Con la caduta di Raqqa lo Stato Islamico dell’Isis ormai non esiste quasi più, ma che fine hanno fatto tutti i foreign fighters che erano presenti nella città?
L’Isis perde anche Raqqa è il sedicente Stato Islamico ormai non esiste quasi più. Dopo mesi d’assedio, le truppe curde e arabe supportate dagli Stati Uniti sono riusciti a riprendere il controllo della grande città siriana.
Dopo Mosul anche Raqqa quindi è capitolata, con il destino però di quelli che fino a poco tempo fa erano territori facenti parte del califfato che è ancora poco chiaro, vista la complessità della situazione in Siria.
Quello che è certo però è che ormai l’Isis, come già ipotizzato da tempo, da questo momento tornerà ad uno stato di clandestinità, non avendo più in pratica grandi città sotto il proprio totale controllo.
Resta aperta quindi anche la questione dei foreign fighters. Nei giorni scorsi, mentre infuriava la battaglia finale a Raqqa, anche ai combattenti stranieri jihadisti è stato reso possibile lasciare la città. Il grande interrogativo ora però è legato a cosa ne sarà di loro e dove intenderanno trovare rifugio.
L’Isis perde anche Raqqa
Il sedicente Stato Islamico in Medio Oriente ormai non esiste più. Dopo che in estate l’esercito iracheno era riuscito a liberare Mosul, ora le milizie curde e arabe, sopportate dalle Forze Democratiche Siriane e dagli Stati Uniti, hanno conquistato anche Raqqa.
Al momento quindi l’Isis controllerebbe soltanto la desertica zona attorno alla città di Deir el-Zor, sempre in Siria, che ormai è l’autentico ultimo baluardo del califfato dopo la serie di sconfitte militari degli ultimi mesi.
L’assedio di Raqqa andava avanti da giugno, con le bandiere gialle degli Ypg curdi che da quest’oggi sventolano sulla città liberata, dopo che i jihadisti hanno ceduto anche l’ultimo bastione che controllavano, ovvero la zona attorno l’ospedale e lo stadio.
Migliaia sono i civili ancora intrappolati nella città ormai diventata lo scheletro di quello che era fino a pochi anni fa. Oltre alle operazioni per togliere le mine lasciate dai guerriglieri islamici, adesso inizierà anche una importante partita politica.
Nel versante iracheno infatti, dopo la sconfitta dell’Isis, il Kurdistan ha realizzato un Referendum per chiedere l’indipendenza, ottenendo come risposta un plebiscito. Dopo alcuni giorni però l’esercito di Baghdad ha attaccato la città di Kirkuk, ricca di petrolio, sottraendola così al controllo dei curdi. La guerra civile è praticamente a un passo nella zona.
La stessa cosa ora potrebbe accadere in Siria. Raqqa è stata liberata dai ribelli siriani assieme ad altre milizie curde e arabe, che ora potrebbero rivendicare il controllo della città forti anche dell’appoggio degli Stati Uniti.
Questo potrebbe portare alla nascita di un nuovo conflitto, visto che il governo centrale della Siria, governato da Assad, considera quello un suo legittimo territorio supportato anche dalla Russia e dall’Iran.
Sconfitto l’Isis quindi questo momento potrebbe essere l’inizio di ulteriori problematiche per la zona. Altro problema però, non secondario, è il destino di tutti quei combattenti jihadisti che negli ultimi mesi hanno abbandonato quello che una volta era lo Stato Islamico.
Dove sono i foreign fighters?
A difendere Raqqa all’ultimo erano rimasti soltanto circa 150 jihadisti, che alla fine si sono dovuti arrendere anche loro all’avanzata delle truppe curde. Oltre ai guerriglieri rimasti uccisi durante la lunga battaglia, resta da capire dove sono andati a finire tutti gli altri militanti dell’Isis.
Raqqa da sempre era considerata una sorta di capitale dello Stato Islamico. Nella città siriana infatti il califfato aveva instaurato una vera e propria amministrazione, tanto da diventare la meta di tutti quegli aspiranti combattenti che da ogni parte del mondo si volevano unire alla causa jihadista.
Pochi giorni prima della caduta di Raqqa, a circa 250 combattenti è stato permesso loro di lasciare la città assieme alle proprie famiglie. Una scena questa che si era verificata anche a Mosul questa estate.
In generale spesso viene considerata una strategia dell’Isis quella di far evacuare i guerriglieri stranieri dalle battaglie che si stanno perdendo, lasciando a combattere fino alla fine soltanto i jihadisti del luogo.
Visto che ora il califfato è quasi del tutto collassato, ci si chiede dunque dove possono essersi spostati i miliziani islamici in fuga. Il sospetto maggiore è che la maggior parte di loro siano arrivati in Libia, mentre alcuni avrebbero fatto ritorno in Europa.
Nella zona meridionale e desertica della Libia da tempo infatti sarebbe stato avvistato Jalaluddin al-Tunisi, ovvero colui che al momento viene considerato il nuovo capo dell’Isis dopo la probabile morte di Abu al-Baghdadi.
Quasi in contemporanea alcune truppe jihadiste proprio nel paese africano avrebbero lanciato un’offensiva verso Sirte, città costiera libica che già in passato è stata controllata dall’Isis prima di essere liberata.
Non mancano però voci di molti foreign fighters che sarebbero rientrati in Europa nei loro paesi di origine, facendo così salire al massimo l’allarme per possibili nuovi attentati nel Vecchio Continente.
Anche se giustamente si deve esultare per la liberazione di Raqqa, la partita contro l’Isis è ancora lunga da giocare, visto che ora paradossalmente per l’Occidente la situazione potrebbe diventare anche più spinosa rispetto a prima.
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