Forexinfo intervista Massimo D’Angelillo: le ragioni della superiorità tedesca

Erika Di Dio

15 Febbraio 2013 - 17:52

Forexinfo intervista Massimo D’Angelillo: le ragioni della superiorità tedesca

Forexinfo intervista Massimo D’Angelillo, economista, consulente per l’avvio di nuove imprese e attuale presidente di Genesis srl, Bologna, sui temi discussi nel suo contributo Oltre l’austerità: Deutschland, Deutschland …Über Alles presente nell’ebook "Oltre l’austerità" e pubblicato sul nostro sito lo scorso Agosto.

Ecco l’intervista che abbiamo realizzato con l’economista D’Angelillo.

1) Nel suo contributo pubblicato lo scorso anno nell’ebook "Oltre l’austerità", Lei affermava, “è possibile affermare fin da ora che la crisi finanziaria ha già segnato la fine della Unione europea intesa come zona di cooperazione e di integrazione". Cosa è cambiato in questi mesi, se è cambiato qualcosa?

R. Nell’ultimo anno USA e Giappone hanno intrapreso la strada del deprezzamento di dollaro e yen, per rilanciare le esportazioni e l’economia interna. L’Euro-zona invece ha continuato a insistere sui vincoli di bilancio (parametri di Maastricht, fiscal compact) che legano le mani ai governi di fronte alla crisi. Si tratta di un “cilicio” autoimposto (USA e Giappone hanno livelli di indebitamento pubblico molto superiori a quelli dell’Euro-zona, e non ci pensano minimamente di autoimporsi vincoli del genere), che risponde a una visione tedesca e non tiene conto degli interessi di altri paesi, tra cui l’Italia. Solo l’economia tedesca, più robusta delle altre, può reggere vincoli di bilancio che contribuiscono senz’altro a contrastare l’inflazione e a valorizzare l’Euro, ma anche a provocare un crollo dei consumi e affossare interi settori economici, oltre che a rendere meno competitivi i prodotti europei.

2) Il suo contributo traccia la storia economica e politica della Germania, confermando il suo status di economia più grande dell’eurozona. Ma cosa ha fatto concretamente la Germania, a differenza degli altri paesi europei, per non ritrovarsi nelle precarie condizioni in cui si ritrova oggi la maggior parte delle economie del blocco europeo? Cosa è riuscita a fare meglio degli altri?

R. Da tempo la Germania ha costruito un sistema produttivo ad elevata produttività e fortemente competitivo sui mercati esteri. Questo grazie a ricerca, politiche industriali a favore dei settori innovativi (ad esempio incubatori per imprese hi-tech), alti salari, formazione professionale, coesione sociale grazie al welfare e alla cogestione imprese-sindacati.

La Germania ha costruito un sistema produttivo che non ha bisogno di competere sui bassi prezzi e che fin dai tempi del Marco ha potuto reggere a continue rivalutazioni del cambio. Questo mentre paesi come l’Italia hanno lasciato deperire parti fondamentali del sistema produttivo (dalla elettronica alla chimica all’auto), con politiche assenti o discontinue, dando periodicamente ossigeno temporaneo all’economia con svalutazioni della lira.

La Germania ha avuto una politica estera molto attiva nel promuovere collaborazioni con i paesi emergenti (Germania primo partner della Cina), con l’Est Europa, la Russia, il Latino-America, evitato controproducenti coinvolgimenti in vicende come quelle dell’Iraq o della Libia.

La Germania si è anche molto concentrata sulla politica europea (che in Italia è invece spesso stata vista distrattamente), influenzando molto le scelte a proprio favore. Oggi la politica di Euro forte ricorda quella del Marco forte che ha contribuito al successo tedesco, ma non funziona allo stesso modo in una Europa che va dalla Grecia alla Finlandia.

3) Si fa un gran parlare in questi giorni di "guerra valutaria" e soprattutto dell’eccessivo apprezzamento dell’euro; il suddetto rally dell’euro quanto può mettere in difficoltà le già deboli economie europee? Si dovrebbe in qualche modo, secondo Lei, frenare questa corsa?

R. La cosa fondamentale oggi sarebbe quella di modificare, allentandoli, i vincoli autoimposti ai bilanci pubblici, asfissianti e insostenibili. Muoversi in questo senso porterebbe probabilmente a un deprezzamento dell’Euro, del tutto sostenibile in una fase in cui dollaro e yen vanno nella stessa direzione.

4) I rischi per l’area euro sembrano essersi attenuati, almeno così vogliono farci credere. Quali sono, secondo Lei, i rischi maggiori che le economie dell’Eurozona ancora corrono e che potrebbero portarla eventualmente al collasso?

R. L’Euro-zona è sempre più un sistema di stati gerarchizzato e non una comunità di partner che condividono consensualmente degli obiettivi comuni. È sempre più evidente un deficit di leadership della Germania di Angela Merkel: da paese leader si sta trasformando in un partner arrogante che impone rigidamente scelte che generano crisi e povertà.

La crisi va contrastata con politiche efficaci che intervengano sull’economia reale. Occorre impedire che si generino circuiti malati come quello per cui la BCE, a cui è negato il sostegno diretto ai bilanci statali, presta risorse a tassi minimi alle banche, che a loro volta anziché finanziare le imprese, sottoscrivono titoli degli stati a tassi moltiplicati, lucrando rendite rilevanti. Proprio mentre i sistemi produttivi soffrono una grave crisi di liquidità.

La situazione non può reggere a lungo, per quanto governi come quello di Monti cerchino di fare accettare alle proprie opinioni pubbliche la cultura della stabilità di stampo tedesco.

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