Giovani italiani: laureati, ma disoccupati. La Dolce Vita? Mai così amara

Federica Agostini

10 Giugno 2013 - 13:00

Giovani italiani: laureati, ma disoccupati. La Dolce Vita? Mai così amara

Una volta erano "Poveri ma belli", oggi i giovani italiani sono laureati, ma disoccupati.

Bloomberg dedica un’approfondita analisi alla situazione nelle università italiane. Per i giovani italiani, la Dolce Vita non è mai stata così amara.

La Dolce Vita: i laureati italiani sono inassumibili

Alessandro Ortenzi ha 26 anni, si è iscritto all’Università di Bologna nel 2006 per studiare farmacia. Quando sarà laureato, il prossimo anno, non avrà le qualifiche necessarie per lavorare in ospedale.

Come tanti altri universitari italiani, Ortenzi è iscritto ad un sistema di educazione superiore che consente a molti studenti di "sostare" nei campus per anni, ripetendo lo stesso esame anche sei volte. Le migliori università statunitensi abbracciano sistemi di formazione innovativi, come l’on-line learning, e promuovono la formazione di scienziati ed ingegneri. In Italia il sistema scolastico è totalmente disconnesso dall’economia e solo di recente ha aperto la possibilità di carriera nei campus.

Secondo economisti e imprenditori, l’Italia ha abbandonato l’istruzione ai danni dell’industria, accendendo così record di disoccupazione giovanile che destabilizzano anche la politica.

un’incredibile distruzione di capitale umano" spiega Francesco Pastore, economista della Seconda Università di Napoli: "è una corsa ad ostacoli senza nessun vincitore. Stiamo perdendo tutti".

La disoccupazione dei giovani laureati in Italia è tra le più alte d’Europa. In media, i laureati che lavorano guadagnano circa il 9% in più rispetto ai diplomati; una media irrisoria se paragonata al 37% degli altri paesi industrializzati. Inoltre, rispetto ai colleghi internazionali, gli Italiani impiegano più tempo a laurearsi e sono quelli che più spesso abbandonano la carriera universitaria.

"Il pezzo di carta"? È solo carta

Tuttavia, una volta laureati, i giovani italiani sono scarsamente preparati alla vita lavorativa, spiega Francesco Pastore. Spesso i corsi sono carenti dal punto di vista pratico, gli inserimenti sono rari ed il lavoro estivo orientato al percorso di studi semplicemente non esiste.

C’è poco, spiega Giorgio Bellettini, professore di economia a Bologna, che lega gli studenti universitari al mondo del lavoro. In passato, spiega Bellettini "non c’è mai stato alcun legame tra l’università e il posizionamento dei posti di lavoro, sarebbe stato considerato «volgare»".

In piazza Giuseppe Verdi, cuore dell’Università di Bologna, gli studenti stanno sparpagliati al sole, suonano la chitarra e non hanno alcuna fretta di lasciare il campus, perché fuori non c’è nessun lavoro ad aspettarli. Christopher Ceresi, 22 anni, dice: "Quello che percepiamo è che dopo l’università nessuno troverà lavoro. Non importa cosa facciamo, un diploma non significa niente".

L’incubo italiano: i numeri sull’occupazione

L’economia italiana è in recessione da ormai oltre due anni e secondo l’OCSE per il 2013 l’economia subirà un’altra stretta del 1.8%. Il tasso di disoccupazione al 12% è il più alto degli ultimi 36 anni. La disoccupazione giovanile sfora il 41%. In Europa, soltanto Spagna, Portogallo e Grecia vivono una situazione peggiore.

La disoccupazione giovanile è proprio una delle sfide maggiori per il governo Letta che l’ha definita "il vero incubo del mio paese".

La disoccupazione degli italiani tra i 25 ed i 36 anni con un diploma di laurea è arrivata al 10.6% nel 2012, appena al di sotto dell’11.1% che riguarda i diplomati, secondo fonti Eurostat.

Tanto per stabilire un paragone: la disoccupazione dei laureati in Germania è del 2.6%, negli Stati Uniti i giovani laureati e disoccupati (dai 25 anni in su) sono il 3.9%.

L’alternativa? È partire

Per molti giovani italiani, la soluzione a questo dramma è lasciare il paese. In Germania ci sono 338 mila italiani, in Spagna 82 mila e nel Regno Unito altri 77 mila.

La frustrazione tra i giovani studenti e laureati si è palesata nelle elezioni di febbraio, quando è emerso un importante favore al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, spiega Erik Jones, direttore della Johns Hopkins University di Bologna.

Se hai 30 ani, il problema non è che non hai un lavoro, ma che le prospettive di poterlo trovare sono pari a zero. Così l’intero sistema sembra essere stato pensato a tuo sfavore e, di conseguenza, è coerente il supporto a Beppe Grillo. Erik Jones, Johns Hopkins University di Bologna

Università italiana: tra eccellenza e tagli

L’Università di Bologna, fondata nel 1088, è una delle più antiche del mondo occidentale. Nel Medioevo e nel Rinascimento era un polo di attrazione culturale per tutta l’Europa. Niccolò Copernico studiò a Bologna.

Oggi l’Università di Bologna ospita ottantasettemila studenti in 5 campus ed è una delle 55 università pubbliche in Italia. Nessuna scuola italiana, pubblica o privata che sia, compare nella lista delle 200 migliori università stilata dal Time (l’Università di Bologna compare verso il 300esimo posto).

Tagli alla spesa, tagli all’istruzione. Dal 2009 al 2011, le spese per l’istruzione sono calate dell’11% passando da 8.9 miliardi di euro a 7.9. Il prossimo anno i fondi per l’istruzione scenderanno ancora, fino a 7.5 miliardi.

È bene sapere che se l’Italia investe l’1% del PIL nell’istruzione, il Regno Unito ne spende l’1.3% e gli Stati Uniti il 2.6%.

Ma l’Italia è lenta anche con l’innovazione, spiega Nerio Alessandri, fondatore dell’italiana Technogym SpA, e fa fatica a stare al passo con i nuovi competitor orientali.

La situazione italiana è il risultato di un processo che dura da oltre 20 anni, di un paese naufragato in termini di cultura, disciplina, rigore ed etica. Abbiamo urgente bisogno di un cambiamento di rotta in materia politica e di incentivi ai giovani, alle start-up, alla creatività, l’innovazione, la ricerca e le università. Nerio Alessandri, Technogym SpA

Mai dire...merito

Le università e il sistema di istruzione in Italia sono barricati. I compensi si basano sull’anzianità e molto spesso gli istituti non riescono a trattenere le menti più brillanti che, come risultato, fuggono verso gli Stati Uniti o la Gran Bretagna, dove ricevono compensi nettamente superiori.

Noi Italiani siamo molto generosi. Spendiamo un sacco di tempo e denaro per formare le menti migliori e poi le regaliamo al resto del mondo. Dario Braga, docente Università di Bologna

Gianluca Fiorentini, vice rettore dell’attività didattica, spiega a Bloomberg come l’Università di Bologna stia tentando la strada dell’avvicinamento al mondo lavorativo, riducendo i tempi di "permanenza" nel campus, vincolando a dei requisiti l’accesso e avvicinando i programmi al sistema lavorativo. Ma l’università non si allontanerà dal proprio obiettivo:

Non siamo un ufficio di collocamento. Non siamo neanche un’università esclusiva. Siamo una grande università con una tradizione di istruzione generale.Gianluca Fiorentini, vice rettore Università di Bologna

Laureati, ma disoccupati: saremo più forti

Eleonora Vinci ha due lauree in storia alla Sapienza e un certificato di gestione degli eventi e delle gallerie. Da gennaio è alla ricerca di impiego e, occasionalmente, lavora come segretaria per una scuola di musica. Eleonora divide l’appartamento con altri ragazzi, il suo fidanzato vive a casa con i genitori e nei loro progetti c’è quello di mettere su famiglia.

Il commento di Eleonora sintetizza alla perfezione e in poche righe, la situazione di molti giovani italiani: laureati, ma disoccupati.

Ho 30 anni e sono troppo grande per uno stage gratuito. [Io e il mio fidanzato] parliamo spesso di un figlio, ma al momento è impossibile. Non abbiamo denaro e non possiamo sposarci. Questa situazione può logorare un rapporto, ma saremo forti.Eleonora Vinci, trentenne laureata e disoccupata

Fonte - Bloomberg: La Dolce Vita Eludes Italian Students Found Unemployable

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