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Kobe Steel: lo scandalo si allarga all’acciaio
giovedì 12 ottobre 2017, di
Sembra aver imboccato una via senza ritorno, il caso Kobe Steel, il gruppo siderurgico giapponese che ha ammesso di aver manipolato i dati dei prodotti in alluminio e rame.
Ora lo scandalo si allarga e coinvolge anche la componentistica in acciaio.
Un duro colpo al Made in Japan ma anche per la stessa società che sta rovinosamente perdendo terreno sui mercati.
Lo scandalo si allarga all’acciaio
Dopo aver ammesso di aver alterato, tra settembre 2016 e agosto 2017 le certificazioni di circa 20 mila tonnellate di prodotti in rame e in alluminio, Kobe Steel deve oggi fare i conti con un nuovo problema.
Anche i dati sulle polveri di ferro che finiscono nella componentistica in acciaio sono stati falsificati e non corrispondono agli standard richiesti dai clienti.
Una truffa vera e propria che sarebbe andata avanti per anni con almeno quattro stabilimenti produttivi del gruppo coinvolti nel raggiro.
Focus sulla sicurezza dei trasporti
Lo scandalo che sta travolgendo Kobe Steel oltre a porre problemi di immagine per il gruppo siderurgico e per la manifattura giapponese, pone un serio problema sulla sicurezza dei trasporti.
Quelle componenti in acciaio, rame e alluminio finite sotto accusa perché non rispondenti alle specifiche richieste dai clienti, si trovano ora nei più comuni mezzi di trasporto: dalle auto prodotte da Toyota, Mazda, Subaru e Nissan ai treni venduti in Gran Bretagna da Hitachi.
Note multinazionali del settore automobilistico hanno, dunque, avviato indagini interne. Se dalle prime verifiche si dovessero riscontrare criticità tali da mettere a rischio la sicurezza del prodotto finale, le aziende vittime della truffa dovrebbero avviarne il richiamo per effettuare le sostituzioni. Un’operazione complessa e costosa.
Anche il ministero dell’Economia del Giappone è corso ai ripari affrettandosi a dichiarare che in nessun impianto nucleare sono stati utilizzati dei prodotti potenzialmente a rischio di Kobe Steel.
Rischio default
Come era facilmente prevedibile, il titolo di Kobe Steel sta sprofondando. Ieri ha subito un crollo del 18% e in due sessione ha perso quasi la metà del suo valore (-40%). La perdita è stata di circa 1,7 miliardi di dollari della capitalizzazione.
Chi ha investito in Kobe Steel, fa dietrofront. Troppe incertezze sul futuro del gruppo e troppo elevata la probabilità che venga travolto da procedimenti giudiziari.
I clienti truffati sono parecchi (solo per rame e alluminio se ne stimano circa 200) e sebbene non si conoscano i nomi delle aziende coinvolte, è evidente che una volta avuta la consapevolezza del problema non staranno con le mani in mano.
Ma non è solo l’aula di tribunale a spaventare gli investitori: in arrivo potrebbero esserci anche interventi da parte della autorità di regolamentazione, sia in Giappone che negli Usa.
Mentre cerca di contenere lo scandalo, Kobe Steel si muove velocemente sul mercato immobiliare accelerando la cessione delle attività di Shinko Real Estate.
Intanto, la Borsa di Tokyo finora ha retto l’urto. Ma l’ipotesi che il terzo gruppo siderurgico del Giappone vada incontro a un crack finanziario sembra essere sempre più concreta.
Non a caso, i costi per assicurarsi contro questa eventualità sono quadruplicati in soli due giorni.