Il vero motivo per cui Trump piace ai mercati (per ora)

Livio Spadaro

10 Novembre 2016 - 18:00

La reazione dei mercati per l’elezione di Trump ha colto di sorpresa tutti. Quanto durerà il rally delle Borse?

Il vero motivo per cui Trump piace ai mercati (per ora)

Donald Trump è stato eletto il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. A sorpresa, anche se non troppo, il tycoon ha battuto la concorrenza della stra-favorita candidata democratica Hillary Clinton. Durante la notte dello spoglio dei voti, i futures sui listini azionari americani e gli indici asiatici avevano reagito negativamente alla notizia che Trump aveva quasi la vittoria in pugno.

Eppure, il 9 novembre, gli indici azionari di tutto il mondo hanno recuperato le perdite chiudendo in forte rialzo (tranne che quelli del Sud Europa). Sembra quindi che l’elezione di Trump non abbia poi spaventato così tanto le Borse come si paventava, perché?

Trump presidente: le Borse non crollano, niente Brexit 2

L’incubo Donald Trump si è materializzato, il tycoon è riuscito a vincere a sorpresa le elezioni presidenziali diventando così il 45° presidente degli Stati Uniti. Gli analisti, in questo caso, ipotizzavano un crollo delle Borse in pieno stile Brexit, che poi non è avvenuto.

Dopo un iniziale shock, i listini azionari hanno recuperato guidati dai titoli delle costruzioni, manifatturieri e petroliferi, i settori preferiti dal programma elettorale di Trump.

Trump presidente: caos su mercato obbligazionario

Il mercato obbligazionario, invece, si è completamente rovesciato con corposi sell-off, tutt’ora in corso, dovuti probabilmente all’aspettativa da un lato di un rialzo della Federal Reserve a dicembre e dall’altro dalla ripresa dell’inflazione.

Dunque, il crollo dei mercati non è avvenuto per diversi motivi ma è possibile che i rialzi di questi giorni abbiano vita breve.

Wall Street: banche in rialzo, giù i colossi della tecnologia

Negli Usa le banche continuano a sovraperformare i listini mentre aziende come Apple e Google scendono. Le prime guadagnano sull’irripidimento della curva dei tassi mentre le seconde per via di ciò che ha detto Trump in campagna elettorale.

Il tycoon intende attuare politiche protezionistiche dell’economia, facendo rientrare i capitali in America così come i siti di produzione per aumentare i posti di lavoro e i salari dei cittadini statunitensi.

Per società come Apple, questa non è una buona notizia in quanto il gigante di Cupertino possiede oltre il 90% della liquidità all’estero. Dovrà quindi far rientrare questa liquidità, pagando un tax rate di almeno il 15% (sugli utili sarà del 35% a meno di soprese).

Trump presidente: Dollaro forte, perché?

Il Dollaro, invece, continua a rinforzarsi poiché i mercati credono che la Fed agirà a settembre e che grazie alle politiche di Trump si rivedrà l’inflazione a ritmi sostenuti.

Possibile che i mercati si stiano sbagliando? Certo, è possibile. Al momento si stanno scontando prospettive che sono lontane dal verificarsi. La ripresa dell’inflazione in un mondo dominato dalla deflazione da debito è una chimera.

Basti pensare che la Bank of England stima che l’inflazione del Regno Unito tornerà al 2,5% solo nel 2019 nonostante una svalutazione della sterlina di oltre il 30%.

Trump sà che l’economia USA è in bolla, come farà a rilanciarla?

Ed è qui che “casca l’asino”. Come fa Trump a rilanciare l’economia interna senza una svalutazione della moneta in un mondo iper-competitivo e in guerra valutaria? Trump si è schierato negli scorsi mesi contro la Federal Reserve, rea di aver tenuto i tassi di interesse artificialmente bassi per evitare crolli dei mercati finanziari e dell’economia.

Il neo-presidente sà perfettamente che negli Stati Uniti sono presenti diverse bolle causate da anni di politiche di tassi bassi e quantitative easing che però non hanno sostenuto in maniera salutare l’economia reale. Questo perché negli ultimi 10 anni, negli USA, non sono state attuate le riforme necessarie per far assorbire la liquidità in circolazione all’economia reale, un pò come la situazione europea.

Trump, per attuare le riforme iper-dispendiose che ha in mente, dovrà per forza stampare moneta ed ampliare il deficit comportando così la svalutazione della moneta. D’altronde il patrimonio del tycoon è stato generato dal debito e debito sarà anche per gli USA, anche se si spera che questa volta serva a stimolare l’economia reale.

Trump e i tassi: come farà per rialzarli?

L’imprenditore americano per rialzare i tassi ha bisogno di un’economia forte che per ora non c’è. La Fed a dicembre potrebbe rialzare i tassi ma, se lo farà, sarà per due motivi:

  • Stima una ripresa dell’inflazione oltre le attese.
  • Per crearsi un range in cui poter tagliare di nuovo in caso di shock dell’economia.

Per il nuovo presidente non sarà un compito facile far riprendere l’economia statunitense. Oltretutto bisognerà anche valutare cosa farà il nuovo presidente quando sarà nel pieno dei suoi poteri. Dalla sua, almeno in teoria, ha l’intero potere legislativo che è tutto repubblicano anche se i rapporti tra Trump e il GOP non sono poi così idilliaci.

Rally post Trump: i mercati si sbagliano?

I mercati apprezzano il programma di Trump ma, forse, stanno scontando troppo presto quello che potrebbe succedere da qui ai prossimi anni. Infine, ricordiamo che a svalutazione del Dollaro corrisponde rivalutazione dell’Euro.

Se così sarà, come è probabile, le tensioni in Europa aumenteranno e gli spread inizieranno a muoversi come già sta accadendo.

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