Immigrazione: cosa cambia in Italia con il nuovo governo PD-M5S

Fiammetta Rubini

10/09/2019

10/09/2019 - 13:22

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Una nuova legge sull’immigrazione e la modifica al Decreto Sicurezza di Salvini Ecco cosa cambierà sul fronte migranti col nuovo governo PD-M5S e Luciana Lamorgese agli Interni.

Immigrazione: cosa cambia in Italia con il nuovo governo PD-M5S

L’immigrazione è uno dei terreni più scottanti su cui dovrà muoversi il nuovo governo Conte bis a guida PD-M5S-LeU. Difatti la questione migranti, cavallo di battaglia dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha trovato posto sia nel programma in 26 punti presentato dal nuovo esecutivo sia nel discorso pronunciato da Conte per chiedere la fiducia alla Camera.

Sul fronte migranti Conte sta mettendo in piedi, insieme a Luciana Lamorgese (Interni) e Luigi Di Maio (Esteri) un nuovo piano sull’immigrazione che mandi in pensione la politica dei porti chiusi attuata da Salvini e dia vita a una rinnovata stagione di confronto con le Ong per consentire loro di svolgere la missione umanitaria secondo le norme stabilite dal diritto internazionale.

Già da tempo il nuovo esecutivo parla della necessità di introdurre una nuova legge sull’immigrazione e di spingere l’Europa a ripensare il trattato di Dublino. I partiti intendono anche modificare il testo del Decreto Sicurezza-bis fortemente voluto da Matteo Salvini.

La legge, dal titolo “Disposizioni urgenti in materia di contrasto all’immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica”, si articola in 18 punti e si presenta come un prolungamento e una specificazione del Decreto Sicurezza presentato dalla Lega. Il testo prevede una stretta all’immigrazione clandestina e alla prassi elusiva delle norme sulla sicurezza nazionale e internazionale.

L’immigrazione nel programma di governo

Nello specifico, al punto 18 del programma di governo a firma Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali troviamo l’unico riferimento all’immigrazione.

Nel testo si legge:

È indispensabile promuovere una forte risposta europea, soprattutto riformando il Regolamento di Dublino, al problema della gestione dei flussi migratori, superando una logica puramente emergenziale a vantaggio di un approccio strutturale, che affronti la questione nel suo complesso, anche attraverso la definizione di una organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e all’immigrazione clandestina, ma che - nello stesso tempo - affronti i temi dell’integrazione. La disciplina in materia di sicurezza dovrà essere rivisitata, alla luce delle recenti osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica.

Quando Mattarella ha firmato il Decreto Sicurezza, infatti, ha sì dato il via libera, ma ha invitato il premier a rispettare l’intangibilità di alcuni diritti costituzionali garantiti anche ai migranti. Secondo l’articolo 10 della Costituzione, che regolamenta il diritto d’asilo, “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.

Conte bis: la nuova legge sull’immigrazione

Con l’insediamento del Conte bis e Luciana Lamorgese al Viminale si ammorbidirà il braccio di ferro nei nostri mari.

Già nel suo discorso al Colle, il premier ha presentato la nuova alleanza come un governo dell’inclusione, lasciando intendere il progetto di seguire una linea di accoglienza per gli immigrati e di apertura dei porti.

Luciana Lamorgese, nuovo ministro dell’Interno e unico tecnico del Conte bis, sta già dimostrando di essere una figura antitetica a quella del suo predecessore.

La nuova linea del governo sull’immigrazione prevede un dialogo con le Ong. L’intenzione è quella di superare gli accordi di Dublino e tornare al sistema di quote migranti per una strategia condivisa e una ripartizione più equa con le altre nazioni UE. Ci sarà quindi un maggiore confronto e spartizione dei compiti con l’Europa, che tra le altre cose dovrà mettere a punto un piano strutturato di accoglienza. Si intende inoltre introdurre una più efficace politica dei rimpatri che coinvolga Oim e Unhrc, e un modello di accoglienza diffusa e ramificata in tutto il territorio con piccoli centri che sostituiscano i grandi centri di accoglienza sovraffollati e spesso piazze di reclutamento di spacciatori e criminali.

Nel suo editoriale dal titolo “Idee per il nuovo governo dell’immigrazione” il direttore di West Immigrazione Guido Bolaffi sostiene l’importanza di agire con la massima prudenza evitando di “spararla grossa” e fare promesse sbagliate o irrealizzabili come quella di mandare in soffitta la Bossi-Fini o promulgare una nuova legge sull’immigrazione. Secondo l’editorialista il nuovo governo dovrebbe concentrarsi piuttosto su altre necessità relative all’immigrazione in Italia, ovvero abrogazione del reato penale di clandestinità, modifica delle attuali norme degli ingressi per lavoro, riorganizzazione delle strutture preposte al governo dell’immigrazione, e infine la questione della cittadinanza dei figli degli immigrati nati in Italia, superando così una volta per tutte la diatriba Ius soli sì/Ius soli no.

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