Guerra di valute: la BCE può lanciare un quantitative easing?

Federica Agostini

28 Gennaio 2013 - 16:43

Guerra di valute: la BCE può lanciare un quantitative easing?

Dal The A-List, prestigioso blog del Financial Times che raccoglie i commenti e le analisi delle più importanti firme dell’economia e della politica, Mohamed El-Erian analizza la situazione dell’Euro, prima a rischio, ora troppo forte. La compiacenza della politica, scrive l’autore, è un pericolo per la BCE che potrebbe trovarsi costretta al lancio di un "quantitative easing" dando il via ad una politica che potrebbe condurre ad una guerra valutaria su scala mondiale.

Euro: il problema e il dilemma

Guerra di valute: la BCE sarà sotto pressione. Tra problema e dilemma c’è un’importante distinzione. Mentre ad un problema corrisponde una soluzione, un dilemma dev’essere continuamente affrontato. La situazione dell’Euro si è evoluta dall’essere un grande problema divenendo un dilemma per i paesi dell’Eurozona che sono alla ricerca della crescita economica e della sostenibilità del debito.

Zona Euro: il problema e la soluzione

Sei mesi fa, lo stress del sistema finanziario Europeo ha portato ad alcune questioni "esistenziali" sull’Euro. Il sistema finanziario era frammentato, i depositi uscivano dai paesi più problematici e i tassi di interesse così elevati stavano trasformando un problema di liquidità in problema di solvenza, si aggiungano a tutto ciò le preoccupazioni causate dal circolo vizioso del debito in atto in molti paesi.

Le decisioni razionali della politica sono riuscite a interrompere questa dinamica al punto che oggi molti investitori hanno ritrovato la fiducia nella finanza dell’Eurozona e i tassi su molti titoli sono scesi. Così, anche se persiste un pericoloso sistema di razionamento del credito (specie per le aziende medio-piccole delle zone periferiche dell’Euro), le banche sono meno fragili di prima.

L’immediata soluzione al problema dell’Euro è giunta dalla Banca Centrale Europea, nella forma delle Outright Monetary Transaction. In virtù dei progressi raggiunti dai Governi, l’unione monetaria può essere rinforzata da una maggiore unione fiscale, dall’integrazione politica e dall’unione bancaria.

Euro: il dilemma della moneta forte

Una volta risolto il problema, l’Eurozona deve affrontare ora un dilemma: quello di una valuta molto apprezzata. Un numero crescente di paesi tenta di intervenire al fine di indebolire la propria valuta. Al contrario, negli ultimi sei mesi l’Euro è stato apprezzato dell’11% contro il Dollaro USA e dell’8% in termini di peso nominale. Aumentano le percentuali, invece, se paragoniamo l’Euro allo Yen.

Con una crescita ancora debole, l’Eurozona ha poche possibilità di poter sostenere una moneta più forte. L’eccessivo apprezzamento valutario mina alle fondamenta dell’attività economica, non solo per le esportazioni della Germania, ma anche per altri paesi come la Spagna, dove negli ultimi 8 trimestri il contributo delle esportazioni è stato determinante.

Con le tematiche di bilancio che continuano a dominare, pochi paesi sono in grado di stimolare l’economia allentando le politiche fiscali nazionali. Il risultato è un allarmante numero di cittadini disoccupati, specialmente i giovani.

Visto ciò che gli altri paesi stanno facendo, i politici Europei dovrebbero accelerare significativamente il passo delle riforme, se vogliono mantenere la competitività del mercato. Tali processi riguardano un veloce passaggio dalle proposte alle misure concrete.

A livello regionale, una serie di riforme strutturali che incentivino la produttività dovrebbero essere accompagnate da una spinta verso l’unione fiscale e bancaria, oltre che l’integrazione politica. Ad esempio, un buon inizio sarebbe quello di non aspettare il meeting di giugno per la pubblicazione del "report dei quattro presidenti" (Presidente del Consiglio Europeo, della Commissione Europea, della BCE e presidente dell’Eurogruppo).

Guerra di valute: la BCE sotto pressione

Tuttavia, una volta superato il problema esistenziale della finanza, sembra che i politici siano più interessati a crogiolarsi nei loro successi, piuttosto che affrontare le sfide rimanenti. Questo seppur comprensibile desiderio di assaporare il momento, e insieme ad esso l’illusione, è inevitabile quando davanti a noi ci sono diverse importanti elezioni durante l’anno.

Ma se i politici non affronteranno direttamente tale dilemma, sarà solo questione di tempo prima che dovranno fare nuovamente ricorso agli aiuti della Banca Centrale Europea.

Vedremo la BCE sotto pressione per unirsi all’attività di altre banche centrali nell’indebolimento della propria valuta con tagli ai tassi interesse (attualmente allo 0.75%) e "quantitative easing" dello stesso tipo di quelli portati avanti da Bank of England, Federal Reserve e Bank of Japan.

Ma non si tratterà di una strada che la BCE deciderà di intraprendere con leggerezza.

Trattandosi di un prezzo relativo, non tutti i paesi possono contemporaneamente abbassare il proprio tasso di cambio (ad eccezione di oro, immobili e altri beni "fisici"). E se la BCE si dovesse sentirsi costretta ad unirsi in questa impresa impossibile, aumenterebbero significativamente il rischio delle cosiddette politiche "beggar-thy-neighbor" (letteralmente "politiche rubamazzetto", ovvero politiche economiche nazionali che danneggiano i Paesi vicini) e quello di una guerra valutaria su scala mondiale.

Traduzione a cura di:

Federica Agostini

Fonte: Financial Times - The A-List

The ECB will come under pressure in the currency wars

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