Perché l’operazione «Spider Web» dell’Ucraina, pur essendo un successo tattico non altera l’equilibrio strategico del conflitto.
Premessa. L’operazione «Spider Web» condotta dal Servizio di sicurezza dell’Ucraina il 1° giugno che ha visto l’impiego di droni contro 5 basi militari russe è un successo dal punto di vista tattico e reputazionale e un grave danno d’immagine per Mosca.
Tuttavia, benché abbia capacità operative notevoli da parte di Kiev (e degli alleati occidentali), ma modificherà in maniera sostanziale l’equilibrio militare nel conflitto in corso. Parlare di una Pearl Harbour russa è fuori luogo poiché i danni inflitti, nonostante l’operazione geniale e altrettanto spettacolare, sono tutto sommato limitati. Inizialmente, secondo le prime dichiarazioni dell’Sbu, l’operazione avrebbe danneggiato il 34% dei vettori missilistici da crociera strategici russi, con un costo stimato di 7 miliardi di dollari.
Poco dopo l’attacco si parlava infatti di 41 bombardieri distrutti, per un danno di oltre 2 miliardi di dollari. Tuttavia, successive correzioni da parte ucraina e fonti indipendenti hanno ridimensionato il bilancio: sarebbero stati colpiti 8 aerei, di cui 4 bombardieri Tupolev Tu-95MS, fino a 5 Tu-22M3 e un aereo da trasporto, distribuiti principalmente tra le basi di Belaya (Siberia Orientale) e Olenya (regione di Murmansk). Le altre tre basi prese di mira – Ukrainka, Dyagilevo e Ivanovo – non avrebbero subito danni significativi, con attacchi respinti o falliti. [...]
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