Domani sarà comunicato negli USA un market mover molto atteso dagli investitori e potenzialmente in grado di far ripartire il rally del dollaro americano. Vediamo qual è
Negli ultimi giorni il dollaro americano ha sofferto non poco le dichiarazioni di alcuni esponenti della FED, che non hanno escluso un possibile dietrofront nelle strategie di politica monetaria. L’istituto monetario di Washington potrebbe interrompere a sorpresa il tapering, ma non solo. Si pensa anche a un rinvio dell’aumento dei tassi di interesse negli USA al 2016. Dalle ultime minute rilasciate dal Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve, è emersa una forte preoccupazione per il contesto di bassa inflazione e per l’eccessivo apprezzamento del dollaro avvenuto negli ultimi mesi (con una striscia positiva che non si vedeva dal 1997).
Eppure l’economia americana appare decisamente in salute, come dimostrato dal boom del pil nel secondo trimestre che fa presagire una crescita complessiva annuale del 3% circa. I consumi e gli investimenti sono in netta ripresa, l’immobiliare cresce a buoni ritmi. Inoltre il mercato del lavoro continua a fare passi da gigante, tanto che il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 6%. Numeri importanti, che in un contesto “normale” spingerebbero senza alcun dubbio una banca centrale ad aumentare il costo del denaro. Negli USA, però, il nuovo driver per la valutazione delle strategie di politica monetaria non dà ancora segnali di risveglio.
Stiamo parlando dell’inflazione, che resta abbastanza lontana dai target della FED. Domani è in programma la pubblicazione del dato sull’indice dei prezzi al consumo negli USA, che dovrebbe scuotere non poco il dollaro americano e il forex in generale. Le attese sono per un calo dell’inflazione a settembre a +1,6% da +1,7%, mentre l’inflazione “core” è attesa in crescita a +1,8% da +1,7%. La forte discesa dei prezzi dei beni energetici non dovrebbe consentire al Cpi index una ripresa in tempi brevi, ma non si escludono sorprese dell’ultimo minuto.
Se il tasso di inflazione dovesse risultare quantomeno in linea con il dato precedente, o addirittura in miglioramento, il biglietto verde potrebbe sperimentare una brusca accelerazione al rialzo in quanto la FED non potrebbe più nascondersi dietro la ipotetica minaccia di uno scenario di bassa inflazione prolungata nel tempo. Il tasso di cambio EURUSD, salito pochi giorni fa fino a 1,29 circa, potrebbe tornare a scendere con decisione abbandonando i supporti di breve termine posti a 1,27 prima e 1,2620 poi per puntare ai minimi di periodo di 1,25.
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