Financial Times: lasciate perdere la Fed. È la BCE il vero problema

Erika Di Dio

21 Giugno 2013 - 16:32

Financial Times: lasciate perdere la Fed. È la BCE il vero problema

Le attenzioni degli investitori si sono tutte rivolte alla Federal Reserve degli Stati Uniti e alla possibilità di mettere presto un freno alla sua politica monetaria ultra-espansiva. Forse si stanno preoccupando della banca centrale sbagliata. Un’uscita dalla misure della crisi sarà difficile ovunque. Ma la maggior parte dei banchieri centrali e dei politici hanno una chiara idea della normalità alla quale vogliono ritornare. Non la Banca centrale europea. Per l’area dell’euro, le cose potrebbero mettersi male.

Sistema bancario e normalità

Il motivo è lo stesso che ha afflitto la zona euro dall’inizio della crisi: la mancanza di volontà dei politici, in Germania soprattutto, di riconciliarsi con la logica di come un’unione monetaria dovrebbe funzionare. Lo scetticismo tedesco della BCE sulle misure anticrisi è ben noto. Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, è sempre stato contrario al programma OMT della BCE, per esempio.

Sarebbe assurdo se la BCE cercasse di tornare alla normalità ora. Ma anche quando sarà il momento giusto, le condizioni monetarie normali saranno possibili solo una volta che il sistema bancario europeo tornerà a funzionare di nuovo. Eppure i tedeschi detestano un elemento fondamentale di tale sistema: i flussi di capitali dalla Germania verso gli altri stati membri.

Il credito interbancario, in gran parte a breve termine, è l’arteria principale per fornire credito all’economia reale. Ma una banca presterà ad un’altra soltanto se sarà rassicurata che la sua controparte potrà ripagare, una capacità che dipende dalla liquidità e dalla solvibilità. Quando il prestito interbancario si è congelato in tutto il mondo nel 2008, le banche centrali hanno fatto quello che dovevano fare, e hanno inondato le banche di denaro.

L’obiettivo è quello di far sì che le banche si fidano l’una dell’altra di nuovo in modo che i prestiti interbancari possono riprendere - e sostituirsi ad essi fino a quando questo non accade. Per la Federal Reserve e la Bank of England ciò è relativamente facile: esse hanno semplicemente bisogno di sostenere il loro mercato nazionale interbancario. Il compito della BCE di sostenere il mercato interbancario in tutte le 17 nazioni della zona euro è un compito ben diverso.

Le difficoltà della BCE

Ogni paese ha il proprio sistema bancario, coperto da banche con sede principalmente a livello nazionale, asset nazionali sproporzionati e con supervisione da parte di regolatori nazionali. Per una singola banca centrale garantire che 17 diversi sistemi bancari funzionino bene è abbastanza difficile. Garantire che essi funzionino anche oltre i propri confini è ancora più difficile. La dissipazione di fiducia nei governi e nelle banche in difficoltà nel 2010 ha strozzato i prestiti dalle banche nei paesi con surplus delle partite correnti - la Germania è la più importante - e quelli con deficit.

Così le banche spagnole, irlandesi e altre che una volta facevano affidamento sul prestito interbancario europeo sono state tagliate fuori da tutto.

Bisogna dire che è vero che i paesi colpiti dalla crisi si stanno muovendo verso conti correnti equilibrati - ma solo in condizioni di depressione economica. Mentre la crisi si attenua, gli squilibri delle partite correnti sicuramente riemergeranno. Mentre il credito pre-crisi è spesso stato sprecato, l’efficienza economica richiederebbe prestiti dai più ricchi risparmiatori ai più poveri mutuatari. In effetti, l’obiettivo di una moneta unica dovrebbe essere quello di rendere questa operazione più facile.

Un vero sistema bancario a livello europeo - in cui le banche non hanno alcun pregiudizio verso la loro economia nazionale - non si avrà fino a quando non sarà completa l’unione bancaria. Per ora, normalizzazione significa tornare al sistema interbancario pre-crisi. Se la BCE farà un passo indietro, le banche private dovranno farne uno avanti. La Germania non può avere una cosa senza l’altra.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times

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