Materie prime: le parole di Trump non spaventano gli hedge fund

Ufficio Studi Money.it

4 Marzo 2019 - 17:58

Nonostante i twitter di Trump gli Hedge fund continuano ad essere rialzisti sul petrolio, che oggi segna la miglior performance. Male platino e caffè

Materie prime: le parole di Trump non spaventano gli hedge fund

La giornata delle materie si appresta a concludersi in generale ribasso. Oggi in territorio positivo vi sono il petrolio WTI, il Brent, il gasolio, il mais e il frumento.

Tra i futures energetici spicca il WTI che al momento segna un progresso dell’1,52%, il Brent subito dopo sena un + 1,20%. Il gasolio in terza posizione ha un saldo positivo dello 0,98%.

Tra le commodities agricole il mais e il frumento sono le uniche sopra la parità. Il mais segna una performance dello 0,57%, mentre il frumento segna un rialzo frazionale con un saldo positivo dello 0,03%.

Tra le peggiori performance negative spicca il platino che perde il 2,87%, male anche il caffè che ha registrato una flessione dell’1,95%. Male anche lo zucchero oggi che perde poco più di un punto percentuale.

Tra i metalli l’oro e il rame segnano performance negative pari allo 0,92% e allo 0,65%. Perdite in misura meno significativa per l’argento, il cotone e il gas naturale che cedono rispettivamente lo 0,37%, lo 0,41% e lo 0,49%.

Focus del giorno: le parole di Trump non spaventano gli Hedge Fund

La scorsa settimana gli Hedge fund hanno rafforzato la loro posizione rialzista sul greggio e nei carburanti, nonostante l’appello “a prendersela con calma” rivolto all’OPEC.

I fondi speculativi e altri money manager sono stati acquirenti netti di ulteriori 16 milioni di barili di futures e opzioni nella settimana fino al 26 febbraio, secondo ICE futures Europe.

I gestori di portafoglio sembrano sempre più convinti che gli Stati Uniti e la Cina raggiungeranno un accordo commerciale evitando un profondo e prolungato rallentamento globale.

Allo stesso tempo i tagli alla produzione da parte dell’Arabia Saudita e le sanzioni statunitensi su Iran e Venezuela dovrebbero frenare la crescita della produzione di petrolio nel 2019/2020.

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