Emergenza immigrazione: 10.500 sbarchi negli ultimi quattro giorni e altri 90.000 disperati pronti a partire. L’Italia pronta a chiudere i porti alle navi straniere.
L’immigrazione in Italia ormai sembrerebbe essere fuori controllo. I numeri record degli sbarchi degli ultimi giorni hanno spinto il ministro dell’Interno Marco Minniti ad annullare il suo viaggio negli Usa, con il nostro paese che sarebbe pronto anche a estreme misure per evitare il collasso.
Soltanto negli ultimi quattro giorni sono sbarcati sulle nostre coste circa 10.500 persone ma, dato che ha fatto scattare più di un campanello d’allarme, dalle Libia sarebbero pronti a partire altri 90.000 disperati.
L’Italia ormai si sente sempre più sola nella gestione delle migliaia di migranti arrivati nel nostro territorio, tanto che il governo avrebbe secondo l’Ansa posto questione formale all’Unione Europea.
Un messaggio questo recapitato all’UE che potrebbe anticipare, come paventato da più fonti, la chiusura dei porti nostrani all’attracco di tutte quelle navi non italiane che effettuano salvataggi di migranti nel Mediterraneo.
Immigrazione da record
Quando a inizio anno giunsero i dati sui numeri degli sbarchi sulle nostre coste nel 2016, fu lo stesso ministero dell’Interno a prevedere che l’immigrazione nel nostro paese nel 2017 sarebbe stata da record.
Nel 2016 infatti sono arrivati attraverso il Mediterraneo in Italia 181.405 migranti, praticamente la metà di tutti quelli sbarcati in Europa, facendo registrare un aumento del 18% rispetto il 2015.
In questo 2017 finora le ultime rilevazioni parlano di 70.000 persone sbarcate sulle nostre coste, di cui ben 10.500 negli ultimi quattro giorni dove, complice anche la situazione meteo, è avvenuta una vera e propria escalation.
Quello che preoccupa però sono le circa 90.000 persone che sarebbero pronte a salpare dalle coste della Libia nei prossimi giorni, dove è atteso un vero e proprio esodo di migranti verso il territorio italiano.
Un’ipotesi questa che andrebbe a confermare la stima fatta a inizio anno dal ministero dell’Interno, dove si parlava del possibile arrivo nel 2017 in totale di 230.000 immigrati, ben 50.000 in più rispetto lo scorso anno.
Un esodo massiccio questo paventato che manderebbe al collasso il già precario e problematico sistema di accoglienza nostrano, che attualmente non potrebbe gestire un tale flusso di arrivi.
La situazione quindi sarebbe arrivata al limite, tanto che il governo ha deciso di smettere di temporeggiare ponendo la questione formale all’Unione Europea e mettendo in cantiere una serie di ipotesi per cercare di gestire al meglio la situazione.
Porti chiusi e nuove strutture di accoglienza
La gravità della situazione è evidenziata dal fatto che il ministro dell’Interno Marco Minniti, mentre era in volo per una serie di incontri istituzionali negli Stati Uniti, una volta venuto a conoscenza dell’evolversi dei fatti ha deciso di invertire la rotta e fare ritorno a Roma.
Immediato è stato il summit con il premier Paolo Gentiloni, un incontro questo dove si è parlato delle varie soluzioni che il governo potrebbe mettere in campo per arginare e gestire questo massiccio flusso migratorio.
L’Italia infatti sarebbe pronta a negare l’approdo alle navi che effettuano salvataggi nel Mediterraneo battenti bandiera straniera. Così facendo, le imbarcazioni sarebbero costrette a fare rotta verso i propri stati di appartenenza.
Un modo questo per sollecitare paesi come Spagna, Francia, Malta, Olanda e Irlanda, a non sbarcare in Italia le persone tratte in salvo prendendole così in carica direttamente facendoli poi arrivare nelle loro coste, alleggerendo così il numero degli arrivi nei nostri centri d’accoglienza.
Il motivo quindi sarebbe soltanto quello di diminuire gli sbarchi nei nostri porti, con la questione dei rapporti tra immigrati e Ong che non c’entrerebbe nulla in quanto la misura riguarderebbe anche le navi facenti parte delle operazioni Frontex e Eunavfor Med.
In quanto al potenziamento del sistema di accoglienza, il ministero starebbe pensando alla creazione di due tendopoli per ogni provincia, oltre che all’utilizzo anche di caserme e altri edifici pubblici in disuso.
La vera sfida però è quella di cercare di impedire le partenze dalla Libia. L’Italia ha messo in campo uomini e risorse per addestrare la guardia costiera libica, che è stata dotata anche di 10 motovedette nostrane, ma i risultati al momento non sono tangibili.
Anche il pattugliamento dei confini di terra che dividono la Libia da paesi come il Niger e il Ciad sembrerebbero essere abbastanza inutili, visto che è impossibile controllare bene un territorio così vasto.
L’Europa deve fare la sua parte e la Libia deve iniziare a rispettare gli accordi presi, soltanto così si potrà attenuare questa emergenza e iniziare a costruire progetti per aiutare veramente i migranti che, questo bisogna sempre ricordarlo, sono le grandi vittime di questo traffico di vite umane.
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