Lavoro in banca a rischio: 80.000 licenziamenti nel mondo, ecco dove

Redazione Lavoro

30/12/2019

30/12/2019 - 13:32

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Il lavoro in banca è a rischio anche per il 2020 tra licenziamenti in atto a livello mondiale e piani di tagli a due o tre anni. I posti eliminati sono 80.000 e la maggior parte sono in Europa. Vediamo dove.

Lavoro in banca a rischio: 80.000 licenziamenti nel mondo, ecco dove

A rischio chi lavora in banca in Europa e nel resto del mondo: sono quasi 80.000 i licenziamenti negli Istituti bancari su scala globale.

Una situazione allarmante che ha fatto registrare numeri che non erano così alti dal 2015. I tagli maggiori hanno riguardato proprio il Vecchio continente, con l’82% dei licenziamenti del totale.

Un ultimo grande licenziamento annunciato riguarda invece il Nuovo continente con la Morgan Stanley che ha tagliato il 2% dei 60.000 dipendenti mondiali con una riduzione di 1.500 unità nei primi mesi di dicembre.

Prima ancora c’è stata la HSBC che ha licenziato 10.000 dipendenti con un taglio del 4% della forza lavoro impiegata negli uffici diffusi in tutto il mondo.

In Italia la Unicredit ha annunciato che salteranno, entro il 2023, 8.000 posti di lavoro, con 500 filiali in meno sul territorio nazionale nell’ambito di un piano strategico.

La trasformazione tecnologica e il futuro incerto dell’economia non fanno che mettere in pericolo il lavoro in banca. Il 2020 si prospetta anche esso un anno di tagli, con numerosi licenziamenti, come quello che sta per concludersi.

Più di 63.000 licenziamenti nelle banche europee: ecco dove

Sembra che nessuno dei grandi gruppi bancari europei sia esente dal piano di tagli e licenziamenti. La crisi bancaria in Europa, infatti, conta circa l’82% dei 77.780 tagli nel mondo, vale a dire che in Europa i posti di lavoro sacrificati sono 63.611.

Il caso HSBC è soltanto l’ultimo della lista. Neil Quinn, che succede a Flint, ha oggi il compito di gestire la crisi del grande gruppo finanziario, che nonostante il periodo non favorevole con tutte le incognite della Brexit, risulta essere uno dei pochi a continuare investimenti nel Regno Unito. Il tasto dolente resta la questione dei dipendenti. Se in estate, infatti, era stato annunciato un piano di circa 4.000 tagli al personale, ora la strategia di HSBC prevede licenziamenti pari a 10.000 unità.

A soffrire è anche il gruppo bancario inglese Barclays, che ha licenziato 3mila persone quest’estate. La banca spagnola Santader ha previsto la chiusura di 140 filiali sul suo territorio ed esuberi sono previsti anche a causa dell’operazione di aggregazione con il Banco Popular. Sempre in Spagna, Caixa taglierà 2.000 posti.

La tedesca Deutsche Bank, ancora scossa dall’impatto dei derivati tossici e della crisi di Lehman Brothers, procederà con il licenziamento di 18.000 persone entro il 2022.

La prima banca polacca, Bank Pekao, ha approvato un piano di tagli di 900 persone e la francese SocGen subirà un ridimensionamento consistente, con 1.600 addetti in meno.

L’Italia non sembra essere esente dal contagio della crisi bancaria in Europa. Il gruppo Unicredit ha annunciato un piano strategico che prevede entro il 2023 un taglio di 8.000 persone con l’eliminazione di 500 filiali.

L’Europa è quella che soffre di più una crisi bancaria a livello mondiale, ma che ha colpito anche l’America. Morgan Stanley ha infatti tagliano 1.500 persone nei primi di dicembre, il 2% degli oltre 60.000 dipendenti a livello mondiale. Non solo l’analisi della documentazione bancaria ha permesso a Bloomberg di calcolare, che oltre i 63.611 posti di lavoro persi in Europa ci sono e si prevedono:

  • 7.669 in meno in America del Nord;
  • 3.500 in America Latina;
  • 2.487 in Medio Oriente e Africa;
  • 513 nella regione Asia-Pacifico.

Su scala mondiale sono 77.780 i posti eliminati, la cifra più alta dal 2015 quando a perdere il lavoro furono 91.448 persone. Vediamo allora, al di là degli annunci e dei tagli effettuati, quali sono le motivazioni alla base dei licenziamenti.

Lavoro in banca: i motivi dei licenziamenti

La crisi bancaria in Europa, testimoniata dai concreti piani di licenziamento che stanno colpendo un po’ tutti i principali Paesi, ha diverse cause.

Innanzitutto, occorre analizzare le incognite che stanno erodendo la fiducia nei mercati e nei canali finanziari tradizionali. Fenomeni come la Brexit, la guerra commerciale tra USA e Cina, l’andamento dei tassi di interessi negativo soprattutto in Inghilterra non aiutano le banche a risollevarsi.

La politica di abbassamento dei tassi portata avanti dalla BCE ha colpito proprio l’attività fondante della banca, ovvero il prestito di denaro per ottenerne un profitto.

Le banche tradizionali, inoltre, sono sempre più minacciate dalla digitalizzazione e dall’automazione del lavoro, oltre che dal proliferare di start-up operanti nel Fintech e nel digital banking. Il mondo mobile e i servizi finanziari che offre stanno scalzando il ruolo di sportelli, uffici, personale.

C’è un cambiamento in atto nel mondo bancario. Per ora, però, i risultati più evidenti sono i licenziamenti nei principali istituti europei e mondiali.

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