Manovra, le parti sociali al Viminale creano tensioni nel governo

Elisabetta Scuncio Carnevale

15/07/2019

15/07/2019 - 20:04

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Sulla Manovra Matteo Salvini va avanti, tornerà a incontrare le parti sociali tra 15 giorni

Manovra, le parti sociali al Viminale creano tensioni nel governo

Nuove tensioni in seno al governo Lega - 5 Stelle. Dopo la querelle sui presunti finanziamenti russi, questa volta a indispettire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è stato l’incontro, organizzato al Viminale, da Matteo Salvini con i rappresentanti delle parti sociali.

L’obiettivo del leader del Carroccio era quello di anticipare la discussione su una manovra “fondata sul sì”.

Manovra, Salvini invita le parti sociali e scavalca il premier. Per Conte scorrettezza istituzionale

Dopo il contestato incontro di oggi, le parti sociali torneranno a riunirsi al Viminale il 6 o il 7 agosto prossimo. Lo ha annunciato il ministro dell’interno Matteo Salvini, che ha aggiornato la riunione a una quindicina di giorni.

“Useremo luglio e agosto per preparare una manovra basata sulla crescita e il taglio delle tasse” , ha fatto sapere il vicepremier, la cui intenzione è definire al più presto i punti della manovra. La Lega ha esposto ai presenti la propria proposta: un forte taglio delle tasse a famiglie e lavoratori dipendenti e la riduzione degli oneri fiscali e burocratici per le imprese.

“Vogliamo una manovra economica fondata sui sì. Qualsiasi tipo di blocco non è più accettabile e non sarà più accettato. In molti lamentano lungaggini e ritardi”,

ha commentato Salvini, negando tuttavia di volersi sostituire a Conte e all’esecutivo. Era stato lo stesso premier, a poche ore dall’incontro, a stigmatizzare il comportamento del suo vice:

“se anticipa dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica, si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale”,

aveva detto Conte, dando mandato a Palazzo Chigi di precisare che, da settimane, si invita la Lega a fornire i nomi dei delegati che parteciperanno ai tavoli sulla manovra, senza successo.

A scatenare le polemiche tra i membri del governo anche la presenza alla riunione dell’ex sottosegretario Armando Siri, chiamato a illustrare la flat tax ipotizzata dalla Lega: un’unica deduzione fiscale che assorbirà tutte le detrazioni. L’aliquota, fino a 55.000 euro di reddito familiare, sarà portata al 15%, con benefici per 20 milioni di famiglie e 40 milioni di contribuenti. Secondo l’ex sottosegretario, questo garantirà un grande impulso ai consumi e risparmi per 3.500 euro per una famiglia monoreddito con un figlio.

“È l’inizio di un percorso, non vogliamo sostituirci al presidente del Consiglio”, ha ribadito Salvini, gettando acqua sul fuoco; ma ad affondare su Siri c’ha pensato Luigi Di Maio, affidando al propria considerazione a un post su Facebook.

Non si è fatta attendere, attraverso una nota congiunta, la risposta di Cgil, Cisl e Uil chiamate in causa dal leader 5 Stelle:

“appaiono del tutto inaccettabili ed offensive, nei toni e nella sostanza, le osservazioni nei confronti dei sindacati avanzate oggi dal vice premier Di Maio”.

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