Lira turca: minimi storici sulla scia delle sanzioni di Trump

Marco Ciotola

02/08/2018

L’imprigionamento del pastore americano sul territorio turco ha portato Trump a rendere effettive le precedenti minacce di sanzioni al Paese. La lira precipita e tocca i minimi storici

Lira turca: minimi storici sulla scia delle sanzioni di Trump

La lira turca precipita sempre di più.
Dopo le minacce dei giorni scorsi, gli Stati Uniti hanno ufficialmente imposto sanzioni a due ministri di Ankara per l’imprigionamento di un pastore americano, arrestato con le accuse di terrorismo e spionaggio.

Trump ne aveva chiesto la scarcerazione, che Erdogan non ha permesso. Facendo così, ha portato la valuta del Paese al minimo storico di 5.0924 lire per un dollaro, per un complessivo -25% negli ultimi 12 mesi. Questo dopo che fonti americane hanno annunciato di essere a lavoro su un elenco di società turche da sanzionare.

Lira turca ancora più giù: clima completamente sfavorevole

Lo scenario turco al momento sembra dei peggiori. I mercati, già sfiduciati per via del mancato contenimento dell’inflazione e di un sempre più distante argine allo scivolamento della lira, guardano con timore al Presidente Erdogan, ritenuto responsabile di ogni decisione della banca centrale.

Il Paese resta particolarmente esposto alla fiducia degli investitori, perché necessita di finanziamento esterno; ma gli afflussi di capitali hanno rallentato in maniera notevole, rendendo difficile per le società di Ankara rimborsare i prestiti in valuta estera.

A seguito delle sanzioni, la situazione della lira, così come quella delle obbligazioni e dei titoli turchi, si è aggravata ulteriormente.
Secondo Nigel Rendell, analista di Medley Global Advisors, il mercato passa da un evento negativo a un altro, con il risultato di attenuare l’appetito straniero per i beni turchi e indebolire sempre di più la valuta.

Dopo mesi di fermo, la banca centrale ha aumentato i tassi cumulativi di 500 punti base ad aprile. Mossa che, secondo molti, è arrivata troppo tardi. Diverse analisi mostrano come i prezzi al consumo siano aumentati di oltre il 16% a luglio.

Il governatore Murat Cetinkaya ha dichiarato che la scorsa settimana la banca centrale ha deciso di non alzare i tassi perché la crescita economica sembrava rallentare. Conseguentemente, bisognava lasciare spazio alla possibilità di assistere a effetti ritardati degli aumenti più recenti. Ma i prezzi attuali suggeriscono il prepararsi di un contesto ancora più problematico qualora un inasprimento della politica monetaria dovesse essere rimandato ancora a lungo.
La banca centrale si riunirà il 13 settembre.

La situazione al momento è peggiore di come non lo sia mai stata in passato secondo Cristian Maggio, responsabile della ricerca sui mercati emergenti di TD Securities:

“L’economia sta rallentando e c’è il rischio concreto di andare incontro a un atterraggio durissimo; da un punto di vista finanziario, la banca centrale sarà costretta a un nuovo rialzo dei tassi a meno di un apprezzamento della lira turca nei confronti del dollaro, cosa che reputo improbabile”.

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