Home > Altro > Archivio > Grecia: perché la trattativa si è bloccata?

Grecia: perché la trattativa si è bloccata?

giovedì 2 luglio 2015, di Christian Dalenz

La situazione in Grecia, come ormai ben noto, è molto tesa. Dopo anni di politiche di austerità, il popolo greco è chiamato, attraverso il referendum fissato per il prossimo 5 Luglio, a decidere se accettare o meno il proseguimento della linea dura richiesta dalle cosiddette "Istituzioni" creditrici (che altro non sono che la vecchia Troika: Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale), e segnatamente la proposta fatta dalla UE il 26 Giugno, che il governo del Paese ha respinto, perché giudicata come "dura, punitiva, umiliante", nelle parole del Primo Ministro greco Alexis Tsipras

Per capire i motivi del mancato accordo, va in primo luogo chiarito che ciò che il governo greco ha proposto ai suoi attuali creditori non è la fine dell’austerità: piuttosto, si tratta di un proseguimento di essa, ma in una forma diversa, più sostenibile socialmente secondo il partito del premier, Syriza. Nelle parole del Ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, si tratta di un "tentativo di placare le istituzioni per arrivare ad un accordo".

Esisteva un’intesa sul livello di surplus di bilancio (differenza in attivo tra entrate e spese dello Stato) che il governo greco dovrebbe sostenere in rapporto al PIL: 1% nel 2015, 2% nel 2016, 3,5% per il 2017 e il 2018; e ciò rappresenta comunque un arretramento rispetto a precedenti proposte di Varoufakis (che offriva, il 4 Giugno, lo 0,5% nel 2015, l’1,5% nel 2016, il 2,5% nel 2017 e il 3,5% tra il 2018 e il 2022). Ma il disaccordo è forte su come tali sforzi dovrebbero essere distribuiti.

Esaminiamo i punti di differenza tra le due posizioni: riguardo il richiesto aumento dell’IVA, mentre esisteva un accordo sul mantenimento delle attuali aliquote, ovvero una più alta al 23%, una media al 13% e una più bassa al 6% (anche qui il governo greco arretrava rispetto a richieste precedenti: voleva impostare l’aliquota media all’11%) è mancata l’intesa sui beni che dovrebbero entrare in alcune di queste categorie: i greci si rifiutano di inserire nella categoria più alta gli acquisti fatti in hotel e in generale non vogliono che nessun acquisto di cibo rientri in essa (le Istituzioni propongono invece l’aliquota media solo per i cibi di base). Inoltre i creditori chiedono l’eliminazione delle agevolazioni IVA esistenti nelle isole greche, notoriamente molto frequentate dai turisti: proprio per questo motivo, Atene si rifiuta di adempiere a questa richiesta.

Un secondo punto di forte distacco riguarda le pensioni: si è chiesto al governo greco di eliminare, entro il 2019, l’EKAS, sussidio che porta le pensioni più basse ad almeno 700 euro, mentre Tsipras e Varoufakis offrivano di sostituire questo strumento con un altro, che avrebbero meglio specificato in futuro. Inoltre Atene non concorda sull’entità del taglio che l’intero sistema dovrebbe subire entro il 2016 secondo la Commissione Europea (-1% del PIL, ovvero 2 miliardi di euro).

Per sopperire ai mancati introiti dovuti alle proprie proposte, il governo greco proponeva di aumentare la tassa sui redditi delle imprese al 29%: tale aliquota non è stata accettata in Europa, che la lascerebbe passare qualora più bassa. 

Oltretutto va tenuto presente che IVA e sistema pensionistico sono già state riviste al ribasso in passato, all’interno degli accordi previsti nei precedenti memorandum tra Troika e Grecia. 

Sono questi i punti più critici, per quanto non gli unici (importante anche la diatriba riguardante i salari del settore pubblico, anch’essi rivisti varie volte negli ultimi anni), emersi nella trattativa.

Nel complesso, il disaccordo si può riassumere brevemente in questo modo: mentre l’Europa e l’FMI insistono su forti tagli di spesa, il governo greco preferisce agire sull’aumento delle tasse. In questo senso, la posizione di Primo Ministro e Ministro delle Finanze greci sembra essere sostenuta anche da una consistente ricerca scientifica che sostiene che in una fase di recessione è più dannoso per l’economia ridurre la spesa pubblica rispetto ad aumentare l’imposizione fiscale. 

Un ultimo tentativo è stato esperito tra martedì 30 Giugno e mercoledì 1° Luglio: il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha offerto nella mattinata del 30 Giugno un’ultima proposta, dove era previsto lo stesso programma di aggiustamento economico chiesto in precedenza dalla UE il 26 Giugno ma con una modifica sulll’IVA sugli alberghi (Juncker abbassava le sue richieste verso l’aliquota al 13%, in merito) e una ristrutturazione dell’intero debito pubblico greco che prevede un abbassamento degli interessi, un allungamento delle scadenze e una moratoria sul pagamento degli interessi, ma non un taglio del valore nominale del debito; inoltre Juncker chiedeva che, una volta che tale accordo fosse stato da lui accettato, il premier greco si impegnasse per un campagna elettorale al favore del sì al referendum di domenica.

Tsipras ha rilanciato chiedendo, tra le altre cose, di mantenere le agevolazioni fiscali nelle isole e di non sospendere l’EKAS prima del 2019, senza azioni immediate sul 20% dei principali beneficiari.
Tale controproposta non è stata accettata, e dunque il governo greco continuerà a chiedere di votare no sulla scheda referendaria.

Ritengo che la situazione che si sta vivendo vada spiegata in questo modo: la Grecia ha già subito in passato misure molto dure come condizione per i prestiti ricevuti; tali politiche economiche hanno portato la Grecia verso una situazione economico-sociale gravissima, peggiorando di molto la crisi che si stava già vivendo, insieme al resto del continente, per via del crack finanziario del 2007-08; il popolo greco, nelle elezioni di Gennaio 2015, si è chiaramente espresso a favore di una svolta rispetto all’austerità richiesta dai creditori; il nuovo Governo Tsipras ha fatto tutto il possibile perché il programma proseguisse sì in maniera concordata con le Istituzioni, ma senza accettare misure che avrebbero, a suo giudizio, aggravato la crisi economica e sociale; non riuscendo a raggiungere i risultati sperati, nonostante durante la trattativa il Governo abbia effettivamente cercato di raggiungere l’accordo (che in alcuni momenti, nel mese di Giugno, è sembrato persino essere vicino ad essere concluso), il Primo Ministro greco ha deciso di chiedere direttamente alle persone che gli avevano conferito il mandato quale sia la prossima mossa da fare, visto che accettare l’ultimo accordo proposto dalla UE (sul quale le Istituzioni non intendono cedere) avrebbe significato a suo avviso tradire il voto di Gennaio, anche in considerazione delle continue revisioni che aveva già dovuto fare alle proprie rivendicazioni nei confronti dei creditori durante la trattativa, come si è prima ricordato. 

Alcuni giudicano questa mossa "una mancata assunzione di responsabilità": opinione di chi scrive è invece che Tsipras si stia esattamente comportando in maniera responsabile, seria e coerente nei confronti del popolo che rappresenta, alla luce di quanto abbiamo qui riassunto. Inoltre, per quanto riguarda la possible uscita dall’euro da parte della Grecia a seguito della vittoria del no al referendum di domenica prossima, Varoufakis ha chiarito giorni fa che la consultazione non va interpretata a suo avviso come una richiesta al popolo riguardo il possibile ritorno alla dracma;

Tsipras del resto aveva vinto le elezioni avvisando che non era obiettivo del governo uscire dalla moneta unica, ma va registrato che in uno degli ultimi discorsi televisivi ha detto che se vince il no "dovremo forse dire addio all’euro", se la UE non vorrà riaprire la trattativa; e, d’altro canto, che la vittoria del sì potrebbe comportare le sue dimissioni.

Anche Varoufakis ha annunciato che l’accettazione dell’accordo da parte del popolo greco comporterà l’abbandono del suo incarico da Ministro delle Finanze

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.