L’Europa spende miliardi per bloccare l’immigrazione (ma non funziona)

Michela Del Zoppo

18 Agosto 2017 - 14:40

L’Unione Europea ha stanziato fondi per 3,52 miliardi di dollari per fronteggiare l’immigrazione dall’Africa. Ma queste misure stanno dando i risultati sperati?

L’Europa spende miliardi per bloccare l’immigrazione (ma non funziona)

Di fronte ad una classe strapiena in una scuola di Iruekpen, un remoto villaggio rurale del sud della Nigeria, Precious Owens mette in guardia gli studenti sui pericoli dell’immigrazione verso l’Europa. I trafficanti ingannano la gente spingendola a pensare di poter trovare un buon lavoro oltremare, spiega Owens: “Arriveranno e diranno che possono garantire grandi opportunità all’estero” ma molto spesso è una bugia. I migranti che passano attraverso la Libia, infatti, molto frequentemente finiscono imprigionati dai trafficanti per mesi, prima di essere spediti attraverso il Mediterraneo su barche traballanti, continua Owens. Il viaggio è pericoloso, così come sono in pericolo le loro vite una volta giunti in Europa, quando molte persone sono costrette a prostituirsi o lavorare in condizioni indegne.

I progetti delle ONG presenti sul territorio

Owens lavora per un’organizzazione non governativa che nello stato di Edo, in Nigeria, aiuta ad educare bambini e famiglie ai rischi dell’immigrazione - e non solo. Il Programma di cui Owens fa parte, infatti, non è soltanto lo sforzo a livello locale per aiutare gli abitanti delle regioni più povere ma è un’istituzione dell’Unione Europea.
Negli ultimi tre anni, l’afflusso di quasi 2 milioni di migranti e rifugiati – molti da Siria, Afghanistan e Iraq – ha innescato una reazione negativa in tutta Europa. E l’anno scorso il numero delle persone che dall’Africa sono arrivate in Italia è cresciuto rapidamente. Molti venivano dalla Nigeria, dove il crollo verticale dei prezzi del petrolio ha portato le persone alla disperata ricerca di un lavoro all’estero.

In risposta a questa situazione, l’Unione Europea sta spendendo miliardi nel tentativo di ridurre il numero delle persone che decidono di intraprendere il viaggio per mare. Il denaro, dicono gli analisti, è un importante fattore di movimento. “L’ immigrazione e il problema dei rifugiati sono balzati al primo posto dell’agenda dell’UE in politica estera” ha detto Jeff Crisp, un ricercatore associato al Centro Studi per i Rifugiati dell’Università di Oxford.

Ma dal momento che l’UE spende più denaro per cercare di ridurre l’immigrazione – tramite programmi per la creazione di posti di lavoro o di promozione dello sviluppo agricolo – alcuni analisti si chiedono se queste iniziative scoraggino davvero la gente dal lasciare il loro paese e non siano anzi un aiuto non intenzionale ai regimi repressivi come quelli di Eritrea, Libia e Sudan. I responsabili politici “non sono realmente interessati alla complessità delle cause dell’immigrazione” ha detto Heaven Crawley, professore all’International Migration at Coventry University’s Centre for Trust, Peace and Social Relations.

Oggi, la rotta più comune che i migranti africani compiono per arrivare all’Europa passa attraverso la Libia, dove è cresciuto il traffico di esseri umani. La Libia è virtualmente senza leggi, per cui i trafficanti hanno gioco facile nello sfruttamento degli immigrati per ottenere profitti. Sono moltissimi quei migranti che, una volta arrivati, vengono venduti come schiavi sessuali. Sebbene il numero delle persone che attraversano il mediterraneo sia sceso rispetto allo stesso periodo del 2016, un numero più alto muore nella traversata, secondo l’International Organization for Migration, dato che i trafficanti ammassano i migranti in barche fragili senza giubbotti di salvataggio. Altri muoiono di sete nel deserto.

In cosa consistono i programmi UE

I promotori dei programmi europei sperano che procurare lavoro in Africa ed avvertire i suoi abitanti dei reali pericoli del viaggio aiuti a salvare vite. Nel 2015, l’UE ha lanciato il progetto European Union Emergency Trust Fund for Africa (EUTF) che prevede di spendere 3,52 miliardi di dollari in progetti rivolti alla gestione dell’immigrazione in più di 25 paesi lungo le principali arterie di tutta l’Africa. A luglio, 116 programmi per un costo di quasi 2,35 milioni di dollari sono stati approvati dal Fondo. Anche i singoli governi europei stanno istituendo dei fondi per programmi simili.

Ci sono già delle critiche riguardo alcuni di questi programmi, in modo particolare quelli che riguardano la sicurezza delle coste: il timore è che i governi possano beneficiarne a danno dei diritti umani. Le associazioni per i diritti umani hanno denunciato il governo dell’Eritrea per le sue “tendenze totalitarie”, incluse le persecuzioni religiose; le Nazioni Unite hanno denunciato che i migranti subiscono torture e detenzioni arbitrarie da parte del sistema giudiziario libico; e l’International Criminal Court ha emesso un mandato d’arresto per il presidente del Sudan con le accuse di genocidio e crimini di guerra.

“A meno che questo [denaro] non sia accompagnato da notevoli sforzi nelle riforme in tema di sicurezza e non ci si assicuri che le forze militari siano correttamente addestrate e qualificate, c’è il rischio di essere accusati di complicità nella tratta di esseri umani”

ha detto Richard Downie, direttore per l’Africa del Center for Strategic and International Studies a Washington.

L’UE sta monitorando le iniziative dell’EUTF in Africa, ha detto un portavoce UE in una mail a Newsweek. Ma il capo della Commissione Europea dello sviluppo internazionale, Neven Mimica, ha riconosciuto che è necessario un migliore controllo.

“Non è possibile verificare realmente se si è arrivati al risultato sperato”

ha detto Crisp, il ricercatore di Oxford

“i governi sono riluttanti nell’effettuare delle valutazioni sui progetti riguardanti l’immigrazione perché non vogliono vedere i risultati”.

Alcuni analisti dell’immigrazione notano che quando lo sviluppo porta ad una migliore scolarizzazione e ad un migliore accesso all’educazione, al lavoro e ai soldi, le persone sono più spinte a migrare, e non viceversa, dato che possiedono gli strumenti per partire.

Ma non tutti sono d’accordo. Laura Hammond, capo di uno degli enti finanziati dall’UE alla SOAS University of London, che si sta occupando dell’immigrazione dal Corno d’Africa, ha detto che migliori condizioni di lavoro tratterrebbero i migranti dal lasciare il proprio paese.

“Sospetto che se le persone avessero possibilità di scegliere fra un salario decente nel loro paese e un viaggio pericoloso, molti sceglierebbero di restare”,

sostiene.

Ma ci saranno sempre persone che avranno bisogno di emigrare, lontano da condizioni economiche disperate e persecuzioni religiose o politiche, aggiunge Hammond. Queste sono persone che rischiano di non rientrare nei calcoli dei politici che cercano di tenere i migranti fuori dall’Europa: “L’ossessione, negli ultimi anni, [è stata quella di] ridurre il numero delle persone in movimento”. Quello che i finanziatori dovrebbero chiedersi, dice a Newsweek, è “come possiamo assicurare alle persone una scelta”.

A Iruekpen le possibilità di scelta sono ardue da trovare. La maggior parte delle famiglie non possono permettersi di pagare 500 naira (1,50$ circa) per le spese scolastiche di base ogni 3 mesi, dice Kester Ehikhor, un’insegnante della scuola. Quando c’è la possibilità per un membro della famiglia di imbarcarsi per lavorare, sarebbero disposti a tutto per avere gli introiti che potrebbero arrivare. “Tutti sanno bene che le persone muoiono nel Mediterraneo” dice Ehikhor “Ma sono disposti a correre il rischio”.

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