Grecia: FMI davvero criminale nei confronti del Paese?

Christian Dalenz

07/07/2015

07/07/2015 - 19:12

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Con questo aggettivo Tsipras è arrivato a definire il comportamento dell’istituzione nei confronti del Paese ellenico. Ha ragione?

Grecia: FMI davvero criminale nei confronti del Paese?

Il 16 giugno, le parole del premier greco Alexis Tsipras sono state esattamente queste: l’FMI avrebbe "responsabilità criminali" per la situazione in cui versa il suo Paese. Queste parole hanno un fondamento?

In effetti, se si vanno a consultare i memorandum firmati dai precedenti governi greci (quelli guidati da George Papandreu del PASOK e Antoni Samaras di Nuova Democrazia) si può scoprire che nel 2010 la Troika (partecipata anche dal FMI) prevedeva, dopo l’applicazione di una serie di politiche di austerità, un ritorno alla crescita già nel 2011 (linee blu e viola, nel grafico 1 in basso); nel 2011 si prevedeva tra il 2012 e il 2013 il ritorno allo sviluppo economico (linea verde); nel 2013 (linea gialla) si credeva che già nello stesso anno sarebbe partita la ripresa.

GRAFICO 1: CRESCITA PIL GRECIA 2000-2016 (prevista)

Fonte: Papadimitriou B.D, Nikiforos M, Zezza G., The greek economic crisis and the experience of austerity: a strategic analysis, Levy Economics Institute of Bard College

Ebbene, dati OCSE ci dicono che dopo ben 19 trimestri di caduta del PIL (Q32009-Q42013), un principio di ripresa si è visto nei primi tre quarti del 2014, ma visto che nell’ultimo trimestre dello stesso anno e nel primo del 2015 la crescita è stata negativa, il Paese è di nuovo in recessione (tabella 1):

TABELLA 1: CRESCITA TRIMESTRALE PIL GRECIA, Q2 2009- Q1 2015

N.B. (p) sta per previsionale...essendo i dati anche risalenti ad anni fa, potrebbe trattarsi di un refuso del sito OCSE.

Oltretutto, si consideri guardando di nuovo il grafico 1 come, al 2014, il PIL della Grecia era, in valore assoluto, più basso del valore del 2000 (linea nera): ciò significa che 15 anni di crescita di ricchezza economica sono stati distrutti.

Per quanto riguarda la disoccupazione, è possibile constatare dal grafico 2 che le prime previsioni nei memorandum, nel 2010, ritenevano che la disoccupazione non sarebbe salita oltre il 15%, e che a partire dal 2014 sarebbe cominciato il calo; le previsioni del 2011 correggevano il picco al 20%, con calo costante a partire dal 2013; nel 2013, preso atto della salita della disoccupazione oltre il 25%, ci si aspettava nello stesso anno una discesa che l’avrebbe fatta tornare sotto quella cifra entro il 2014.

GRAFICO 2: TASSO DI DISOCCUPAZIONE GRECIA 2000-2016

Fonte: Papadimitriou B.D, Nikiforos M, Zezza G., The greek economic crisis and the experience of austerity: a strategic analysis, Levy Economics Institute of Bard College

I dati Eurostat in tabella 2 ci dicono che alla fine del 2014 la disoccupazione era al 26,5%, per quanto in leggero calo rispetto all’anno precedente. Nel primo trimestre del 2015 (non riportato nel grafico) si registra finalmente un calo al 25,6%: ma niente a che vedere con le ottimistiche (e comunque pessime) previsioni della Troika.

TABELLA 2: DISOCCUPAZIONE IN GRECIA 2009-2014

Dunque, previsioni del tutto inadeguate e ancora nessuna ripresa. E tutto questo nonostante la Grecia sia tra i Paesi che più ha fatto molte delle riforme strutturali richieste in ambito internazionale (grafico 3):

GRAFICO 3: RISPOSTA ALLE RACCOMANDAZIONI DI RIFORMA DELL’OCSE, PAESI SCELTI, 2007-2014

Fin qui verrebbe da dare ragione al premier greco: gli errori di FMI e delle altre istituzioni della Troika sono stati molto forti, perché le misure di austerità sono state applicate in base ad aspettative non veritiere e hanno comportato molti più danni di quanto si riteneva nei documenti ufficiali.

Eppure non possiamo nascondere che al FMI sappiano anche rivedere le proprie posizioni. Infatti, il World Economic Outlook del 2012, al box 1.1 ammetteva infatti errori di previsione per quanto riguarda alcuni Paesi Europei per il 2010 e il 2011 ed evidenziava come in particolare siano state sbagliate le stime sui moltiplicatori fiscali (ovvero, l’effetto moltiplicativo delle politiche economiche sull’economia reale, es. un aumento di tasse di 5 miliardi può avere effetto depressivo di 10 miliardi sull’economia se il moltiplicatore è 2).

Si è poi approfondito l’argomento in un successivo studio di Blanchard e Leigh, e la spiegazione che i due economisti del FMI hanno ivi fornito è che al momento della previsione non erano stati considerati altri studi che verificavano che in una situazione di recessione e di tassi di interesse vicini o già al limite inferiore (e verso il basso è stato l’andamento dei tassi BCE dal 2009 ) i moltiplicatori fiscali sono più alti che in tempi ordinari.

Non mancano poi diversi altri studi a firma di economisti FMI le cui rilevazioni minano le basi della teoria del noto economista Alberto Alesina per la quale l’austerità a base di tagli di spesa può rilevarsi persino economicamente espansiva.

Inoltre, proprio in questo mese, il Fondo ha pubblicato uno studio sulla sostenibilità del debito pubblico greco, dove si dichiara che considerato che dal 2012 in avanti non sono stati fatti sufficienti sforzi di surplus di bilancio e di privatizzazioni, la dinamica del debito pubblico greco non è sostenibile, e sarebbe meglio procedere ad una nuova rinegoziazione (dopo quella avvenuta a Novembre 2012): come richiesto da Tsipras. Ma a quanto pare, la Commissione Europea ha fatto, invano, pressioni perché questo report non fosse pubblicato nella settimana del referendum, così da non condizionare il voto di domenica scorsa.

In conclusione, l’FMI ha sicuramente commesso errori molto gravi nella valutazione del caso Grecia (ammessi anche dal suo ex direttore Dominque Strauss-Kahn, il quale consiglia a sua volta una riduzione del debito dovuto dalla Grecia) e certamente delle responsabilità molto serie, ma l’istituzione ha anche in seno persone in grado di svolgere il proprio lavoro con serietà.

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