Influencer: una bolla pronta a esplodere?

Matteo Novelli

30 Maggio 2019 - 16:01

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Nonostante 2,6 milioni di follower su Instagram Ariana Renee, nota come Arii, non è riuscita a vendere 36 magliette. È l’inizio della crisi per gli Influencer?

Influencer: una bolla pronta a esplodere?

Influencer: professione del futuro o bolla di sapone destinata a esplodere molto prima del previsto? Il caso di Ariana Renee, conosciuta anche come Arii prma su TikTok e poi su Instagram, offre alcuni spunti di analisi decisamente interessanti. La giovane non è infatti riuscita, nonostante gli attuali 2,6 milioni di follower, a vendere 36 magliette.

Arii ci ha provato, ma senza successo: la giovane aveva seguito la prassi dell’Influencer da manuale, preparando accuratamente post e servizi fotografici fatti a regola d’arte. La giovane si è poi sfogata sui social, denunciando il mancato supporto da parte dei colleghi.

Influencer: avere tanti follower può diventare davvero un lavoro?

Ariana Renee aveva iniziato ad accumulare follower nel 2016 con Musical.ly, oggi TikTok, cantando le sue canzoni preferite in video lip sync. La crescente popolarità ha traghettato il suo successo su Instagram, il social network più popolare del momento tra i giovani.

Forte dei suoi quasi 3 milioni di follower, la giovane Arii ha provato ad applicare il modello economico tipico degli Influencer: pubblicizzare un prodotto da vendere sfruttando l’ampio pubblico ottenuto con il corso del tempo.

Chiara Ferragni e Giulia De Lellis ne hanno fatto una fortuna, così come altre star oltreoceano (un nome a caso, Kylie Jenner), cambiando in parte l’economia digitale sui social e inventando di fatto una nuova professione oggi insegnata anche nei master post laurea.

Ariana Renee puntava a un obiettivo relativamente semplice rispetto al numero di seguaci: vendere magliette. Non essendo riuscita a raggiungere l’obiettivo per soli 36 ordini mancanti, il progetto non partirà.

La giovane si è sfogata in un post successivamente eliminato, accusando altri colleghi Influencer di aver ostacolato il progetto non contraccambiando l’iniziativa, condividendo e ripostando i contenuti indirizzati alla campagna di vendita.

Arii ha quindi fallito con il suo progetto personale, un errore di calcolo oppure il primo segnale di un fenomeno destinato a scomparire? L’influencer americana ammette di avercela messa tutta, curando i post in questione supportati da un team degno di una rivista di moda.

Purtroppo non è basta l’influenza e la passione della giovane, colpevole forse di aver peccato di presunzione: l’obiettivo finale non è stato raggiunto, complice forse un’idea di marketing ancora troppo embrionale. Non bastano milioni di seguaci per fare soldi su Instagram: solo il tempo ci dirà se il fallimento di Arii è stato il primo segnale della fine degli Influencer o il frutto di un business studiato male dall’inizio.

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