Forex: Euro troppo forte minaccia l’export. Guerra di valute: cosa farà la BCE?

Federica Agostini

23/01/2013

Forex: Euro troppo forte minaccia l’export. Guerra di valute: cosa farà la BCE?

Fino a sei mesi fa, chi l’avrebbe mai detto che oggi l’Euro sarebbe stata una delle valute più forti del mercato?! Dallo scorso luglio, la moneta unica europea ha guadagnato circa il 7% sui mercati valutari; crescendo circa il 25% contro lo Yen e il 10% contro il Dollaro USA.

La (ritrovata) forza dell’Euro

La forza dell’Euro si deve principalmente all’intervento della Banca Centrale Europea che promuovendo la cosiddetta unione bancaria (mediante l’istituzione di un meccanismo di supervisione) previene allo stesso tempo il rischio di future crisi sistemiche e, di conseguenza, la possibilità che il progetto Euro fallisca. Ma la mossa della BCE riflette una generale tendenza economica, definita da Jens Weidmann (Bundesbank) come la "crescente politicizzazione" dei tassi di cambio.

Il riferimento di Weidmann è certamente il Giappone, dove la spinta allo stimolo inflazionistico è stata piuttosto aggressiva da parte del governo. Ma negli Stati Uniti, la Fed rimane ancorata al proprio quantitative easing, mentre la debolezza della Sterlina è ufficialmente riconosciuta dal Regno Unito (la principale delle mete dell’export dell’Eurozona) che apre al referendum per mettere al voto la possibilità di lasciare l’Unione Europea.

Guerra di valute: il piano segreto della BCE?

Se davvero è in atto una guerra segreta di valute: la BCE come intende proteggersi?! Al momento non è in atto alcuna politica monetaria in grado di fronteggiare questa situazione, il che porta a domandarsi quale sia il grado di preoccupazione in merito della banca centrale.

Si potrebbe avere l’impressione che la BCE non sia affatto preoccupata. Alla fine del 2012, Mario Draghi ha dato l’impressione di voler indebolire l’Euro lasciandosi sfuggire che al meeting di dicembre il Consiglio direttivo aveva discusso la possibilità di allentare la politica monetaria dell’Eurozona , ma anche argomentando con tono tutt’altro che positivo le prospettive economiche della zona Euro.

All’inizio del mese, invece, il tono di Draghi è sembrato decisamente più aggressivo, quando il presidente della BCE ha detto che al meeting di gennaio il consiglio direttivo non aveva nemmeno discusso la possibilità di un taglio sui tassi di interesse.

Quando a Draghi è stato esplicitamente chiesto un parere sull’apprezzamento dell’Euro nel contesto del mercato valutario, il Presidente ha spiegato di come si tratti di un valore fondamentale nella pianificazione delle prospettive economiche della BCE, pur non essendo un target della politica monetaria. Subito dopo, Draghi ha sfogliato le sue carte in cerca delle ultime dichiarazioni sulle valute e sulla possibilità di svalutazioni competitive da parte dei membri del G20 e seguendo la pratica del suo predecessore, Jean-Claude Trichet meticolosamente attento ai processi istituzionali (com’è anche il presidente della Bundesbank, Weidmann).

Alla fine, Draghi ha detto che il tasso di cambio reale dell’Euro rimane in linea con la media di lungo periodo, dando così l’impressione che nell’immediato ci siano poche ragioni di preoccupazione.

E’ vero che il valore di scambio dell’Euro rimane al di sotto di quanto non fosse nel novembre del 2004 e nel 2007, quando Trichet fu costretto ad annunciare operazioni che controllassero l’avanzamento dell’Euro.

In entrambe le occasioni, il presidente della BCE avvisò dei pericoli relativi ai "brutali" movimenti del tasso di cambio, ma ebbe poco successo. Per qualche politico conservatore dell’Eurozona, l’apprezzamento dell’Euro era un evento cui dare il benvenuto, un segno della ritrovata fiducia degli investitori nell’unione monetaria dell’Eurozona.

Il tasso di cambio minaccia l’export

Ma la forza virile delle valute a volte può essere eccessiva. Anche se il tasso di cambio rimane in linea con la media di lungo periodo, quelli che viviamo oggi sono tempi eccezionali, specialmente nelle economie più deboli della periferia dell’area Euro: il tasso di disoccupazione dell’Eurozona sfiora il 12% (si faccia il paragone con l’8% degli Stati Uniti) e la Banca Centrale Europea prevede ulteriori mesi di contrazione per questo 2013.

Una valuta troppo forte minaccia di strangolare una delle ultime fonti di crescita della zona Euro: il settore delle esportazioni che, secondo le stime Barclays, ha contribuito in maniera positiva al PIL dell’Eurozona negli ultimi 10 mesi.

Anche il forte export tedesco ha di che preoccuparsi: il tasso di cambio Euro/Yen non può non interessare il paese che è tra i primi esportatori di automobili. Jean-Claude Trichet, Primo Ministro di Lussemburgo ed ex presidente dell’Eurogruppo, ha detto proprio la scorsa settimana che il tasso di cambio dell’Euro è "pericolosamente alto".

Draghi e l’asso nella manica

Tutto ciò significa che Draghi ha bisogno di un asso (piano di emergenza) nella manica. Ad esempio potrebbe adottare la tecnica Trichet delle "operazioni a bocca aperta", ovvero parlare pubblicamente della pericolosità del tasso di cambio troppo elevato. Ma la BCE potrebbe anche spingersi oltre e offrire un piano a lungo termine per maggiore liquidità oppure decidere di tagliare ulteriormente i tassi di interesse. Quest’ultima decisione non sarebbe affatto semplice, inoltre a contare non è il tasso di interesse cui le banche hanno accesso alla liquidità della banca centrale (attualmente 0.75%), ma il tasso di interesse di breve periodo attivo sui mercati. Scesi attualmente al livello del tasso di deposito overnight della BCE, zero.

Dunque, l’azione della BCE per frenare l’ascesa dell’Euro potrebbe richiedere lo spostamento nell’inesplorato territorio dei tassi di interesse negativi, caricando le banche del piacere dei fondi di deposito.

L’anno scorso Mario Draghi ha dimostrato di essere in grado di fornire risposte radicali quando le circostanze lo richiedano. La sua promessa di fare "il necessario" per preservare l’integrità dell’Euro ha cambiato le carte in gioco e invertito la fiducia degli investitori. In un mondo fatto di incertezza, Draghi non esclude alcuna possibilità.

Traduzione a cura di: Federica Agostini Fonte: Financial Times
Autore: Ralph Atkins Titolo: Euro could be next to join currency war

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it