Elezioni in Turchia, spaventa il trionfo di Erdogan: cosa significa per i mercati?

Livio Spadaro

02/11/2015

02/11/2015 - 16:01

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Erdogan trionfa nelle elezioni in Turchia ma questo preoccupa gli investitori e i mercati. Forti i timori sulla ripresa economica e sul possibile futuro ruolo da dittatore del Presidente turco.

Elezioni in Turchia, spaventa il trionfo di Erdogan: cosa significa per i mercati?

Recep Tayyip Erdogan si conferma essere il secondo uomo più potente della Storia contemporanea turca dopo Ataturk, cementando il suo potere con le ultime elezioni che hanno visto il partito del Presidente turco, Akp, riottenere la maggioranza assoluta persa a Giugno.
Ecco come la vittoria a sorpresa alle elezioni in Turchia dell’1 novembre 2015 influenza i mercati finanziari.

Perde voti il partito curdo HDP, grande oppositore di Erdogan, che nonostante il calo delle preferenze è comunque riuscito a superare la soglia di sbarramento del 10%. Il partito di Erdogan ha superato di gran lunga tutte le aspettative per queste elezioni ottenendo il 49,4% delle preferenze e 316 seggi in Parlamento. Seggi che non consentiranno comunque di avere la maggioranza assoluta per modifiche costituzionali.

La vittoria di Erdogan porta stabilità al Paese e questo ha fatto schizzare al rialzo la lira turca sia nei confronti dell’Euro che del Dollaro. Tuttavia, i malanni che avevano spinto gli elettori a togliere fiducia all’Akp nelle elezioni di Giugno permangono e gli investitori e il mercato guardano con preoccupazione all’evoluzione politica ed economica della Turchia. In seguito spieghiamo cosa preoccupa maggiormente i mercati finanziari.

Vittoria Erdogan: il mercato chiede soluzioni che riportino alla crescita economica

Nonostante la stabilità del governo Erdogan porti una certa sicurezza nelle decisioni di politica monetaria di breve-lungo periodo permangono i dubbi sulla qualità dell’economia turca. Infatti, il Paese è passato dall’essere un astro luminoso nel cielo delle economie mondiali a stella cadente.

All’inizio di questa decade la Turchia registrava una crescita annua del 9% che si è notevolmente affievolita negli anni. Le previsioni per quest’anno indicano una crescita del 3,5% e il mercato ha già notevolmente punito questo stato di decrescita, colpendo il valore della lira turca.

I problemi principali della Turchia sono un permanente stato di deficit contabile, l’inflazione molto alta e flussi di capitale in uscita dal Paese. Il mercato si aspetta che Erdogan, con una guida più salda del Paese possa porre rimedio a questi 3 problemi.

Turchia, paura tra gli investitori: Erdogan possibile futuro dittatore?

Un’altra preoccupazione deriva proprio dal ruolo di Erdogan. Poche ore dopo l’uscita dei risultati degli exit poll, girava già voce di un possibile referendum per una “presidenza esecutiva” che potrebbe portare la figura di Erdogan molto più vicina ad una dittatura che ad una forma di governo democratico.

L’Akp non ha raggiunto il numero necessario per poter riformare da solo la Costituzione, ma al partito basterà trovare l’appoggio di qualche partito minore per riuscire ad ottenere la maggioranza richiesta. Le dittature in genere non sono ben viste dai mercati, in quanto fonte di squilibri sociali e di corruzione che inficiano sulla crescita economica di un Paese.

Erdogan ha bisogno di stabilità con i curdi e definire la questione migranti

Un motivo di preoccupazione per Erdogan è la questione curda. Il partito curdo HDP nonostante abbia perso voti in queste elezioni rimane comunque il terzo partito più importante della Turchia.

Erdogan molto spesso si è scontrato con il partito curdo e con la popolazione in generale mostrandosi piuttosto poco comprensivo per la questione Curda. Gli scontri tra le forze turche e l’esercito curdo nel Sud-Est della Turchia rischiano di diventare una vera e propria guerra se Erdogan non si dimostrerà più flessibile nella riconcialiazione con il popolo curdo. La possibile espansione del conflitto, preoccupa notevolmente gli investitori stranieri.

La questione dei migranti potrebbe invece far rientrare Erdogan nelle grazie della politica europea. Secondo le stime dell’ONU circa 2 milioni di migranti sono nel Paese turco senza che riescano ad oltrepassarlo per raggiungere l’Europa che è l’obiettivo dei migranti.

Se Erdogan riuscirà a tenere sotto controllo i flussi di migranti proveniente dal Medio-Oriente potrebbe riuscire ad essere riconsiderato positivamente dalla comunità internazionale. Un rapporto meno freddo tra la Turchia e i Paesi europei potrebbe significare maggiori flussi commerciali tra Europa e Turchia il che sarebbe ben visto dagli investitori.

In conclusione i problemi che la Turchia ed Erdogan devono affrontare non sembrano dei più semplici. Il Presidente turco potrebbe diventare una figura dittatoriale che potrebbe spaventare gli investitori e fare in modo che l’emorragia di capitali che affligge il Paese continui ad aumentare.

Permangono i dubbi su come il governo Erdogan affronterà il problema del deficit e dell’inflazione e su come il suo possibile ruolo da dittatore possa inficiare sui commerci internazionali. L’unica carta a disposizione di Erdogan per ingraziarsi la comunità internazionale rimane la questione dei migranti, ma questo basterà al Presidente per risollevare le sorti dell’economia turca?

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