Il nuovo piano di riforme di Tsipras: abbastanza per un accordo?

Felice Di Maro

22 Giugno 2015 - 11:39

Le nuove riforme e concessioni sulle tasse e le pensioni in Grecia proposte da Tsipras domenica saranno abbastanza per raggiungere un accordo tra Atene e i suoi creditori?

Il nuovo piano di riforme di Tsipras: abbastanza per un accordo?

Un accordo sembra possibile: la Grecia e i suoi creditori mostrano la volontà di trovare una soluzione e chiudere le trattative; sono ripresi anche i colloqui tecnici per le nuove proposte presentate da Tsipras.

Domenica, infatti, il primo ministro greco a presentato un nuovo piano di riforme, facendo dei passi in avanti verso le direttive fissate dai creditori.

Tsipras presenta un nuovo piano di riforme: i punti principali
Le proposte presentate da Alex Tsipras mostrano una Grecia pronta ad adottare misure fiscali permanenti pari al 2% del PIL. I creditori però chiedono misure per il 2,5%, con lo 0,5% mancante che verrebbe coperto da altri "provvedimenti amministrativi". Atene sarebbe disposta ad abolire le pensioni anticipate dal 2016 e aumentare il contributo di solidarietà richiesto a contribuenti e società.

Nuovo piano di riforme di Tsipras: ma cosa chiede in cambio la Grecia?
Atene chiede che in cambio si realizzi una ristrutturazione del debito. Su questo punto, i creditori sono disposti ad offrire quello che già proposero al governo di Samaras nel novembre del 2012: un taglio degli interessi sui prestiti bilaterali, un’estensione delle scadenze dei prestiti Efsf di 15 anni e il pagamento di interessi differito di 10 anni, solo se Atene approverà tutte le misure richieste.
Se queste concessioni verranno ripresentate veramente sarà difficile arrivare ad un nuovo accordo di ristrutturazione del debito.

Con le nuove proposte che la Grecia ha presentato e che i creditori stanno valutando, la distanza sembra essere solo uno 0,5% del PIL ellenico. Lo scontro è stato, è e lo sarà ancora in prevalenza di tipo politico perché il governo greco di Syriza non può permettersi di tradire le promesse elettorali e gli altri Governi non possono permettersi di darla vinta ad un governo di sinistra-destra che mette in discussione le regole applicate finora chiedendo un taglio del debito.

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Cedere alle richieste della Grecia? I rischi a livello europeo
Sono diversi i timori dei Governi in carica nei confronti di ogni concessione a Syriza e non sono mancate dichiarazioni contrarie.

Un’apertura alla Grecia da parte dell’ex Troika potrebbe spianare la strada a movimenti come Podemos in Spagna, M5S in Italia, Sinn Fein in Irlanda, Le Pen in Francia, e dare linfa a tutta la galassia euroscettica europea che oggi è influente e anche molto più organizzata.

Gli altri Paesi sotto programma Salva-Stati ne sono appena usciti, come Cipro, Portogallo, Irlanda, Spagna e potrebbero chiedere un nuovo alleggerimento delle condizioni a loro imposte in cambio degli aiuti che hanno ricevuto.

Il confronto all’Eurosummit di questo pomeriggio non sarà facile. Se l’Ue dovesse cedere e concedere alla Grecia l’alleggerimento del debito con un nuovo accordo ci sarà una svolta con la fine dei salvataggi in cambio di dure condizioni, e se non mollerà, cambierà per sempre forma con la prima uscita di un Paese dai 19 della moneta unica.

Il nuovo piano di Atene offre una soluzione definitiva alla crisi e non si limita a rinviare il problema - come commentano i tecnici del Brussels Group. C’è dissenso sul 2% ma c’è spazio per recuperare risorse altrove.
Al momento si registrano dichiarazioni favorevoli per un accordo. Martin Selmayr, capo di gabinetto del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker ha dichiarato:

Sono una buona base per fare progressi.

Oltre all’orientamento favorevole della Commissione Ue, sempre in ambito Ue il commissario per gli affari economici - Pierre Moscovici - in un’intervista a radio Europe 1 ha dichiarato:

Io credo che un accordo oggi sulla Grecia sia possibile. l’ultima proposta del governo di Atene va nella giusta direzione.

Si spera che la BCE possa concedere un nuovo aumento della liquidità di emergenza "Ela" per tenere in attività ordinaria le banche greche che sono in serie difficoltà per i prelievi in corso.

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