Dopo tre bailout di emergenza e la più grande ristrutturazione del debito della storia, si torna a parlare del pericolo Grexit, prospettiva che fa tremare la Zona Euro.
Eurozona: il pericolo Grexit è di nuovo all’ordine del giorno.
Dopo tre bailout di emergenza e la più grande ristrutturazione del debito della storia, in Europa si torna a parlare della possibile uscita della Grecia dalla moneta unica.
Il governo di Tsipras, che a stento è riuscito ad evitare l’uscita della Grecia dalla moneta unica ad agosto, potrebbe dover affrontare un nuovo pericolo Grexit. La crisi economica del Paese sta peggiorando: da una parte i tagli alla spesa pubblica richiesti dal FMI e la linea dura di Berlino riguardo il debito, dall’altra la crisi dei migranti, che sta esponendo la Grecia a un ruolo di ulteriore debolezza in Europa.
Se non si raggiungerà al più presto un compromesso con l’Eurogruppo e il FMI riguardo le riforme per il rilancio economico e i tagli alla spesa pubblica, la Grecia dovrà affrontare il fallimento a luglio, facendo resuscitare lo spettro della Grexit.
Eurozona: pericolo Grexit in attesa della riunione di lunedì
La prossima settimana i ministri delle finanze europei saranno chiamati ancora una volta a deliberare sul debito greco nonostante il Paese sia alle prese con la disperata crisi dei rifugiati che affluiscono in massa nei suoi confini.
Il ministro delle Finanze greco Euclide Tsakalotos ha esortato i finanziatori internazionali a completare la revisione delle riforme a lungo rimandata e a portare a termine le lunghe discussioni sui tagli alle pensioni.
La revisione delle riforme è stata rimandata a causa delle divergenze tra gli istituti di credito sui tagli richiesti ad Atene sulla spesa pubblica. Ulteriori tagli rappresenterebbero l’unico modo per rilanciare il settore bancario e imprenditoriale in Grecia e per ripristinare la fiducia dei consumatori.
“Penso che in questo momento la situazione sia più pericolosa di quanto non fosse la scorsa estate”, ha detto al The Guardian l’ex ministro delle finanze greco Gikas Hardouvelis.
“Poi è stata una questione di volontà politica di pochi”, ha detto, riferendosi ai negoziati tumultuosi che hanno aperto la strada ad Atene per la ricezione di un terzo piano di salvataggio ad agosto.
“Ora si tratta di attuare le riforme e di lavorare duramente, ma se il governo non crederà in loro e le applicherà malvolentieri, lo sviluppo rischia di diventare molto difficile”.
L’incontro di lunedì si svolge in un momento particolarmente delicato. La disoccupazione greca è al 25% e rimane la più alta in Europa, e quella giovanile è quasi al 50%. Inoltre, a causa della tassazione elevata, molte aziende si stanno spostando in Bulgaria, Albania, Romania e Cipro.
Nel frattempo il settore del turismo che, grazie soprattutto alle isole, stava godendo di buona salute, ha registrato un forte calo a causa dell’arrivo dei rifugiati. La scorsa settimana l’ELSTAT, l’istituto greco di statistica nazionale, ha detto che il debito greco è tale che il Paese è tornato in recessione.
Crisi Grecia: perché la Grexit non è un’opzione da escludere
Gli imprenditori e i banchieri sostengono che se l’economia della Grecia non riuscirà a risollevarsi, l’introduzione di una moneta parallela diventerà una possibilità da prendere seriamente in considerazione.
“L’opzione Grexit è ancora aperta”, ha aggiunto Hardouvelis. “Per rendersene conto basta guardare i rendimenti che gli investitori devono pagare sulle obbligazioni greche”.
Tutti sembrano essere d’accordo della necessità di accelerare i tempi. Ulteriori ritardi renderanno le riforme rischiose - a partire dalla riforma sulle pensioni - la più difficile da attuare per un governo di sinistra che negli ultimi mesi ha dovuto affrontare le proteste per le strade.
“Non abbiamo più tempo”, ha detto Euclide Tsakalotos alla commissione economica del Parlamento europeo la settimana scorsa. “Speriamo che il FMI diventi più ragionevole”. Tsakalos ha ribadito più volte che qualsiasi procrastinazione “rende impossibile ogni piano per sfuggire al circolo vizioso di misure-recessione-nuove misure”.
Eurozona, crisi Grecia: tagli alle pensioni o pericolo Grexit?
Il Fondo monetario internazionale, su pressione dei suoi stati membri, insiste però che la Grecia dovrà attuare misure aggiuntive del valore di 9 miliardi di euro, ovvero del 4,5% del suo PIL, se vorrà raggiungere il surplus di bilancio del 3,5% concordato negli anni a venire e, quindi, evitare il fallimento.
Senza la riduzione del debito o tagli più profondi al sistema pensionistico, il FMI è convinto che la Grecia non riuscirà a raggiungere quest’obiettivo.
Mentre l’Europa vuole che il Fondo monetario internazionale continui a partecipare al programma di salvataggio, la riduzione del debito, anche sotto forma di allungamento delle scadenze sui titoli, rimane un grosso problema politico per le banche europee.
Nel frattempo, i tagli alle pensioni, che sono stati attuati 11 volte da quando la Grecia ha firmato il suo primo bailout nel 2010, sono impensabili per il governo.
“Per quanto riguarda il piano di salvataggio della Grecia, il problema più grande rimane il disaccordo in corso tra l’Eurogruppo e il FMI sulle dimensioni dell’aggiustamento di bilancio”,
ha detto Mujtaba Rahman, analista per l’Europa di Eurasia Group.
Qualsiasi speranza che il ruolo di primo piano della Grecia nella crisi dei rifugiati potesse ammorbidire i creditori sulla questione del debito è sfumata in seguito alla riunione di domenica, quando la Germania ha escluso la possibilità che ad Atene sia concesso più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio.
“La questione dei rifugiati e il programma di aiuti per la Grecia sono due cose separate”, ha detto a Reuters un portavoce del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, intensificando così l’attuale situazione di stallo che si sta vivendo a Bruxelles.
Fonte: The Guardian
© RIPRODUZIONE RISERVATA