Legge di Stabilità 2015, non solo bollo auto: nessuna abolizione dell’imposta provinciale di trascrizione

Valentina Brazioli

24 Ottobre 2014 - 19:00

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Tasse automobilistiche, tra le numerose promesse del Governo Renzi c’era quella di smettere di utilizzare gli automobilisti italiani come se fossero un bancomat sempre a disposizione. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo ancora in piena notte: oltre al paventato ritorno del bollo sulle auto storiche, l’imposta provinciale di trascrizione sugli atti di vendita dei veicoli non verrà toccata. Il costo? Circa 1,3 miliardi che resteranno a carico degli italiani.

Legge di Stabilità 2015, non solo bollo auto: nessuna abolizione dell’imposta provinciale di trascrizione

Tasse automobilistiche, non c’è pace per gli italiani. Se appena lo scorso aprile raccontavamo di un documento di economia e finanza (DEF) che delineava un quadro di sostanziale riforma dei tributi a carico degli automobilisti, allo scopo di alleggerirne i costi, negli ultimi giorni stiamo assistendo a una serie di preoccupanti dietrofront.

Torna il bollo sulle auto storiche

Come già segnalato in precedenza, nella bozza di legge di stabilità 2015 si stabilisce il ritorno al bollo sulle auto storiche (tra i 20 e i 29 anni), fino ad oggi esentate. Una mossa pensata dal Governo per scongiurare il possibile abuso di questo vantaggio fiscale, in quanto si segnalava il problema di numerosi contribuenti che sceglievano di circolare con auto costruite prima del 1994, prive di qualsiasi interesse storico, utilizzate al solo scopo di risparmiare su bollo e assicurazione.

Resta anche l’imposta provinciale di trascrizione

Niente da fare anche per l’imposta provinciale di trascrizione di vendita dei veicoli. Nonostante le province – tecnicamente – siano state abolite, questa tassa non si tocca: vale circa 1,3 miliardi, e la promessa “rimodulazione” per il momento sembra destinata a rimanere nel cassetto. E’ stata la stessa Ragioneria Generale dello Stato, infatti, a mostrare delle perplessità di fronte alle proposte di modifica. Risultato? Tutto resta com’era prima, con buona pace degli automobilisti italiani che avevano – forse – creduto a quanto scritto nel Def.

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