L’Italia tra crisi 2020 e rilancio 2021: il report Istat

Violetta Silvestri

09/07/2021

09/07/2021 - 13:32

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Il report Istat offre una fotografia completa dell’Italia economica nell’anno della crisi Covid 2020 e nei primi mesi del rilancio 2021. Qual è la situazione del Paese? I dettagli.

L’Italia tra crisi 2020 e rilancio 2021: il report Istat

Italia economica nell’anno Covid 2020 e nel primo trimestre 2021: l’Istat ha scattato la fotografia della situazione con il report annuale.

Il Paese mostra ancora i segni della crisi, con un recupero del manifatturiero che non è, però, seguito da quello dei servizi e del turismo.

Tra calo dei consumi e aumento della povertà, l’Istat ha acceso i riflettori anche sul sistema imprese italiano.

Quale Italia, sul fronte economico, è emersa dall’ultimo report annuale?

L’Italia economica tra crisi e ripresa: dati Istat

Il documento annuale Istat è innanzitutto un bilancio su quanto la crisi Covid del 2020 ha impattato sul sistema produttivo ed economico dell’Italia.

Il Prodotto Interno Lordo è diminuito dell’8,9% su base annuale, spinto al ribasso dal crollo della domanda interna, in primis dei consumi. A livello congiunturale, il tonfo nel secondo trimestre è stato seguito da un recupero, ma il nel quarto trimestre il PIL è tornato negativo con le nuove misure emergenziali.

Nel primo trimestre 2021, è stato registrato un debole recupero congiunturale (+0,1% il Pil), che comunque è stato migliore delle altre economie europee.

Da segnalare che il settore manifatturiero è quello che ha mostrato per primo i segnali di una stabilizzazione grazie alla spinta positiva della domanda internazionale e del settore delle costruzioni.

L’Istat ha rilevato che tra gennaio e marzo 2021 i ricavi complessivi del comparto sono cresciuti, “su base tendenziale, del 12,6%, a seguito di un deciso aumento della domanda interna (+15,9%) e di una dinamica più contenuta, ma comunque rilevante, di quella estera (+7,0%)”.

Ancora in sofferenza, invece, il terziario. Nel primo trimestre 2021 il fatturato è cresciuto dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. “Il recupero, tuttavia, è ancora incompleto ed eterogeneo. Al netto della stagionalità, il livello dei ricavi è inferiore di oltre il 7% a quello registrato a fine 2019.”

Da evidenziare: l’Istat ha classificato le imprese con almeno 3 addetti in diverse classi di solidità. Ne è scaturito questo quadro nel contesto pandemico 2020-2021: sono Solide l’11% delle aziende, che rappresentano il 46,3% dell’occupazione e il 68,8% del valore aggiunto.

Nel range A rischio strutturale si è posizionato il 44,8% delle imprese. Di queste, oltre la metà sono aziende piccole (3-9 addetti), le più vulnerabili alla crisi.

La nota Istat ha sottolineato:

“Un elemento incoraggiante per le prospettive di tenuta del sistema è che in tutti i comparti le imprese Solide sono anche quelle con un più alto grado di rilevanza sistemica, ovvero più delle altre sono in grado di trasmettere gli impulsi di ripresa al resto del sistema produttivo.”

Nota in parte dolente per il mondo del lavoro: il calo dell’occupazione ha impattato prima soprattutto sui dipendenti a termine e gli indipendenti, in seguito anche sui lavoratori a tempo indeterminato.

Nonostante i segnali di ripresa nel 2021, a maggio gli occupati hanno registrato una diminuzione di 735mila unità rispetto a prima dell’emergenza.

Italiani più poveri, crollo dei consumi

Il 2020 e la crisi Covid hanno avuto effetti importanti sulle famiglie e le loro condizioni economiche.

Innanzitutto, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 è diminuito del 2,8% (-32 miliardi di euro), quasi annullando la crescita del biennio precedente. I consumi finali sono crollati del 10,9%, con un ribasso di dimensioni mai registrate dal dopoguerra.

In peggioramento anche la povertà assoluta che nel 2020 ha coinvolto oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%).

Per quanto riguarda i consumi, dall’indagine è emerso che la spesa media mensile familiare è stata di 2.328 euro mensili, in calo del 9,0% rispetto al 2019.

L’Istat ha precisato che:

“I cali maggiori riguardano quei capitoli di spesa sui quali le misure di contenimento hanno inciso di più: Servizi ricettivi e di ristorazione (-38,9%) e Ricreazione, spettacoli e cultura (-26,4); molto colpiti anche quelli più penalizzati dalle limitazioni alla circolazione e alla socialità: Trasporti (-24,6%) e Abbigliamento e calzature (-23,3%).”

Secondo le stime preliminari, i consumi sono ancora in calo nel primo trimestre 2021, con una ulteriore diminuzione del 3,4% e una riduzione pesante per le categorie diverse da abitazione e prodotti alimentari, visti a picco con un -7,5%.

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