurozona, se il rischio deflazione dovesse diventare sempre più concreto

Noyer (BCE): acquisto titoli di stato necessario per allontanare il rischio deflazione

Il governatore della Banque de France, Christian Noyer, membro del board della BCE, ha dichiarato di essere favorevole al lancio del quantitative easing se dovessero permanere i rischi deflazionistici nell’Eurozona. Nel corso di una conferenza tenutasi a Parigi, il numero uno della banca centrale transalpina ha sottolineato che l’acquisto di bond pubblici da parte delle banche centrali è giustificato quando è in corso uno scenario caratterizzato da un picco dei rendimenti (come avvenuto per i bond governativi dei PIIGS, durante la crisi dell’euro tra il 2011 e il 2012) oppure se c’è la volontà di scongiurare un processo deflazionistico potenzialmente in grado di recare gravi danni all’economia.

Secondo Noyer, “in caso di condizioni estreme, una banca centrale ha il dovere di attenuare gli shock di fiducia sui titoli di stato tramite l’acquisto di bond governativi”. Le sue dichiarazioni possono essere interpretate come una sorta di apertura a un programma di quantitative easing nell’Eurozona, finora tenuto nel cassetto dall’Eurotower ma pronto per essere rispolverato e messo in atto nel caso in cui la fragile economia dell’area euro dovesse mostrare ancora eccessivi segnali di fragilità e/o un pericoloso processo di deflazione. Noyer ritiene che il piano di acquisto di asset sarebbe un pacchetto di misure giustificato “dalla presenza di rischi per la stabilità macroeconomica o finanziaria”.

Lo chairman della banca centrale francese ha fatto capire che la BCE non è disposta a tollerare un calo della fiducia sugli asset denominati in euro, come avvenuto tra il 2010 e il 2012, e nemmeno un tasso di inflazione schiacciato a zero (o addirittura negativo) per un periodo prolungato di tempo. Ieri Mario Draghi ha dichiarato che la BCE è compatta sulla possibilità di intervenire ancora, anche con misure monetarie di natura non convenzionale (che includono anche il QE), qualora l’inflazione dovesse restare bassa troppo a lungo. Lo scenario più probabile per l’euro sarebbe un deprezzamento ulteriore nei confronti del dollaro americano, quasi certamente fin sotto quota 1,20.

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