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Iran, Trump straccia accordo. La reazione dei mercati
mercoledì 9 maggio 2018, di
USA-Iran: l’accordo sul nucleare è stato stracciato da Donald Trump e le conseguenze sui mercati internazionali sono risultate pressoché immediate.
Il petrolio è impazzito e le rispettive quotazioni del Brent e del Wti sono prima crollate, poi schizzate di oltre due punti percentuali. Il mercato azionario, invece, ha tentato invano di trovare una chiara direzionalità, mentre l’oro, bene rifugio per eccellenza, è tornato sotto la lente degli osservatori mostrando però una rinnovata debolezza.
“Annuncio oggi che gli Stati Uniti si ritireranno dall’accordo nucleare con l’Iran. Tra qualche attimo firmerò un memorandum presidenziale col quale reintrodurre le sanzioni nucleari sul regime iraniano. Istituiremo il più elevato livello di sanzioni economiche,”
ha affermato il presidente nel suo discorso.
Usa-Iran: l’accordo è carta straccia. Quali conseguenze?
Alle ore 20 italiane di ieri, martedì 8 maggio, Donald Trump ha annunciato la sua intenzione di ritirare gli USA dall’accordo sul nucleare con l’Iran, giudicato dal presidente “ingannevole e inaccettabile”.
“Il regime iraniano finanzia il terrore. Chi lo aiuterà sarà colpito da sanzioni. Gli USA non saranno ostaggio del ricatto nucleare”,
ha affermato il presidente.
L’addio all’intesa internazionale ha ufficialmente allontanato gli Stati Uniti dalle controparti europee. Con l’uscita dall’accordo, infatti, Trump e i suoi hanno spianato la strada ad una nuova ondata di sanzioni contro l’Iran e, si intende, contro qualsiasi altro Stato dalle ambizioni atomiche.
Le conseguenze della decisione non sono state percepite soltanto dai mercati finanziari internazionali. Immediata infatti la reazione di Hassan Rohani che ha accusato gli USA di aver preso una decisione illegittima. L’Iran, per dirla con le parole del suo stesso presidente, rimarrà nell’accordo nucleare, eppure bisognerà lavorare velocemente per impedire una completa distruzione dell’intesa.
Teheran, tra l’altro, ha già annunciato una via di fuga che verrà intrapresa davanti ad un ipotetico fallimento delle trattative sul nucleare: l’arricchimento dell’uranio riprenderà a viaggiare verso nuovi massimi storici.
Le conseguenze sul prezzo del petrolio
Osservato speciale sia prima che dopo il discorso di Trump, il prezzo del petrolio è letteralmente impazzito nella giornata di ieri. Il greggio ha inaugurato la settimana con un rally sorprendente, che ha riportato le quotazioni sui livelli del 2014. Il motivo? Le speculazioni circa l’uscita degli USA dall’accordo nucleare con l’Iran.
Eppure, nel momento in cui Trump ha annunciato la volontà di comunicare la sua decisione circa una settimana prima del previsto (il termine iniziale era stato fissato al 12 maggio), il prezzo del petrolio è crollato ed entrambe le quotazioni del Brent e del Wti hanno scambiato con ribassi di circa 4 punti percentuali.
Dopo il discorso del presidente, però, il trend si è invertito e il greggio ha intrapreso la via dei guadagni. Al momento della scrittura il prezzo del petrolio Brent e quello del Wti stanno scambiando in rialzo di oltre il 2%, rispettivamente su quota $76.86 e $70.99 al barile. Le conseguenze della decisione di Trump sull’accordo nucleare sono state imponenti sull’oro nero.
“L’Iran è il terzo più grande produttore di greggio interno all’OPEC. Sebbene USA non importino petrolio da lì, le sanzioni penalizzeranno i Paesi che non hanno ridotto i loro acquisti da Teheran. Di conseguenza ci aspettiamo che il prezzo del Brent salga e che la volatilità aumenti nei prossimi mesi,”
hanno commentato gli esperti di UBS.
Le conseguenze sul mercato azionario (e non solo)
Non soltanto il prezzo del petrolio, ma anche il mercato azionario è finito sotto la lente d’ingrandimento dopo la decisione di Trump sull’accordo con l’Iran. Wall Street, dal canto suo, ha chiuso all’insegna dell’incertezza. L’S&P 500 ha archiviato gli scambi a -0.03%, mentre il Nasdaq e il Dow Jones hanno chiuso rispettivamente a +0.02% e +0.01%.
Non meno contrastata la reazione del mercato azionario asiatico, con tutti i principali indici a scambiare ancora intorno alla parità. In chiusura abbiamo osservato un Nikkei a -0.44%, uno Shanghai a -0.07%, un Hang Seng a +0.44% e un Kospi a -0.24%.
“Nel complesso riteniamo che il mercato azionario sarà in grado di sopportare un più elevato prezzo del petrolio. Una spinta alle compagnie petrolifere, che rappresentano il 7% dell’indice MSCI All Country, dovrebbe contribuire a compensare sia gli effetti negativi derivanti dai maggiori costi di produzione per le altre società, sia quelli relativi alla maggiore spesa per carburanti che i consumatori dovranno sostenere,”
di nuovo il commento di UBS sull’uscita dall’accordo con l’Iran.
Tra i sorvegliati speciali dopo la decisione di Trump anche il cambio euro dollaro, che non ha tuttavia lasciato osservare reazioni o oscillazioni particolarmente evidenti. La coppia ha continuato a scambiare in piena conformità con quel trend discendente delineatosi ultimamente ed ha addirittura messo in discussione la soglia di 1.185 sulla quale sta ora viaggiando. Nonostante il deprezzamento del cambio, alcuni analisti sono convinti che l’euro dollaro riprenderà presto ad apprezzarsi.
Occhi puntati infine sull’andamento dei mercati europei, che nonostante Trump, l’Iran e l’accordo nucleare, hanno accelerato nel corso della mattinata fino a delineare la seguente situazione:
- Francoforte: +0.30%;
- Londra: +0.54%;
- Parigi: +0.06%;
- Milano: +0.97%;
- Madrid: +0.19%.