Il Dollaro è la minaccia più grande per la crescita degli Stati Uniti - Sondaggio Reuters

Flavia Provenzani

22/04/2015

22/04/2015 - 16:49

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E’ previsto un aumento del ritmo di crescita nel secondo trimestre 2015, ma il dollaro USA potrebbe erodere più di mezzo punto percentuale nel 2015. Ritardo sul rialzo dei tassi?

Il Dollaro è la minaccia più grande per la crescita degli Stati Uniti - Sondaggio Reuters

La crescita dell’economia degli Stati Uniti tornerà in rimbalzo nel secondo trimestre, ma il dollaro forte potrebbe rallentare il momentum e spingere il rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve verso la fine dell’anno, come mostra un sondaggio Reuters.

La crescita ha rallentato bruscamente all’inizio del 2015, con l’economia in sofferenza per l’inverno rigido, una domanda globale debole e una controversia sulle condizioni di lavoro - ormai risolta - nei porti della West Coast.

L’attività è stata limitata anche dal dollaro e dal crollo dei prezzi del petrolio, che hanno ferito gli utili societari.

Nonostante ci siano segnali di un recupero, i dati di marzo sull’occupazione, le vendite al dettaglio, l’avvio di nuove costruzioni e la produzione suggeriscono che potrebbe mancare il vigore sperimentato lo scorso anno nello stesso periodo, quando la crescita è scattata in avanti subito dopo la fine dell’inverno.

"Il momentum lento probabilmente complicherà la realizzazione di un aumento dei tassi a giugno,"

commenta Millan Mulraine, vice capo economista della TD Securities a New York.

"Individuiamo nella riunione di settembre il momento più vicino dove le condizioni potranno fornire la fiducia necessaria nella sostenibilità della ripresa economica."

Il sondaggio tra 85 economisti dà come risultato la previsione del PIL in espansione ad un ritmo annuale del 3,1% nel secondo trimestre, a fronte di una previsione del 3,0% effettuata a marzo; la stima di crescita per il 2015 rimane invariata al 2,8%.

Le stime di crescita per il primo trimestre erano state tagliate per un ritmo di crescita dell’1,2%, dal 2,3%. Il governo pubblicherà la sua istantanea del PIL del primo trimestre il prossimo mercoledì.
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Si ritiene che la spesa dei consumatori guiderà la crescita dell’economia statunitense nel secondo trimestre, con le famiglie che immetteranno sul mercato parte dei risparmi accumulati grazie al prezzo della benzina più economico. I risparmi ormai sono ai massimi di due anni.

Anche se le società di estrazione di petrolio rischiano di dover continuare a tagliare le spese in risposta alla diminuzione dei prezzi del greggio, gli economisti ritengono che i tagli più profondi siano già stati attuati.

La scorsa settimana, Schlumberger, fornitore di servizi per gli impianti di estrazione del petrolio numero uno al mondo, ha riferito di aver tagliato i suoi programmi di investimento per quest’anno di circa 500 milioni di dollari a 2,5 miliardi.

Il sondaggio rivela che è il dollaro la più grande minaccia per la crescita degli Stati Uniti nel 2014. L’indice del dollaro è salito di oltre il 20% contro un paniere di valute principali dallo scorso giugno.

Gli economisti stimano che il dollaro potrebbe far perdere almeno mezzo punto percentuale sulla crescita e l’inflazione nel 2015, che a loro volta ridurranno l’urgenza della Fed di stringere sulla politica monetaria prima di settembre.

La banca centrale statunitense mantiene il suo tasso di interesse a breve termine vicino allo zero da dicembre 2008, ma un certo numero di membri della Fed fanno riferimento ad un rialzo dei tassi durante la riunione di giugno.

Il sondaggio prevede il tasso sui fed funds allo 0,375% alla fine del terzo trimestre, in calo dallo 0,50% del sondaggio di marzo. Il tasso di rifinanziamento overnight di riferimento è previsto pari a 0.625% alla fine del 2015, in calo dallo 0,75% del sondaggio di marzo.

L’indagine prevede l’indice dei prezzi per la spesa dei consumatori, che la Fed monitora con attenzione, sarà più o meno stabile quest’anno per poi risalire verso il target del 2% della banca centrale il prossimo anno.

L’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) al netto del settore alimentare ed energetico è previsto in media dell’1,3% quest’anno e all’1,7% nel 2016.

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