Italia: sale il PIL nel 1°trimestre. Siamo fuori dalla crisi? Una bugia a cui non credere

Vittoria Patanè

13/05/2015

Il dato sul PIL pubblicato stamattina dall’ISTAT ha spinto molti a parlare di Italia fuori dalla crisi. Vi spieghiamo perché non è vero e quanto questi proclami non corrispondano a realtà

Italia: sale il PIL nel 1°trimestre. Siamo fuori dalla crisi? Una bugia a cui non credere

L’ISTAT ha pubblicato stamattina le stime preliminari, e sottolineiamo "stime preliminari" sul PIL italiano del primo trimestre 2015. Citiamo testualmente:

Nel primo trimestre del 2015 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è risultato invariato rispetto al primo trimestre del 2014. ...Nello stesso periodo il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,1% negli Stati Uniti e dello 0,3% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,0% negli Stati Uniti e del 2,4% nel Regno Unito. La variazione acquisita per il 2015 è pari a 0,2%.

Detto in parole povere, nei primi tre mesi del 2015 il Prodotto Interno Lordo dell’Italia è salito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (dato superiore alle attese) , mentre rispetto al primo trimestre del 2014 la crescita è stata nulla.

Come ampiamente sottolineato da Governo e organi di stampa, il dato pubblicato oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica rappresenta la prima variazione positiva dal terzo trimestre del 2013, ma anche la crescita più cospicua dal periodo gennaio-marzo 2011.

Ovviamente, le stime dell’ISTAT sono state seguite da dichiarazioni colme di soddisfazione e trionfalismo. Solo per fare qualche esempio, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha commentato:

"E’ presto per cantare vittoria, ma questo dato è il segnale della svolta impressa all’economia dalle politiche del governo".

Il Tesoro ha definito "a portata di mano" il raggiungimento del target +0,7% per l’intero 2015, mentre Yoram Gutgeld, ex consigliere economico di Renzi e oggi commissario alla spending review, ha twittato:

Nel 1 trimestre della 1 legge di stabilità di questo governo, per la prima volta dopo anni, la crescita italiana e’ pari a quella tedesca.

A questo punto sembrerebbe dunque che l’Italia sia finalmente fuori dalla recessione. Un’affermazione avvallata anche dal fatto che, per convenzione, il primo trimestre di crescita che arriva dopo due (o più) trimestri di contrazione viene considerato come il segno della fine di una crisi.

Per smorzare proclami e trionfalismi però, è sufficiente dare un’occhiata a questo grafico presente sul sito dell’ISTAT:

La curva mostra con chiarezza come utilizzando lo stesso parametro convenzionale (trimestre di crescita dopo due trimestri di contrazione) negli ultimi sette anni l’Italia sia uscita dalle fasi di recessione per ben tre volte. Lo stesso grafico evidenzia però come i livelli registrati nel 1°trimestre del 2008 siano ancora lontanissimi e oggi, nonostante questo +0,3%, ci troviamo ai livelli di 14 anni fa.

Una semplice immagine dunque è più che sufficiente per capire come affermazioni ad effetto e canti di vittoria siano assolutamente da evitare, anzi osiamo dire che rappresentano una vera e propria presa in giro.

Se questo non bastasse però vi forniamo altri motivi per essere cauti.
In primis bisogna considerare il fatto che il dato pubblicato stamattina dall’ISTAT è una stima preliminare, un risultato cioè che potrebbe essere ritoccato in positivo o in negativo nelle prossime settimane e sul quale non c’è ancora certezza.

In secondo luogo, se fossimo al posto di Padoan (o di qualsiasi altro rappresentante di Palazzo Chigi), prima di parlare di "svolta impressa dalle politiche del governo", aspetteremmo di conoscere quali siano state le componenti del PIL che hanno contribuito al rialzo. Ci sono altissime probabilità che questo dato sia il frutto del miglioramento delle esportazioni e dei consumi derivante dall’indebolimento dell’euro (e quindi dalla politica economica della BCE e non dell’Esecutivo italiano) e dal calo del prezzo del petrolio ( e anche in questo caso le riforme nostrane c’entrano poco). Anche queste sono però ipotesi, perché per conoscere effettivamente le cause della crescita dovremo attendere il 29 maggio.

In ogni caso, usare questo dato preliminare per "pubblicizzare" l’operato del Governo Renzi ci sembra alquanto prematuro. Le stesse dichiarazioni di Yoram Gutgeld citate in precedenza e la comparazione con la Germania necessitano di alcuni chiarimenti, perché se da un lato è vero che Italia e Germania hanno registrato la stessa percentuale di crescita nel corso dei primi tre mesi del 2015, non si può non considerare che il PIL tedesco è salito in un anno dell’1,1%, mentre quello italiano è a crescita zero. Nel momento in cui si fanno delle comparazioni, ci sembra opportuno riportare tutti i dati e non solo quello "conveniente".

Facendo infatti un paragone con gli altri Paesi Europei, nel corso degli ultimi 12 mesi, non si può dire che "ce la siamo cavata bene". Anche in questo caso basta un semplice grafico dell’Eurostat per dimostrarlo:

In base a quanto si osserva, nell’ultimo anno peggio di noi ha fatto solo la Finlandia.

Tornando al dato di oggi sembra dunque opportuno consigliare (soprattutto al Governo) di attendere qualche conferma in più prima di prodigarsi nei soliti proclami volti ad enfatizzare una ripresa che a conti fatti ancora non si vede. Attualmente la congiuntura internazionale (leggasi Quantitative Easing e prezzo del petrolio) potrebbe darci una mano, ma i problemi dell’Italia sono ancora dolorosamente palesi, sia nella pratica che nei numeri, dato che continuiamo ad essere uno dei pochi Paesi dell’UE a crescita nulla e ci manca ancora un 9% per tornare ai livelli del 2008. Il rischio è infatti che questa "propaganda" prima o poi si ritorca contro coloro che la utilizzano e che i cittadini ancora strozzati dalla recessione si stanchino di dichiarazioni non corrispondenti alla realtà. Anche perché diciamoci la verità, con le "stime preliminari" e con i proclami non si mangia.

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