Gig economy

Con il termine gig economy ( “gig”, in inglese, indica ciò che in Italiano chiameremmo “lavoretto”) assurto agli onori della cronaca solo negli ultimi anni, si intende un particolare modus di impiego lavorativo di tipo “on demand”, vale a dire a chiamata dell’azienda. Quest’ultima avvisa il lavoratore quando ne ha bisogno.

Si tratta di un pratica lavorativa estremamente flessibile, che fa del lavoratore una sorta di figura indipendentemente, come se lavorasse in proprio. Naturalmente, il lavoratore non è un dipendente dell’azienda, ma un semplice collaboratore (interinale, part-time, a chiamata ecc); come tale, non gode dei benefici previdenziali che generalmente un’azienda riconosce alle figure del proprio organico (non sono pochi i casi in cui al collaboratore è richiesto di dotarsi in maniera indipendente degli strumenti di lavoro - la bicicletta per i riders che fanno consegne a domicilio, per esempio).

La gig economy si è affermata sulla scorta di una recente evoluzione economica che ha visto il lavoro tradizionale perdere di grande significato. L’automatizzazione derivante dagli sviluppi connessi all’economia digital ha reso le mansioni umane sempre meno indispensabili e il lavoro a intermittenza ne è una diretta conseguenza. Un altro fattore che ne giustifica la popolarità tra le aziende è legato alla fase stagnante in cui versa l’economia internazionale (meno crescita, meno domanda e quindi meno lavoro stabile). La gig economy solleva non pochi perplessità sulla natura dei compensi, nella maggior parte dei casi irrisori e lontanissimi dai confini di un salario minimo.

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