GRECIA. L’ annuncio di una elezione nazionale, non ha mai innescato tanto panico a livello globale. Il "colpo (basso)” del referendum sul piano di aiuti alla Grecia, lanciato a sorpresa dal primo ministro greco Papandreou, non ha finito di fare danni. Gli europei hanno intimato Mercoledì sera alla Grecia di esprimere la propria volontà, in occasione del referendum previsto agli inizi di dicembre, di rimanere nella zona euro, e hanno deciso di tagliare i viveri fino a quando il Paese non avrà applicato il piano di salvataggio della zona euro. E ’chiaro che la questione che si pone è quella del futuro europeo della Grecia. La Grecia vuole rimanere oppure no nella zona euro?
1 - Quale scenario politico per la Grecia?
Perchè il progetto di referendum vada avanti, Papandreou deve ottenere Venerdì sera la fiducia del Parlamento. Sulla carta, Papandreou ha una maggioranza di uno o due voti solamente, secondo gli ultimi punteggi. La mozione di sfiducia è perfettamente plausibile. In questo caso si dovrebbe procedere a nuove elezioni parlamentari, che potrebbero installare al potere i conservatori di Nuova Democrazia e, dunque, il loro leader, Antonis Samaras, come Primo Ministro. Ma lo scenario più probabile è che l’ istinto di conservazione convinca i deputati del PASOK a raccogliersi attorno al loro leader. "Il popolo greco e i suoi leader non sono mai stati addestrati a far fronte ad una tale tensione e nemmeno a trattare con una simile complessità. In questo contesto la decisione di Papandreou potrebbe essere sia un errore enorme sia un gesto tattico eccezionale.
2 - E gli 8 miliardi di euro di aiuti previsti dalla Grecia
La decsione di George Papandreou di indire un referendum, rimette in causa il pagamento della sesta rata del contributo di 110 miliardi di euro concesso da Unione europea e Fondo monetario internazionale (FMI). A priori, nulla impedisce la concessione degli 8 miliardi di euro, che consentirebbero ad Atene di coprire il suo fabbisogno fino alla fine dell’anno. Tuttavia, i leader europei hanno deciso di sospendere il pagamento in attesa dell’esito del referendum. Da parte sua, il Fondo monetario internazionale è rimasta in silenzio. Ma i creditori internazionali si sono tirati la zappa sui piedi: rifiutare l’assistenza duramente negoziata dagli esperti europei e dal FMI rischierebbe di accelerare il default della Repubblica ellenica sul suo debito. In altre parole la Grecia si troverebbe in una situazione che la Francia e la Banca centrale europea vogliono evitare a tutti i costi. Secondo il Ministero delle Finanze tedesco, Atene avrebbe risorse sufficienti per sopravvivere fino a metà dicembre. La Grecia avrà bisogno di oltre 14,5 miliardi di euro per affrontare i primi mesi del 2012.
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3 - Come reagiranno le banche creditrici?
Il vaso di Pandora che i creditori privati pensavano chiuso, è stato riaperto: quale sarà l’entità delle perdite sul debito greco? Prevale, di nuovo, l’incertezza, anche circa il piano per ricapitalizzare le banche in Europa. Martedì scorso, l’Institute of International Finance ha assicurato che si procederà con l’accordo siglato il 27 ottobre, lavorando per finalizzare un piano di scambio del debito con uno “sconto” del 50% sul valore nominale, ed essere in grado di eliminare i 100 miliardi di debito. Per l’associazione del settore bancario tedesco, tale scambio è impossibile prima del referendum. La probabilità di un default nel breve periodo è riemersa. In termini di contabilità, questo rischio è reale. Soprattutto se la Grecia respingesse il piano di assistenza, chiedendo la sua uscita dall’euro o anche se, per motivi di calendario, il Fondo Monetario Internazionale non pagasse la sesta rata di aiuti al paese. Le banche potrebbero, quindi, dover considerare il rischio di un haircut del 100% nel terzo trimestre, per cui oltre il 50% previsto.
4 - L’Italia può cadere?
La terza più grande economia della zona euro festeggia il suo 150 ° anniversario in pessime condizioni: è il nuovo anello debole dell’unione economica e monetaria. Ogni giorno, i tassi a dieci anni registrano nuovi record e minacciano di soffocare sempre più le finanze del paese. Anche l’acquisto di titoli da parte della BCE non ha potuto arrestare questo trend. Se Roma dovesse fare appello ai suoi partner per ottenere dei finanziamenti, non è chiaro come questi potrebbero muoversi in suo soccorso, date l’elevata posta in gioco. Il contagio rischia di fagocitare l’area dell’euro. Nella confusione attuale, la Banca centrale europea (BCE) appare come l’unica istituzione in grado di agire. Dall’ 8 agosto, quando ha riesumato il suo programma di sostegno ai mercati del debito, la BCE ha acquistato 70 miliardi di euro di debito italiano e spagnolo. L’obiettivo: evitare il contagio della crisi in questi due pesi massimi della zona euro. Reticente a questi interventi, che attaccano la sua indipendenza, la BCE aveva strappato promesse precise di ristrutturazione finanziaria da parte dell’ Italia.
5 - La zona euro può collassare?
Impensabile sino a qualche mese fa, l’uscita della Grecia dalla zona euro è ora un’opzione. Ma allora, se Atene abbandona l’euro, non sarà la stessa moneta unica a essere minacciata? I trattati europei hanno fallito, omettendo, volontariamente, di indicare la procedura di uscita dell’Unione economica e monetaria? L’ingresso nell’area dell’euro doveva essere irreversibile. Rompendo questo tabù, Atene potrebbe costituire un precedente. Gli investitori e gli altri paesi deboli della zona potrebbe quindi vedere un’ uscita volontaria come un mezzo per risolvere le crisi di bilancio. L’euro diventerebbe la valuta dei paesi stabili, intorno alla Germania, una forma istituzionalizzata della vecchia "zona del marco". Per evitare questo scenario, servirà allora un "firewall" potente e non è certo che l’accordo della scorsa settimana, che resta da stabilire, offra questa possibilità.
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