MMT: Randall Wray sulle critiche di Sergio Cesaratto, parte seconda

Erika Di Dio

3 Novembre 2012 - 10:00

MMT: Randall Wray sulle critiche di Sergio Cesaratto, parte seconda

La scorsa settimana abbiamo riportato la prima parte dell’articolo di Randall Wray (pubblicato sul blog Ecomonitor) in risposta all’accusa mossa dal nostro economista italiano Sergio Cesaratto il quale aveva definito "falsa" la vittoria della Modern Money Theory. Nella prima parte Wray si è soffermato principalmente sul seguente discorso: se l’UEM fosse stata progettata in maniera appropriata, non sarebbe stato di nessuna importanza il fatto che alcuni paesi membri avessero avuto un deficit di partita corrente (come succede per molte nazioni Usa), ma il problema è nato dal fatto che l’UEM ha separato la moneta dalla politica fiscale; tutti i membri hanno infatti adottato l’euro ma ognuno si è trovato ad essere responsabile della propria politica fiscale.

In questa seconda parte, invece, verrà esaminato in dettaglio come ogni nazione si trova ad essere responsabile di trattare con le proprie banche se improvvisamente ci si trova a dover affrontare una crisi finanziaria.

L’economista statunitense Warren Mostler aveva a lungo ribadito che molto probabilmente si sarebbe arrivati ad una crisi dell’euro a causa di un fallimento bancario. Ogni singola nazione avrebbe dovuto salvare le proprie banche; questo si sarebbe aggiunto al debito pubblico, i tassi di interesse avrebbero raggiunto il picco e si sarebbe arrivati ad un prosciugamento senza fine della banche; solo la BCE sarebbe potuta intervenire, ma non aveva nessuna intenzione di farlo. Pensate a questo: quando le banche americane cominciano a crollare, a chi ci si rivolge? Non al Segretario del Tesoro dello Stato del Nord Carolina, ma al Governo Federale degli Stati Uniti.

La situazione in Irlanda

Quando le banche irlandesi hanno iniziato a mostrare segni di fallimento, a chi si sono rivolte? Vediamo: il totale del debito irlandese era circa 10 volte il Pil irlandese grazie ai banchieri più dissoluti che il mondo abbia mai visto. Così le banche si sono rivolte al Ministero del Tesoro irlandese chiedendo di rilevare tutti i debiti accumulati altrimenti l’economia irlandese sarebbe crollata, e il governo lo ha fatto.

Secondo Cesaratto, si tratta di uno squilibrio delle partite correnti. I consumatori irlandesi hanno semplicemente comprato troppe merci d’importazione. Vediamo allora i bilanci settoriali dell’Irlanda:

Si può osservare come prima della crisi finanziaria globale, il governo irlandese aveva dei surplus di bilancio e anche dei piccoli deficit delle partite correnti (mostrati come positivi perché il grafico riporta l’immagine speculare dei surplus di conto capitale). Comunque fino al 2007 non c’è nulla che potrebbe far nascere in un "mainstreamer" ( generalmente si tratta di economisti dell’equilibrio economico generale, n.d.r) una preoccupazione per l’Irlanda: e non è un segreto il fatto che i "mainstreamers" pensassero che l’Irlanda fosse un modello di successo. Ma qualcosa è andato storto. È stata colpa del minuscolo deficit delle partite correnti? No. È stata colpa dell’indebitamento del settore finanziario: i prestiti "sbagliati". Certamente a peggiorare le cose si sono aggiunti i debiti dei consumatori irlandesi, ma sarebbe una forzatura sostenere che i problemi dell’Irlanda sono stati causati da uno sfrenato deficit delle partite correnti. L’Irlanda avrebbe potuto avere un equilibrio di conto corrente costante e sarebbe esplosa comunque.

Non voglio occuparmi qui della crisi irlandese, ma mostrare come i problemi del settore bancario e allo stesso modo i collegamenti tra le banche "periferiche" (anche di paesi al di fuori dell’area euro) e le grandi banche del centro sono stati la salva d’apertura della crisi dell’euro. Così quando il bilancio del governo irlandese è esploso, anche gli altri investitori europei hanno iniziato a rendersi conto di essere esposti a grande rischi. Mentre le economie rallentavano, la maggior parte delle altre nazioni dell’euro registravano un deterioramento nei saldi di bilancio e molte iniziavano ad avere difficoltà ad esportare. La Germania (come aveva più volte previsto Jan Kregel) continuava a non aver problemi, e certo: tutto il sistema dell’euro era stato costruito a suo vantaggio. Era infatti il produttore più a basso costo e rappresentava il posto più sicuro per "parcheggiare" gli euro. Tutto questo mentre l’Europa iniziava la sua caduta nell’oblio.

E l’Italia?

Ora diamo invece un’occhiata ai bilanci settoriali dell’Italia:

Se l’Italia fosse una nazione con sovranità monetaria, sarebbe difficile vedere il problema. Eppure in Italia si sta verificando un fenomeno di bank run, un alto tasso di disoccupazione, un’austerità forzata e una speculazione che peserà sul suo debito pubblico. Potrebbe anche essere costretta a lasciare l’UEM. Come potrebbe qualcuno - figuriamoci un economista italiano - attribuire i problemi dell’Italia al consumo dissoluto delle importazioni? Nei vecchi tempi prima dell’UEM (quando l’Italia aveva la sua "altamente" inflazionistica lira) effettivamente aveva dei surplus delle partite correnti. È stata l’introduzione dell’UEM ad uccidere le esportazioni italiane, esattamente come aveva previsto Jan Kregel.

Uno sguardo alla Francia

La Francia? Beh non si trova certo nella stessa situazione di Grecia e Spagna ma ci sono anche qui avvisaglie di problemi. Strano. Fino a poco prima della crisi, la Francia aveva piccoli disavanzi delle partite correnti, tuttavia ha sempre avuto dei significativi risparmi privati. I deficit di bilancio sono esplosi quando il settore privato ha ridotto le spese e ha cercato di incrementare i risparmi per far fronte al clima d’incertezza.

Si può notare come, ugualmente al caso dell’Italia, anche la Francia aveva registrato dei surplus delle partite correnti fino all’adozione dell’euro. Quindi, anche in questo caso, Kregel aveva ragione: l’introduzione dell’UEM ha favorito le esportazioni tedesche. E ancora è altamente fuorviante sostenere che la crisi attuale sia solo uno squilibrio dei pagamenti. Piuttosto, è necessario capire perchè l’UEM soffriva di un difetto di progettazione. L’UEM è stato istituito per punire i deficit di bilancio: questa era l’idea dietro la scissione tra la politica fiscale e la moneta. Si è trattato di un difetto di progettazione.

La tesi della MMT è che come singole nazioni con sovranità monetaria, non c’era alcun dubbio sulla solvibilità di governo di alcuna di queste nazioni, ma con l’introduzione dell’UEM improvvisamente la solvibilità di ognuna di loro è stata messa in discussione. Si è a lungo sostenuto che i debiti di queste nazioni sin dall’inizio erano troppo elevati per membri non sovrani di un’unità monetaria, cinque volte, o anche più, superiori agli indici di indebitamento degli stati Usa. Si trattava solo di chiedersi "quando", non "se" i mercati se ne sarebbero resi conto.

Come ha osservato Keynes, i mercati possono rimanere irrazionali molto più a lungo di quanto si possa pensare, e così è stato in questo caso. Ci si aspettava che i tassi d’interesse sarebbero diventati divergenti prima di quando è successo. Ma quando la crisi ha colpito, questo alla fine è quanto accaduto:

La sovranità monetaria secondo Mostler

Per riassumere la questione sulla sovranità, riporto una citazione da un articolo intitolato "Riti di passaggio" scritto nel 2001 da Warren Mostler, (appena due anni dopo l’introduzione dell’euro):

Le 12 nazioni dell’eurozona una volta avevano sistemi monetari indipendenti, in modo molto simile agli Stati Uniti, il Canada e il Giappone oggi. Sotto la guida dell’UEM, tuttavia, i governi nazionali sono più che altro considerati finanziariamente come stati, province o città della nuova unione monetaria, in modo molto simile alla California, l’Ontario e New York City. Le vecchie banche centrali nazionali non sono più gli emittenti della loro moneta legale. Al loro posto l’UEM ha aggiunto una nuova banca centrale, la BCE, per la gestione del sistema dei pagamenti, per impostare i tassi overnight, e per intervenire sui mercati valutari quando necessario. Il Parlamento europeo ha un budget relativamente piccolo e limitate responsabilità fiscali. La maggior parte delle funzioni e responsabilità di governo rimangono a livello nazionale, non essendo state trasferite al nuovo livello federale. Due di queste responsabilità che si riveleranno più problematiche a livello nazionale sono l’indennità di disoccupazione e l’assicurazione dei depositi bancari. Inoltre, tutti i precedenti debiti finanziari nazionali rimangono a livello nazionale e vengono convertiti al nuovo euro, con un rapporto debito/Pil dei paesi membri al 105%, senza considerare le consistenti passività non finanziate. Tali oneri sono molto più elevati rispetto a quanto i mercati di credito normalmente consentono agli stati, le province o le città per il finanziamento.

E inoltre ciò che è veramente esploso negli ultimi due decenni è stato l’indebitamento dell’istituto finanziario, "banche" con debiti nei confronti di altre "banche" (molte di queste sono quelle che Paul McCulley chiama "banche ombra" che non sono tecnicamente banche e non sono regolate o sostenute allo stesso modo; probabilmente è stato proprio il settore bancario ombra a far saltare in aria il mondo). Come ho già sostenuto, Minsky ha visto questo come parte della transizione al "money manager capitalism" anche chiamato "finanziarizzazione". Indipendentemente da come viene chiamato, ha creato dei rischi smisurati che all’occorrenza di un problema relativamente minore in una istituzione potrebbero espandersi rapidamente sull’intero sistema finanziario globale. E questo è quanto successo precisamente nel 2007. Sta ancora succedendo. Succederà fino a quando tutti i grandi istituti finanziari non saranno arrestati. Ma questa è un’altra storia.

Semplice fortuna della MMT?

Alcuni critici hanno detto che la MMT è stata fortunata, l’orologio passa dalle 12:00 due volte al giorno. Essi affermano che i sostenitori della MMT abbiano lanciato un mucchio di previsioni sulla crisi e che ne abbiano azzeccata una. Veramente ne abbiamo azzeccate due: la crisi globale finanziaria (GFC) iniziata negli Stati Uniti e questa dell’Eurozona. E anche le descrizioni sui difetti di progettazione e sui probabili processi che si sarebbero dispiegati nel corso della crisi si sono rivelate corrette.

Altri critici ancora sostengono che l’approccio della MMT non sia stato l’unico a fare centro. Ok, va bene. Fateci vedere allora le analisi che hanno portato alle previsioni. È possibile che ci siano diversi approcci in grado di descrivere i processi che hanno portato alla crisi, compresi approcci non-MMT. Tanto meglio. I processi economici globali sono talmente complessi che non mi sorprenderei di scoprire altre plausibili storie.

Potrebbe non essere possibile distinguere tra storie rivali sulla base della nostra attuale comprensione. Ma almeno possiamo eliminare alcuni errori: le aspettative razionali, il ciclo economico reale e tutte le versioni del monetarismo. Il ventaglio di possibili approcci con cui affrontare un’analisi economica si è ristretto notevolmente, ma non necessariamente al punto di essere ridotto ad un unico modello universale.

Il lavoro dell’economista non finisce mai. Chi pensava il contrario?

Traduzione per Forexinfo.it a cura di Erika Di Dio - Fonte: Ecomonitor

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